Ambiente

Quattro mesi decisivi per il Pniec, ma è scontro sulla “partecipazione”

Il Mase ha avviato una consultazione pubblica online fino a fine marzo sul Piano energia e clima. Sindacati e associazioni ambientaliste chiedono di essere coinvolti nei tavoli tecnici sul piano fondamentale per il taglio alle emissioni del Paese
Credit: Raimond Klavins 

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29 febbraio 2024 Aggiornato alle 16:00

Quattro mesi decisivi per il futuro energetico e climatico dell’Italia.

Il 30 giugno 2024 è previsto il processo di approvazione del testo definitivo, con l’approvazione da parte delle istituzioni europee, del Pniec, il Piano nazionale energia e clima.

Si tratta di un piano importantissimo per capire cosa e come l’Italia dovrà fare per centrare, entro il 2030, il taglio del 55% delle emissioni di gas serra.

In sostanza è lo strumento attraverso il quale, anche operativamente, potremmo raggiungere quegli obiettivi energetici e climatici fondamentali per rimanere in linea con il necessario taglio delle emissioni climalteranti.

La prima stesura del Pniec, inviata alla Commissione europea lo scorso luglio, è “tornata indietro” per volere dell’Europa affinché venga migliorata e integrata, soprattutto, chiede l’Ue, con una maggiore consultazione pubblica.

Per questo motivo il Mase, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin, ha aperto una consultazione pubblica online, fino al 31 marzo, in cui cittadini, associazione e vari rappresentanti della società civile possono indicare le proprie valutazioni, miglioramenti, o semplicemente dire la loro sul piano.

Questo passaggio - che va ricordato è di fatto imposto dall’Europa - sta però scatenando un forte dibattito fra le associazioni e le istituzioni del Paese: basta una consultazione online per considerare il Piano su energia e clima davvero condiviso?

A questo punto si aprono due posizioni: una è quella del Ministero, che sostiene con la consultazione online di adempiere alle richieste europee, l’altra è quella di associazioni ambientaliste, parte della politica e anche sindacati, che invece premono per un maggiore confronto con incontri dal vivo.

Di recente il ministero ha spiegato, tramite le parole del ministro, di aspettarsi grazie alla nuova consultazione, un questionario online fatto di ventuno domande, una partecipazione condivisa.

«Da questa consultazione – afferma il ministro Gilberto Pichetto Fratin – ci aspettiamo un contributo fattivo, nella direzione che ci siamo dati sin dal primo momento di rendere questo strumento ambizioso ma realistico».

L’invito a prenderne parte è rivolto «a istituzioni, privati, associazioni e stakeholder» e, ricorda il Ministero, la consultazione riguarda temi che vanno da «una valutazione generale sulla proposta di Piano presentata a giugno 2023, sino all’individuazione degli strumenti per l’efficienza e la riduzione delle emissioni nei settori degli edifici, dei trasporti e dell’agricoltura. Tra gli altri argomenti oggetto della consultazione ci sono le rinnovabili, l’idrogeno, il biometano, la sicurezza energetica, le azioni per mercati e consumatori, la just transition, i sussidi ambientalmente dannosi e la filiera del carbon capture storage».

Tutti temi che, sebbene il ministero promette di affrontare tramite questionario, secondo altri andrebbero invece discussi sia a livello di incontri istituzionali, sia a livello parlamentare.

Di recente, a un convegno organizzato da Ecco, think tank italiano per il clima, lo stesso presidente della commissione Ambiente della Camera, Matteo Rotelli, si è preso l’impegno di far esaminare il Pniec dal Parlamento e anche il vicepresidente della Camera ed ex ministro Sergio Costa, ha spiegato che «il Piano deve uscire della stanze ministeriali per approdare in quelle parlamentari».

Parallelamente le associazioni ambientaliste fra cui Wwf Italia, Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment, chiedono di non essere escluse dai tavoli tecnici sul Pniec e di partecipare a un confronto “dal vivo” e non solo online, con il Ministero.

Ambientalisti preoccupati, per esempio, che il Pniec non contenga le necessarie misure per la decarbonizzazione e il graduale addio dalle fonti fossili.

“Il questionario non offre reale opportunità per assegnare un peso e un indirizzo a ciascuna delle tecnologie che possono concorrere alla decarbonizzazione e alla transizione energetica. Ma senza un concorso bilanciato di più misure, opportunamente integrate, sarà impossibile conseguire obiettivi di decarbonizzazione almeno coerenti con i target europei e quindi con l’accordo di Parigi. La consultazione predisposta dal Mase vorrebbe apparire neutra, ma omette di indicare che molte scelte già sono state fatte nella bozza di aggiornamento presentata alla Commissione; e rispetto a quella bozza si manca, qui, di richiedere un sostanziale contributo di visione sui punti chiave per la transizione energetica, come la roadmap per l’effettivo phase out da tutte le fonti fossili (compreso il gas naturale) assolutamente assente nel presente Piano”, scrivono gli attivisti chiedendo un maggiore processo partecipativo ai tavoli tecnici, per esempio.

Anche la Cgil, in un comunicato, denuncia “il metodo con cui è stata definita la consultazione online, senza nessun percorso democratico di coinvolgimento attivo delle parti sociali e della società civile organizzata. Il Pniec adottato dal Governo - aggiunge la Confederazione - va nella direzione sbagliata”.

Sulle fonti fossili, però, il ministro Fratin rassicura che «l’impegno di oggi è quello di ribaltare il rapporto tra fossili e rinnovabili, andando verso un orizzonte futuro decarbonizzato. Decarbonizzare le nostre attività è indispensabile, è un percorso complesso ma obbligato. Non deve però essere un passaggio traumatico, che lasci dietro di sé più problemi che soluzioni. L’Italia rafforza il suo approccio sul clima e sulla sicurezza energetica in linea con gli impegni assunti a livello europeo e internazionale».

Infine, fra le diverse posizioni sul Pniec, al convegno Ecco è intervenuta anche Chiara Di Mambro, responsabile politiche di decarbonizzazione di Ecco, che tracciando un quadro conclusivo sulla situazione ha spiegato come «la transizione può essere sia socialmente giusta, sia sostenibile e vantaggiosa per il sistema economico e produttivo».

«La revisione del Pniec offre un’occasione che non possiamo perdere - conclude - Spetta però alla politica avviare una concreta attuazione di misure in grado di favorire lo sviluppo del Paese e accompagnare la transizione. Questo significa incidere sugli strumenti di pianificazione finanziaria e sociale, garantendo meccanismi di monitoraggio, valutazione ed eventuale modifica delle politiche nel tempo. La politica dovrà fornire gli strumenti, dettare l’indirizzo, a dare risposte su come accompagnare la transizione. Dovrà cogliere la sfida competitiva delineata dalla mobilitazione globale di capitali con investimenti in crescita nelle tecnologie della transizione».

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