Diritti

La Polonia dirà addio al divieto quasi totale di aborto?

Il Parlamento ha votato a favore dell’invio di 4 progetti di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza a una commissione speciale: 2 puntano alla legalizzazione fino alla 12° settimana, 1 alla depenalizzazione e l’altro a un ritorno alle leggi (conservative) del 1993
Credit: Attila Husejnow/SOPA Images via ZUMA Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 aprile 2024 Aggiornato alle 20:00

Il Parlamento polacco ha votato a favore dell’invio di quattro progetti di legge sull’aborto a una commissione speciale, in quella che potrebbe essere una svolta per porre fine a un divieto quasi totale dell’interruzione volontaria di gravidanza in Polonia. Oggi i legislatori hanno posto le basi per una possibile resa dei conti sui diritti delle donne tra il Governo del Paese, guidato da dicembre 2023 dall’europeista Donald Tusk, e il suo presidente di destra, Andrzej Duda.

La Polonia, che è un Paese a maggioranza cattolica, ha una delle leggi più restrittive d’Europa: introdotta nel 2020 da un tribunale sostenuto dall’ex partito populista al potere Diritto e Giustizia (PiS), vieta praticamente tutti gli aborti. Consente di praticarli solo per salvaguardare la vita o la salute della donna o quando la gravidanza deriva da uno stupro o da un incesto. Ma nella pratica ci sono molteplici barriere che limitano gravemente l’accesso alle cure anche in questi casi: lo dimostrano i casi di decessi di donne incinte a cui è stata rifiutata l’interruzione della gravidanza registrati da diversi gruppi per i diritti umani, come Human Rights Watch.

Inoltre, la legge criminalizza chi aiuta una donna ad abortire, ed è per questo che anche nei casi previsti dalla legge, medici e ospedali allontanano le donne, temendo conseguenze legali per sé stessi o citando le loro obiezioni morali. I numeri ufficiali degli aborti avvenuti negli ospedali polacchi nel 2022, secondo i dati del Ministero della Sanità, sono solo 161. Le donne, tuttavia, riescono spesso a ricorrere alle pillole abortive spedite dall’estero: secondo i gruppi che contribuiscono a fornirle, gli aborti effettuati ogni anno da donne che vivono in Polonia sono circa 120.000.

Il primo ministro Tusk si è impegnato ad abrogare la legge in vigore, ma la sua coalizione di Governo è divisa su come sostituire il divieto. I membri della Camera bassa del Parlamento polacco, il Sejm, hanno votato per continuare a lavorare su 4 diversi progetti di legge e per creare una commissione che li esaminerà per un ulteriore studio. Due delle proposte (una è del partito del primo ministro Donald Tusk, Piattaforma Civica) prevedono la legalizzazione dell’aborto fino alla 12° settimana di gravidanza, in linea con alcuni Paesi dell’Europa occidentale. Un’altra propone la depenalizzazione dell’assistenza alle donne che interrompono la gravidanza, un reato che oggi in Polonia viene punito con 3 anni di reclusione. L’ultimo disegno di legge, introdotto dal partito conservatore della Terza Via, che fa parte della coalizione al Governo, vuole mantenere il divieto nella maggior parte dei casi, ma consentire l’aborto in caso di difetti fetali, cosa che oggi non è prevista. In pratica, significherebbe riportare la legge sull’aborto allo stato in cui si trovava prima del 2020. Fino a 4 anni fa le leggi sull’aborto in vigore erano quelle del 1993, che lo consentivano in caso di stupro o incesto, di pericolo di vita della donna o di anomalie fetali.

In una risoluzione approvata ieri, il Parlamento europeo ha invitato la Polonia (e Malta) a modificare la propria politica sull’aborto e altre misure che lo vietano e lo limitano. L’organismo “esorta gli Stati membri a depenalizzare completamente l’aborto in linea con le linee guida dell’Oms del 2022 e a rimuovere e combattere gli ostacoli all’aborto sicuro e legale”. In particolare, i deputati hanno esortato “le autorità polacche a dare priorità agli sforzi legislativi per garantire il pieno accesso all’aborto sicuro e legale il prima possibile”.

Qualsiasi cambiamento dovrà probabilmente passare da Andrzej Duda, vicino al PiS, prima di entrare in vigore. Il mese scorso il presidente polacco ha posto il veto a un disegno di legge che rendeva un contraccettivo, la pillola del giorno dopo, disponibile come farmaco da banco per le donne e le ragazze dai 15 anni in su. A maggio 2025, quando si terranno le elezioni presidenziali, Tusk mobiliterà elettori ed elettrici per sostenere il candidato sostenuto dal Governo che potrebbe dare una svolta definitiva ai diritti riproduttivi in Polonia.

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