Economia

Rinnovabili: più di 5.000 pratiche in attesa di approvazione

Gli iter eccessivamente lunghi e complessi rischiano di rallentare la transizione energetica: a marzo, il sistema Econnextion di Terna segnalava migliaia di richieste (per un totale di 336,68 Gw di potenza) ancora in fase di valutazione
Credit: EPA/MICK TSIKAS 
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29 aprile 2024 Aggiornato alle 09:00

Per “concretizzare” il concetto di transizione energetica, e passare dalle parole ai fatti, occorre innanzitutto potenziare il ricorso alle fonti rinnovabili con cui produrre energia pulita da distribuire a più persone, in modo da mettere finalmente in cantina gli impianti più inquinanti e diminuire il livello di emissioni climalteranti.

Sulla carta, il processo sembra abbastanza lineare, ma è proprio qui che lo spettro della burocrazia (che aleggia fra le pagine dei progetti più ambiziosi) allunga la sua mano appesantendo le scrivanie degli enti pubblici con enormi faldoni, cavilli e procedure.

Il risultato? Il percorso verso la transizione green si ingolfa, mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), strumento previsto dall’Unione europea per mettere a punto le strategie con cui l’Italia dovrà raggiungere entro il 2030 l’obiettivo del taglio del 55% delle emissioni di gas serra. Documento che entro la fine di giugno potrebbe finalmente ricevere l’ok da parte della Commissione europea, dopo la bocciatura della prima versione per i valori di potenza da raggiungere, giudicati troppo bassi (ossia 130 GigaWatt, di cui 80 da fotovoltaici e 28 dall’eolico).

Lo scenario è piuttosto complesso, rivela Econnextion, sistema elaborato dall’operatore indipendente di reti elettriche Terna per mappare le richieste di connessione per impianti a fonti energetiche rinnovabili, che al 31 marzo 2024 registrava complessivamente 5.678 pratiche, pari a 336,68 Gw di potenza, la maggior parte delle quali da Puglia, Sicilia e Sardegna.

Più nel dettaglio, il 43% delle richieste (oltre 3.000) riguarda impianti fotovoltaici per utilizzare l’energia solare (144,86 Gw), mentre il 30% è relativo all’eolico onshore, dunque impianti eolici installati in zone pianeggianti (pari a 101,14 Gw); il rimanente 26,8% è per l’eolico offshore, con ben 139 richieste, per allacciarsi a impianti costruiti in zone a largo negli oceani per un valore energetico di 90,41 Gw.

Un ammontare di energia potenziale tanto vasto da triplicare gli obiettivi indicati nella prima stesura del Pniec, oltre a superare di gran lunga i 66 Gw complessivi di impianti rinnovabili installati in Italia, di cui 30 legati al fotovoltaico, 19 all’idroelettrico, 12 all’eolico e i rimanenti 5 alle bioenergie e geotermica. Eppure tutta questa potenza, sufficiente da sola a raggiungere gli obiettivi dell’agenda 2030 in tempo record, rimane inscatolata nelle pratiche ancora in attesa di approvazione. Non nelle reti pronte per l’utilizzo cittadino, ma sulla scrivania di un ufficio.

Pesa infatti la grande frammentazione delle norme, spesso obsolete e foriere di incertezza legislativa. Il procedimento, per quanto riguarda impianti fotovoltaici di dimensioni rilevanti, inizia infatti con una Valutazione di impatto ambientale (Via), dove ci si accerta della compatibilità ambientale del progetto e si instaura un dialogo in cui la Pubblica amministrazione può richiedere integrazioni e analisi ulteriori.

A ciò segue un’Autorizzazione unica (Au) rilasciata dalle Regioni o dalle Provincie delegate, in massimo (teoricamente) 90 giorni dalla presentazione della richiesta (al netto dei tempi previsti per la Via). Tutto si conclude con un Procedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), comprendente il provvedimento di Via e tutte le autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi comunque denominati, necessari alla realizzazione dell’impianto.

Il processo poi amplifica le sue ramificazioni con altri provvedimenti in base alla soglia di potenza raggiungibile dall’impianto, dato che al di sotto dei 20 dei KiloWatt è necessaria una comunicazione al Comune di residenza o la richiesta di una Procedura abilitativa Semplificata (Pas) da inviare sempre al Comune 30 giorni prima dell’inizio dei lavori

Per non parlare delle continue battaglie legali e dei ricorsi al Tar fra enti pubblici e Soprintendenze ai beni culturali per il rischio che la costruzione di progetti rinnovabili possa deturpare il paesaggio di alcune zone. Il tutto si lega ai continui freni posti dalle amministrazioni comunali e locali al grido di Not in my backyard. Inoltre, il parere negativo della pubblica amministrazione spesso arriva senza adeguate motivazioni o valutazioni ambientali, col rischio di bloccare sul nascere progetti validi e socialmente utili che, nell’eventualità di una approvazione successiva, sono ormai già troppo vecchi. E bisogna ricominciare tutto da capo.

Già lo scorso marzo, il report di Legambiente Scacco matto alle rinnovabili 2023 lanciava l’allarme per la grande quantità di ostacoli burocratici per gli oltre 1.300 impianti fotovoltaici ancora in lista di attesa e in fase di valutazione, di cui solo l’1% aveva ricevuto l’autorizzazione nell’anno precedente; per l’eolico onshore la percentuale di permessi del 6% nel 2019 è scesa gradualmente fino a sprofondare nello 0% del 2022.

Per recuperare terreno e accelerare il processo di decarbonizzazione, occorre dunque un profondo ripensamento dell’iter burocratico per l’autorizzazione di impianti e richieste di allaccio alla rete. L’obiettivo è contenuto nel Decreto Fer X, provvedimento ministeriale volto a sostenere la produzione di energia da impianti rinnovabili e al vaglio dell’Ue. Stando alle bozze, la misura conterrebbe nuove tariffe incentivanti, gare per l’assegnazione di fondi utili a stimolare il mercato concorrenziale e diversi finanziamenti a supporto di ricerca e innovazione.

Occorre dunque aggiornare le norme già esistenti e semplificare i procedimenti, insieme a una maggiore forza lavoro qualificata, in modo da sfoltire l’enorme ammasso di pratiche arretrate che fa inciampare il paese lungo il cammino verso la sostenibilità.

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