Futuro

Marijuana: Biden vuole riclassificarla “sostanza a basso rischio”

Liberalizzare il consumo di cannabis potrebbe giovare all’economia americana. Mentre il 9% degli adulti statunitensi dichiara di consumarla regolarmente, il Dipartimento della Salute sottolinea che produce “esiti meno gravi” rispetto ad altre droghe
Credit: Ron Sachs / Pool via CNP 

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6 maggio 2024 Aggiornato alle 13:00

Dal 1970, la marijuana negli Usa è classificata come una droga di serie I, insieme all’Lsd e all’eroina, ma l’amministrazione Biden vorrebbe riclassificarla a serie III. In questo modo, basterà una semplice prescrizione medica per ottenerla. Tuttavia, i vari tentativi di riclassificazione sono andati falliti, e l’ultimo è del 2016.

Il presidente Biden nel 2022 ha graziato molte persone per possesso di marijuana e ha invitato le autorità di regolamentazione a rivedere la classificazione della droga.

Per ottenere questa riclassificazione serviranno diversi mesi, ma in vista delle elezioni presidenziali questa mossa potrebbe avvantaggiare Biden agli occhi degli elettori più giovani e più favorevoli alla liberalizzazione delle politiche sulla marijuana.

Basti pensare che negli ultimi anni, in particolare nell’ultimo decennio, più della metà degli Stati degli Usa ha legalizzato la marijuana. E laddove ciò non è avvenuto, questa è ancora la droga illegale più utilizzata: il numero di persone che la fumano, dal 2013, è più che raddoppiato.

Secondo un sondaggio di Gallup, inserito all’interno del Gallup National Health and Well-Being Index, il 9% degli adulti statunitensi riferisce di usare regolarmente cannabis, dove con “regolarmente” si intendono almeno 10 giorni di consumo al mese.

Di conseguenza, la nuova politica del governo Biden ha un potenziale di impatto molto elevato sulla vita di molti americani oltre che sull’industria e sul commercio di tutti quei prodotti che la contengono (dalle sigarette alla marijuana, passando per le bevande e le caramelle).

La sola notizia ha infatti spinto il valore del mercato della Tilray Brands, la più grande azienda statunitense legata alla cannabis, a salire in borsa del 40%, mentre la canadese Canopy Growth è salita del 79%, anche se questo non compensa il generale andamento negativo delle compagnie avuto negli ultimi 5 anni, periodo in cui il valore è sceso del 90%.

Il cambio di classificazione si tradurrebbe per queste aziende in un importantissimo guadagno e sgravio fiscale per le imprese di marijuana. Questo perché oggi, essendo illegale, il codice fiscale federale vieta a queste imprese di accedere a deduzioni fiscali ordinarie (come l’affitto o i salari dei dipendenti), costringendole a fare i conti con aliquote fiscali molto più alte.

Gli scienziati federali del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, nelle ultime raccomandazioni pubblicate lo scorso agosto, hanno dichiarato che, a fronte di alcuni benefici terapeutici supportati dalla scienza, la marijuana produce “esiti meno gravi” di altre droghe, anche se può causare dipendenza.

Infatti, la marijuana oggi disponibile è più forte delle versioni precedenti: la concentrazione di Thc nelle piante, cioè il componente attivo primario, è oggi tripla rispetto a quella delle piante coltivate nel 1995.

Gli scienziati inoltre sottolineano come i rischi di assuefazione e dipendenza fisica aumentino con l’esposizione ad alte concentrazioni di Thc: dosi più elevate di Thc hanno maggiori probabilità di produrre ansia, agitazione, paranoia e psicosi nei consumatori.

L’ufficio Legale del Dipartimento di giustizia è stato chiamato a esprimersi sulle questioni legali relative a un possibile declassamento della marijuana. Nel frattempo, le raccomandazioni degli scienziali, supportate da “esiti meno gravi”, pare possano spianare la strada a una declassificazione.

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