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Piccola guida ai diritti umani

Cosa sono e quali sono, dalla Dichiarazione universale fino alle tre generazioni di Karel Vasak. (Quasi) tutto quello che c’è da sapere per conoscere, capire e difendere i diritti umani
Credit: ddp/unsplash
Tempo di lettura 6 min lettura
29 giugno 2022 Aggiornato alle 15:00

Cosa sono i diritti umani?

Sono passati ormai quasi 74 anni da quando, il 10 dicembre 1948, gli Stati membri delle Nazioni Unite stilarono la Dichiarazione universale dei diritti umani. Un documento in cui si spiega quali sono i 30 diritti umani inalienabili, fondamentali, che riconoscono un individuo.

Secondo l’Enciclopedia Treccani «si intendono come diritti umani le situazioni giuridiche riconosciute come fondamentali della persona umana e tali che neppure lo Stato può comprimere nella loro essenza, ovvero ostacolare nella loro realizzazione».

Nella Dichiarazione universale dei diritti umani (disponibile nel testo ufficiale nelle lingue delle Nazioni Unite: cinese, francese, inglese, russo e spagnolo e quindi non in italiano), si ritiene che i principi all’interno debbano essere un «ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione».

Cos’è la Dichiarazione universale dei diritti umani

La dichiarazione venne adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tre anni dopo il secondo conflitto mondiale, nel tentativo di evitare che venissero commessi gli stessi atroci crimini.

Nella premessa si specifica infatti che «il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo», ragion per cui si ritiene «indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione».

Tra i 48 firmatari non risulta l’Italia, uscita sconfitta e distrutta dalla seconda guerra mondiale e che è diventata Stato membro delle Nazioni Unite soltanto nel 1955. I Paesi allora presenti in assemblea erano in realtà 58. Nessuno votò contro, in otto si astennero (Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Unione Sovietica, Sudafrica e Ucraina).

I primi aderenti risultano quindi essere: Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Islanda, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Siam, Svezia, Siria, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Turchia, Uruguay e Venezuela.

Quali sono i diritti umani

I 30 diritti umani sono stabiliti tramite altrettanti articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani. I primi due stabiliscono in realtà dei principi basilari: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti» e «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna».

Seguono quindi i diritti alla vita, quelli contro schiavitù e tortura e i principi che stabiliscono l’uguaglianza di fronte alla legge. «Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica», stabilisce l’articolo 6, mentre per l’articolo 7 «tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a una eguale tutela da parte della legge».

Ne consegue il diritto al ricorso agli organi competenti e contro l’arbitraria detenzione, in udienza davanti a un tribunale «indipendente e imparziale». La presunzione d’innocenza è menzionata nei due commi dell’articolo 11.

Dall’articolo 12 in poi si parla del diritto dell’individuo a essere tutelato contro «interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa», libero di muoversi all’interno del proprio Stato e di ritornare nel proprio, una volta lasciato.

Si certifica il diritto all’asilo (articolo 14), alla cittadinanza, al matrimonio, alla famiglia, alla proprietà. Fino alle libertà di pensiero, coscienza e religione dell’articolo 18, alla libertà di opinione ed espressione menzionate nell’articolo 19, alla libertà di riunione e associazione dell’articolo 20 e alla partecipazione al governo del Paese proprio del 21.

Dall’articolo 22 in poi si parla di sicurezza sociale, diritto al lavoro, ma anche allo svago e al riposo, «comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite» (articolo 24) e con «un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia». È garantito dalla Dichiarazione il diritto all’istruzione e quello di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità.

Gli ultimi tre articoli sono quelli in cui si garantisce il diritto a vivere in un mondo nel quale vengano rispettati tutti gli altri, in «un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati», pur con dei doveri verso la comunità, «nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità».

Qualche altro esempio

Un’ulteriore suddivisione dei diritti umani è quella proposta dal giurista Karel Vasak nel 1979, secondo cui i diritti umani vanno divisi in tre generazioni.

I diritti umani di prima generazione, detti anche diritti “Blu”, sono quelli enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo così come in alcune antesignane del documento del 1948, come la Carta dei diritti degli Stati Uniti (che riassume i primi dieci emendamenti della Costituzione a stelle e strisce) o la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino risalente alla conclusione della Rivoluzione francese, pochi giorni dopo la presa della Bastiglia nel 1789.

Sono invece diritti umani di seconda generazione (o rossi), sempre secondo Vasak, quelli riconosciuti dopo la Seconda guerra mondiale, in parte già sottolineati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo in tema di economia, lavoro, cultura.

Vengono invece definiti diritti umani di terza generazione (o verdi) quelli che trattano di autodeterminazione o che sono legati alla sostenibilità, all’ambiente. Temi che hanno avuto via via un grande sviluppo negli ultimi anni.

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