Diritti

Taiwan: la rinascita del #MeToo

L’accusa di molestia sessuale fatta da un membro del Partito Democratico Progressista verso un collega ha riportato sotto i riflettori il tema della violenza contro le donne: in politica e nel mondo dello spettacolo
Frame dalla serie "Wave Makers", che ha spinto Chen Chien-jou a denunciare la violenza sessuale subita
Frame dalla serie "Wave Makers", che ha spinto Chen Chien-jou a denunciare la violenza sessuale subita Credit: Netflix
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21 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

Negli ultimi mesi a Taiwan sono state registrate un gran numero di accuse per molestie sessuali, che hanno portato alle dimissioni di membri del partito al Governo e scompiglio nel mondo dello spettacolo, accendendo il dibattito pubblico sulla violenza e sugli stereotipi di genere diffusi nella società.

A maggio Chen Chien-jou, che lavorava per il Partito Democratico Progressista alla guida del Governo di Taiwan, ha accusato un membro del partito di averla molestata sessualmente. A spingerla a testimoniare sarebbe stato un episodio della serie Wave Makers, in onda su Netflix, che racconta di un abuso subito da un personaggio femminile da parte di un collega. Nella serie la vittima considera la violenza priva di rilievo e non la denuncia, ma Chen Chien-jou ha deciso di parlare.

Quando ha denunciato alla direttrice degli affari femminili del partito, a Chen è stato offerto un congedo, ma nei confronti del suo molestatore non è stato preso alcun provvedimento. Dopo essersi dimessa, ha raccontato la sua storia sui social citando la serie tv e dando il via a un’ondata di denunce sul web in pieno stile #MeToo. La storia di Chen è diventata virale e la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, si è scusata pubblicamente per come è stata trattata dal partito, mentre la direttrice degli affari femminili a cui aveva denunciato i fatti si è dimessa.

Da quel momento, le denunce hanno travolto la politica. Lo stesso Partito Democratico Progressista ha avviato un rinnovamento interno, spingendo almeno una decina di altri politici accusati di molestie ad abbandonare il proprio incarico. Insieme all’adozione di una politica di tolleranza zero nei confronti delle molestie sessuali, il partito ha annunciato la creazione di un canale diretto attraverso il quale i propri membri possono denunciare qualsiasi forma di violenza all’ufficio interno dell’uguaglianza di genere, che si è impegnato a fornire assistenza legale alle vittime.

Mentre anche l’ambasciatore di Taiwan in Thailandia è stato costretto a dimettersi dopo una denuncia per molestie sessuali, le accuse hanno coinvolto sempre più volti noti dell’intrattenimento, come attori e presentatori televisivi. Tra loro c’è anche il commentatore politico e youtuber Lucifer Chu, accusato da una consigliera comunale di Taipei di averla baciata più volte contro la sua volontà e di averla trattenuta con la forza durante una cena privata nel 2022.

In risposta ai crescenti casi di violenza sessuale, il Governo dell’isola ha inasprito la normativa che punisce gli aggressori. I datori di lavoro che commettono molestie dovranno ora affrontare multe che superano i 32.000 dollari e fino a 3 anni di carcere. Con la riforma legislativa il Governo spera inoltre di contrastare la tendenza alla scarsa segnalazione da parte delle vittime: nel 2022, su 23,3 milioni di persone che popolano Taiwan sono state registrate 165 denunce di molestie, a fronte però del sondaggio condotto dal Ministero del Lavoro secondo cui oltre il 3% delle lavoratrici e l’1,3% dei lavoratori avevano subito molestie sessuali sul posto di lavoro.

Il riverbero del movimento #MeToo taiwanese intanto ha raggiunto sui social anche la Cina, dove Wave Makers è stato censurato. Il Partito Comunista sta infatti da tempo cercando di silenziare le denunce e le attiviste che si battono contro le violenze di genere. Una di loro, Huang Xueqin, è stata accusata di “incitamento alla sovversione del potere statale” ed è in carcere dal 2021; ma la censura ha colpito anche Peng Shuai, la star del tennis che 2 anni fa ha accusato pubblicamente l’ex vice premier Zhang Gaoli di averla molestata.

Oggi però, nonostante i tentativi repressivi del Governo, la nuova ondata di accuse a Taiwan sta indirettamente favorendo la lotta alla violenza contro le donne anche a Pechino, dove cresce ogni giorno il numero di denunce online da parte delle vittime.

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