Diritti

Il prossimo anno 4 miliardi di persone saranno chiamate a votare

Le elezioni europee non sono le uniche che si terranno nel 2024. Ecco un riassunto dei principali impegni elettorali che ci attendono: primo appuntamento a Taiwan, il 13 gennaio
Credit: EPA/AILEN DIAZ
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4 dicembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Nel 2024, circa 4 miliardi di persone andranno al voto. Non ci saranno solo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: infatti, anche i cittadini di Taiwan, Indonesia, India, Pakistan e diversi Paesi di Sud America e Africa, tra gli altri, saranno chiamati alle urne, insieme a Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Austria e Belgio. Nel contesto geopolitico, si tratta di una tornata elettorale non solo mastodontica per i numeri descritti, ma anche delicata.

Le 40 elezioni nazionali che ci attendono cominceranno da Taiwan il 13 gennaio. L’isola è contesa tra Pechino, che non esclude l’uso della forza per raggiungere l’annessione, e il partito democratico progressista al governo (Dpp). Quest’ultimo ritiene il Paese indipendente de facto dalla Cina ed è considerato il favorito nella corsa elettorale rispetto al Partito nazionalista di Taiwan (Kmt), il partito conservatore di opposizione vicino al governo cinese. La sfida è stata descritta dal candidato del Ddp Lai Ching-te come una scelta per gli elettori tra “totalitarismo e democrazia”, in riferimento al fatto che la Cina potrebbe sfruttare la vittoria dei suoi avversari per aumentare la propria influenza su Taiwan.

Anche in America latina, dove 5 Paesi (Messico, Uruguay, Panama, Repubblica Dominicana e El Salvador) sceglieranno i presidenti alle elezioni generali a partire da febbraio fino a fine ottobre 2024, si parla di Cina. Nella regione l’influenza economica e politica di Xi Jinping cresce costantemente: il 22 novembre, il Governo cinese ha stretto accordi per diventare il principale partner commerciale dell’Uruguay, come già avviene con Brasile, Cile e Perù.

I Governi sudamericani si trovano intanto ad affrontare gravi problemi di violenza e povertà. In Messico, 2 donne, Claudia Sheinbaum e Xóchitl Gálvez, competono per la presidenza di fronte a un tasso di femminicidi enorme e la persistente disuguaglianza di genere in economia. El Salvador ha invece stabilito che il presidente Nayib Bukele, criticato a livello internazionale per le modalità di repressione delle bande criminali, può candidarsi alla rielezione, anche se la Costituzione del Paese tecnicamente lo vieta.

In Africa, la presenza della Cina non è minore rispetto all’America latina. Pechino è infatti il principale partner commerciale del continente, con cui scambia più di 200 miliardi di dollari all’anno e dove possiede oltre 10.000 aziende, per un totale di 300 miliardi di investimenti. Dalla Tunisia all’Egitto, passando per il Ruanda e il Botswana, solo in Africa il prossimo anno si terranno 23 elezioni per definire la leadership e i parlamenti nazionali. Se i brogli elettorali e la scarsa affluenza alle urne affliggono i Paesi africani, nel tentativo di contrastare l’apatia e favorire la partecipazione alle elezioni nazionali, il Sudafrica ha di recente organizzato la sua prima grande campagna di registrazione rivolta agli elettori.

In India, dove i rapporti con Pechino sono più tesi, la campagna elettorale è entrata già nel vivo in vista al voto che si terrà in primavera: il presidente Narendra Modi (il più popolare dei candidati finora secondo i sondaggi) e il leader del principale partito di opposizione Rahul Gandhi hanno attraversato il Paese, intervenendo in numerosi comizi e promettendo sussidi in contanti, esenzioni dai prestiti agricoli e coperture assicurative agli elettori.

Mosca, poi, si prepara alla ricandidatura di Vladimir Putin, che ha deciso di presentarsi alle elezioni presidenziali di marzo. Questa mossa gli potrebbe consentire di rimanere al potere almeno fino al 2030, in assenza di un’opposizione politica forte. Se Putin sarà probabilmente l’unico vero candidato alle elezioni, nel frattempo, negli Stati Uniti, 7 esponenti del Partito repubblicano sono in lizza per conquistare il titolo di candidato presidenziale del loro partito. Tra i favoriti c’è di nuovo Donald Trump, accusato tra l’altro di aver tentato di alterare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020, mentre il presidente Joe Biden è il presunto candidato del Partito democratico.

Nel frattempo, in Regno Unito, i sondaggi indicano che nelle elezioni previste per il prossimo autunno il partito laburista di opposizione guidato da Keir Starmer sconfiggerà i conservatori al Governo con Rishi Sunak. Al contrario, in Austria, il partito di estrema destra populista Fpo guadagna sempre più consenso.

In Belgio, dove il voto è obbligatorio per legge (pena una multa fino a 125 euro), nel 2024 si voterà per le elezioni federali, regionali e comunali. Quasi il 40% degli abitanti delle capitale del Paese sono non belgi, ma l’obiettivo del prossimo anno è portare la loro partecipazione alle elezioni comunali a superare la soglia del 15% registrata nel 2018.

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