Futuro

UK: via alla settimana corta

Il Paese sta testando, in più di 70 imprese, la riduzione dell’orario lavorativo del 20%, mantenendo però invariato lo stipendio. Per operare meno e meglio
Credit: Israel Andrade/Unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 giugno 2022 Aggiornato alle 13:27

Nel Regno Unito parte l’esperimento della settimana corta in ufficio, il più ampio e strutturato mai realizzato. L’obiettivo? Lavorare meno per lavorare meglio.

Sono almeno 70 le imprese (di dimensioni e settori diversi) che hanno optato per questa nuova soluzione, mantenendo invariato lo stipendio e verificando la produttività dei dipendenti: da società di marketing a studi legali, da negozi e ristoranti a compagnie di software.

Il progetto, lanciato dal think tank Autonomy e dalla Ong 4 Day Week Global, durerà 6 mesi e coinvolgerà 3300 tra lavoratori e lavoratrici, monitorati dai ricercatori di Oxford, Cambridge e del Boston College.

I soggetti inseriti nell’iniziativa lavoreranno l’80% delle ore previste normalmente, ma continueranno a percepire lo stesso stipendio. Verrà esaminato l’impatto della nuova routine lavorativa sul loro stato di salute e in generale sulla qualità della vita. Al contempo, si terranno sotto stretta osservazione anche i risultati del loro lavoro, per capire se effettivamente se ne possano trarre benefici.

La speranza è quella di riuscire a dimostrare che lavorare meno giorni può essere una carta vincente per mantenere alti sia l’impegno, che l’energia e l’entusiasmo profusi nelle ore in ufficio. Senza contare, poi, gli effetti sull’ambiente: accorciando la settimana lavorativa, infatti, si ridurrebbe l’inquinamento dovuto agli spostamenti e il consumo degli edifici.

L’idea è nata, in effetti, da un esperimento condotto nel 2015 e nel 2016 a Reykjavik, capitale dell’Islanda: 2500 persone hanno lavorato 4 giorni anziché 5 per un certo periodo di tempo. I risultati sono stati più che positivi, con una riduzione dei livelli di stress e nessuna conseguenza negativa sulla produttività.

Da quel momento, l’86% degli islandesi ha scelto la settimana breve. Prima della pandemia se ne era discusso anche nel Regno Unito: nel clima pre-elezioni il partito laburista, poi sconfitto dai conservatori, si era impegnato a introdurlo entro un decennio.

Entro il 2022 verranno messi in atto progetti simili anche in Scozia, Irlanda, Spagna, che ha annunciato una prova di 3 anni; Usa, Australia, Nuova Zelanda, dove è nata l’associazione 4 Day Week Global.

«I lavoratori sono usciti dalla pandemia con un’idea molto diversa di qualità della vita - ha spiegato Joe O’Connor, leader del Movimento globale per la settimana lavorativa breve - Sempre più imprese si rendono conto che un lavoro a orario ridotto ma concentrato sugli obiettivi da raggiungere è il modo migliore per avere un vantaggio competitivo».

In America, gli effetti della pandemia hanno smosso le acque generando il fenomeno dilagante della Great Resignation di milioni di persone frustrate. Anche nel panorama editoriale se ne dibatte molto.

La giornalista Sarah Jaffe, autrice del libro Il lavoro non ti ama e attenta osservatrice del fenomeno, smaschera e analizza il ricatto morale di tante occupazioni (soprattutto intellettuali) pagate con miseri salari facendo leva sulla passione che spinge a dedicarsi a determinate professioni.

Nel mese di febbraio, inoltre, il Belgio ha approvato una legge che introduce l’opzione dei 4 giorni lavorativi. In generale, dalla riduzione del 20% delle ore lavorative settimanali deriva un’efficienza del 10/15% in più.

In Italia la strada sembra ancora lunga. Non è mai comparsa sul tavolo delle discussioni in politica una simile proposta ma è stata impiegata con successo da alcune realtà private, tra cui Awin Italia e la Carter & Benson.

Entrambe le compagnie con il primo lockdown hanno scelto di sperimentare il taglio dell’orario settimanale e testarne gli effetti sulla produttività e la salute dei dipendenti. Avendo riscontrato notevoli benefici in termini di soddisfazione e una maggiore efficienza del personale, lo hanno introdotto a pieno regime.

Leggi anche