Diritti

L’aborto verrà inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue

La risoluzione, votata oggi dal Parlamento europeo, prevede la modifica dell’articolo 3: tutte le persone hanno “diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo” e all’accesso ai servizi relativi alla salute riproduttiva, compresa l’interruzione di gravidanza “sicura e legale”
Credit: Gayatri Malhotra 
Tempo di lettura 4 min lettura
11 aprile 2024 Aggiornato alle 16:00

Dopo la Francia, una svolta per l’aborto arriva direttamente dal cuore dell’Ue: il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è stato inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.

La risoluzione, votata oggi in aula a Strasburgo, è passata con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni. Va detto che il risultato di questa risoluzione è parziale: per la piena applicazione ci sarebbe dovuto essere il voto unanime di tutti i paesi dell’Unione europea. Il Parlamento ha infatti richiesto a Polonia e a Malta l’abrogazione delle leggi che vietano o limitano pesantemente l’aborto.

Aborto: dagli Usa all’Ue

Le prime richieste del Parlamento europeo sul tema del diritto all’aborto come diritto inalienabile della salute delle donne e delle persone con utero erano state presentate il 9 giugno 2022 con una prima risoluzione che aveva ribadito la necessità di tutelare le donne che intendono abortire, chiedendo agli Stati membri di ridurre le limitazioni all’accesso alle cure, a partire dall’alto numero di medici e personale obiettore di coscienza.

Sempre nel 2022, a giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di annullare la protezione garantita consentendo a ogni Stato di limitare o vietare l’aborto. Per questo motivo, a luglio dello stesso anno, i deputati europei hanno iniziato a esprimere la propria preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e pro-life nel mondo, esortando i Paesi membri a depenalizzare l’aborto, a eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche.

“I Paesi Ue dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’Hiv, senza discriminazione alcuna - spiegava a luglio 2022 il Parlamento Ue - La Commissione e gli Stati membri dovrebbero intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti (Sexual and reproductive health and rights – Srhr)”.

Il Parlamento europeo ha poi successivamente discusso il tema a Strasburgo il 14 marzo 2024, esortando gli Stati membri a garantire alle donne l’accesso all’aborto sicuro e legale.

Le incognite e la svolta europea

Dopo il voto di oggi al Parlamento, la domanda che sorge è: questo traguardo (che segue la Francia e il suo inserimento in Costituzione del diritto all’aborto) sarà l’apripista per nuove decisioni relative all’Ivg sicura e legale, anche per portare un cambiamento al di là dei confini europei?

All’interno del testo approvato, gli eurodeputati chiedono che l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sia modificato, dichiarando che tutte le persone hanno «il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».

Un voto prima di tutto politico, dunque, che sancisce un traguardo storico per l’Unione, anche se con alcuni voti contrari. Ma la più grande incognita rimane quella legata alla reale applicazione delle misure su un terreno che non è di competenza dell’Unione Europea ma dei singoli Stati.

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