Futuro

Assumere marijuana può aumentare il rischio di infarto e ictus

Lo studio dell’American Heart Association sottolinea il legame che esiste tra abuso di cannabis, malattie cardiovascolari e insufficienza cerebrovascolare: negli ultimi 11 anni la percentuale di statunitensi che ne fa uso è cresciuta del 14%
Credit: Ryan Lange 
Tempo di lettura 4 min lettura
9 aprile 2024 Aggiornato alle 09:00

C’è chi la fuma e chi preferisce consumarla tramite vaporizzatori, ma anche chi sceglie di mangiarla: parliamo della marijuana. Ma in caso di abuso, quali sono i suoi effetti? Alcuni già li conosciamo. Altri, invece, si stanno scoprendo. Il nuovo studio pubblicato su The Journal of the American Heart Association ha sollevato infatti una bandiera rossa: l’uso frequente di marijuana potrebbe aumentare significativamente il rischio di infarto e ictus.

Basato sull’analisi di diversi anni di indagini sul consumo di cannabis, lo studio ha rilevato collegamenti preoccupanti tra l’abitudine di fumare marijuana e gravi problemi cardiaci. In particolare, secondo i dati raccolti dal 2015 al 2020 attraverso il sondaggio annuale del Governo statunitense sul rischio comportamentale, circa il 4% degli intervistati ha dichiarato di fumare marijuana quotidianamente. Questo gruppo di consumatori ha mostrato un aumento del 25% del rischio di infarto e del 42% del rischio di ictus rispetto a coloro che non hanno mai fumato.

Anche se lo studio fornisce solo un’osservazione delle risposte al sondaggio senza prove conclusive dell’effetto diretto dell’uso di marijuana sulle malattie cardiache, gli esperti sono preoccupati. Salomeh Keyhani, docente di medicina presso la University of California a San Francisco e principale autrice dello studio, ha infatti spiegato che l’utilizzo frequente della cannabis potrebbe essere un «fattore di rischio importante e non apprezzato che porta a molte morti che potrebbero essere prevenute. La cannabis viene commercializzata al pubblico come una sostanza innocua e che potrebbe far bene. Temo che stiamo camminando sonnambuli verso una crisi di salute pubblica, e i progressi sul tabagismo potrebbero essere annullati».

La dottoressa Nora D.Volkow, direttrice del National Institute of Drugs Abuse, ha evidenziato che con l’aumento del consumo di marijuana emergono anche maggiori effetti negativi sulla salute, tra cui dipendenza, problemi respiratori, incidenti, psicosi e problemi cardiovascolari.

Un quadro che diventa ancora più complesso considerando le discussioni in corso sulla riclassificazione della marijuana come sostanza controllata meno restrittiva, suggerita da un team di scienziati federali della Food and Drug Administration, che ha citato un minor potenziale di abuso rispetto ad altri farmaci, sottolineandone anche i possibili benefici medici.

David C. Goff, direttore della divisione cardiovascolare del National Heart, Lung and Blood Institute, ha sottolineato che qualsiasi tipo di fumo nei polmoni è dannoso. E questo avvertimento, con 695.000 decessi nel 2021 a causa di problemi cardiovascolari, non dovrebbe essere sottovalutato.

Altre indagini, poi, hanno confermato un netto aumento del consumo di marijuana: per esempio, secondo il sondaggio condotto da Gallup, la percentuale di americani che ha ammesso di farne uso è salita al 17%, a differenza del 3% del 2013.

Ancora, il recente studio pubblicato ad agosto e finanziato dal National Institute of Drugs Abuse ha approfondito questo trend, analizzando i dati sulla base dell’età dei consumatori: tra il 2012 e il 2022, l’uso di cannabis tra gli adulti fino ai 30 anni è cresciuto significativamente, passando dal 28% al 44%.

Inoltre, ad aumentare è stato anche il consumo giornaliero, che è passato dal 6% all’11% per la stessa fascia di età. Nel gruppo di età compreso tra i 35 e i 50 anni, la quota complessiva di consumatori è salita dal 13% al 28%.

Ma i dati non si fermano qui: un sondaggio federale condotto nel 2023 ha rivelato che nel corso degli ultimi 12 mesi è incrementato l’utilizzo di marijuana anche tra gli studenti, confermando la presenza di una tendenza preoccupante.

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