Diritti

Dove l’aborto è ancora una certezza

Ora che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha superato la storica sentenza Roe v. Wade, quanti Paesi consentono ancora l’interruzione di gravidanza nel mondo?
Credit: EPA/JUSTIN LANE
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
29 giugno 2022 Aggiornato alle 09:00

Gli Stati Uniti e il rovesciamento della storica sentenza Roe v. Wade hanno provocato un’onda d’urto. Nel bene e nel male. In tutto il mondo il grido delle donne e di tuttə coloro che vogliono difendere il diritto all’aborto si è alzato forte, all’unisono.

In Francia una proposta di legge vorrebbe fissare il diritto all’aborto nella Costituzione, per salvaguardare le generazioni future: la norma relativa all’interruzione di gravidanza è datata 1975, ma la proposta dei parlamentari francesi “renderebbe impossibile privare una persona” di tale diritto, spiega la dichiarazione rilasciata dalla maggioranza parlamentare del Paese.

La mossa proviene dal partito La République En Marche, fondato dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron, che su Twitter ha espresso solidarietà alle donne “le cui libertà sono state minate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti”.

Come spiega il sito di news France24, la modifica della Costituzione richiede che l’Assemblea nazionale e il Senato (le due camere del Parlamento) adottino lo stesso testo e che il Parlamento, riunito in congresso, abbia una maggioranza di tre quinti. L’alternativa è un referendum.

La Francia fa parte della percentuale di quei Paesi che, in Europa, hanno legalizzato o depenalizzato l’aborto, l’80% del totale: l’eccezione, in questa maggioranza schiacciante, sono Andorra, Città del Vaticano e Malta. L’isola, in particolare, è l’unico Paese dell’Unione europea che vieta l’aborto in qualsiasi circostanza.

Simile la Polonia, che dal 27 gennaio 2021 lo consente solo in caso di stupro, incesto o quando la vita della donna è a rischio. Anche Liechtenstein e Monaco si affiancano alle norme polacche in tema di aborto. San Marino faceva parte del club, fino al 27 settembre del 2021: quel giorno il referendum ha depenalizzato la pratica dopo 156 anni.

Negli ultimi tre decenni, nel mondo, almeno 59 Paesi hanno ampliato l’accesso all’aborto: lo mostra la mappa realizzata dalla celebre rivista statunitense Foreign Policy, di proprietà del Washington Post. Al contrario, circa 11 Paesi lo hanno limitato, tra cui l’Iran.

L’accesso all’aborto divide i Paesi del globo in cinque categorie. Quelli in cui è vietato totalmente, 23, in cui vivono circa 90 milioni di donne in età riproduttiva: fanno parte della categoria Suriname, Egitto e Iraq.

Seguono quelli in cui le leggi lo ammettono solo per salvare la vita di una donna, che sono 42: tra questi, Brasile e Messico. In più di 60 Paesi, invece, l’aborto è previsto per motivi di salute o terapeutici - condizione che riguarda la maggioranza dei Paesi nel continente africano, come Algeria e Chad, ma anche la Finlandia - e tenendo in considerazione la sua situazione sociale o economica: tra questi spunta il Regno Unito, dove è necessario il consenso di due ginecologi.

Secondo il New York Times, poi, 76 Paesi, in cui vivono 4 donne su 10, consentono l’aborto per qualsiasi motivo per un certo numero di settimane. In questo macro-gruppo si contano la Corea del Nord, l’Islanda, la Cina, il Canada, la Nuova Zelanda, il Vietnam.

Il tempo limite, più comunemente, è di 12 settimane, ma le tempistiche variano di paese in paese: secondo la versione più recente della World Abortion Laws Map, realizzata dal Center for Reproductive Rights, l’organizzazione di difesa legale che cerca di promuovere i diritti riproduttivi, si va da un minimo di 8 settimane a un massimo di 24.

La Francia, per esempio, a febbraio di quest’anno ha esteso il termine per l’aborto da 12 a 14 settimane. Anche la Germania prevede un massimo di 98 giorni, così come la Romania, il Belgio, il Lussemburgo e la Spagna. In quest’ultima, a maggio, è stata approvata una riforma che ha fatto decadere l’obbligo del consenso dei genitori per le ragazze di 16 e 17 anni.

Di recente, nel 2018, anche l’Irlanda ha legalizzato l’aborto fino alla 12esima settimana di gravidanza e fino a sei mesi in determinate circostanze. Ma la maggior parte dei medici irlandesi, secondo una recente indagine della radio indipendente locale Newstalk, si rifiuta ancora di praticare aborti (88%). Una situazione simile all’Italia, dove l’aborto è legale dal 1978 entro i 90 giorni, ma prevede l’obiezione di coscienza, che è praticata da quasi tre quarti dei medici italiani.

Oltreoceano, anche l’Argentina prevede (da dicembre del 2020) un massimo di 14 settimane, nella Guyana francese il limite si abbassa a 12 settimane, come in Uruguay e a Cuba (in entrambi, però, è necessario il consenso di un genitore o l’approvazione di un giudice per le minorenni), mentre poco più a ovest la Guyana prevede un massimo di 8. In Colombia si arriva a 24 settimane, invece. L’America Latina è uno dei Paesi in cui il ruolo della Chiesa cattolica ha contribuito per anni a mantenere leggi conservatrici che non ammettevano eccezione neanche in caso di stupri o incesti.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, ora che la Roe v. Wade è stata superata, secondo i dati del Guttmacher Institute, impegnato a promuovere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi negli Stati Uniti, 21 Paesi probabilmente manterranno l’aborto. Tra questi la California, che secondo i ricercatori potrebbe vedere un aumento delle persone che si recherebbero in questo Stato per abortire di quasi il 3.000%.

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