Diritti

Non solo aborto: anche i diritti LGBTQ sono in pericolo

Dopo la “Roe v. Wade”, il giudice della Corte Suprema americana Samuel Alito potrebbe voler ribaltare altre conquiste civili. Ma secondo il sito Vox, non sarà così facie
Divya Agrawal/unsplash
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Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
3 giugno 2022 Aggiornato alle 11:00

Si è parlato molto di diritto all’aborto nelle scorse settimane, dopo che il sito di informazione Politico ha ottenuto e pubblicato un documento che lascia intendere che la Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe schierarsi a favore dell’annullamento della “Roe v. Wade”, la sentenza che dal 1973 garantisce il diritto all’aborto a livello federale.

Il testo di 98 pagine era stato redatto dal giudice Samuel Alito e, anche se non rappresenta il verdetto definitivo, che arriverà a giugno, si tratta di una minaccia alla libertà di interrompere la gravidanza.

Alito crede che il XIV emendamento (che riguarda la cittadinanza e dichiara che “nessuno Stato farà o metterà in esecuzione una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti”, ndr) tuteli solo quei diritti non enumerati (cioè non dichiarati esplicitamente nel testo della Costituzione) che sono “profondamente radicati nella storia e nella tradizione di questa nazione” e “impliciti nel concetto di libertà ordinata”.

È principalmente per questo motivo che il diritto all’aborto - che, secondo il giudice, non era riconosciuto negli Stati Uniti prima del XX secolo - esula dall’ambito della tutela costituzionale.

Ma non è il solo: come spiega il sito di informazione statunitense Vox, il testo trapelato è anche un avvertimento sulle decisioni che, in futuro, potrebbero essere prese dalla maggioranza repubblicana e conservatrice della Corte Suprema americana.

Il giornalista Ian Millhiser si riferisce alle storiche sentenze riguardanti i diritti Lgbtq, come la decisione sull’uguaglianza matrimoniale in Obergefell v. Hodges (2015) o quella sull’autonomia sessuale in Lawrence v. Texas (2003), che ha reso legale il sesso tra coppie gay in tutto il paese, anche in quei 13 stati che avevano ancora leggi sulla sodomia.

Quando la Corte Suprema aveva stabilito che il matrimonio tra persone dello stesso sesso era un diritto costituzionale, ciascuno dei quattro giudici dissenzienti (Alito, Roberts, Scalia e Thomas) aveva scritto un’opinione a riguardo.

La logica di Alito, come scrive il New York Times, potrebbe spazzare via dal cerchio della protezione costituzionale qualcosa di più del semplice diritto all’aborto perché né il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso né il diritto all’autonomia sessuale possono essere “profondamente radicati nella storia e nella tradizione di questa nazione”.

“Non sappiamo ancora se Alito abbia cinque voti per annullare Obergefell (o per attaccare precedenti più antichi come Lawrence)”, scrive Vox, “ma è possibile che alcuni degli altri repubblicani della Corte si uniscano ai tre democratici per preservare l’uguaglianza matrimoniale”.

Per molti anni il giudice Anthony Kennedy, conservatore, è stato la figura chiave, all’interno della Corte, nella lotta legale per sancire i diritti delle persone omosessuali negli Stati Uniti: Obergefell e United States v. Windsor (2013), che sostenevano che il governo federale dovesse riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso, erano entrambe sentenze scritte da lui, per esempio.

Vox chiarisce che, comunque, si trattava pur sempre di un giudice conservatore e che molte delle norme da lui scritte o approvate rendono i diritti protetti più vulnerabili al ribaltamento da parte di una maggioranza conservatrice dedicata.

Nel 2018, però, Kennedy decise di andare in pensione proprio nel bel mezzo della presidenza di Donald Trump, che scelse come sostituto Brett Kavanaugh, attuale giudice conservatore della Corte Suprema. «Kennedy ha letteralmente trasformato la vita di lesbiche, gay e bisessuali in America», diceva al Washington Post, nel 2018, James Esseks, direttore del progetto Lgbt e Hiv dell’American Civil Liberties Union. Quando Kennedy se ne andò, Esseks si disse preoccupato.

Tre dei quattro giudici che espressero il proprio dissenso per Obergefell siedono ancora alla Corte Suprema e, nel frattempo, due della maggioranza sono stati sostituiti da nomine conservatrici di Donald Trump. Amy Coney Barrett, per esempio, si è opposta, in passato, al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

“Ma il principio dello stare decisis - la dottrina secondo cui i tribunali in genere dovrebbero essere vincolati dalle loro decisioni precedenti - dovrebbe promuovere la stabilità della legge e scoraggiare i giudici dal buttare via i precedenti solo perché non sono d’accordo” spiega Vox. Vorrebbe dire ribaltare le basi legali su cui si poggiano centinaia di migliaia di matrimoni celebrati da quelle sentenze in avanti.

Ma quella preoccupazione provata da Esseks nel 2018, ora, è più palpabile che mai.

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