Diritti

Francia: l’aborto entra in Costituzione

Con 780 voti a favore e 72 contrari, è il primo Paese a riconoscere nella propria carta fondamentale la libertà delle donne di interrompere una gravidanza
Credit: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON
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5 marzo 2024 Aggiornato alle 10:30

Ieri il Parlamento si è riunito in seduta comune al Congresso di Versailles approvando con 780 voti favorevoli e 72 contrari una riforma che rende la Francia il primo Stato al mondo a includere nella sua Costituzione “la libertà garantita delle donne di ricorrere al diritto di interruzione volontaria della gravidanza”.

Mezzo secolo dopo l’adozione della Loi Veil del 1974 sull’aborto, che riconosce la libertà delle donne di disporre del proprio corpo, per molti storici e attivisti si tratta di una tappa storica nelle lotte femministe.

Le dichiarazioni dei rappresentanti dei partiti politici che hanno preceduto il voto sono state seguite in diretta tv e mostrate su un maxischermo in Place du Trocadéro, a Parigi. «Le nostre libertà sono intrinsecamente minacciate. Intrinsecamente fragili, sostanzialmente alla mercé di chi decide - ha detto il primo ministro Gabriel Attal aprendo il momento di confronto tra gli esponenti del Parlamento - E quando vogliamo attaccare le libertà di un popolo, è sempre da quella delle donne che partiamo».

Sylvain Maillard, deputata del partito di Renaissance fondato dal presidente francese Emmanuel Macron, ha parlato per prima affermando che «Attraverso questa riforma costituzionale, la Francia dimostra ancora una volta la sua vocazione universale». Per alcuni deputati, tuttavia, la riforma costituzionale sarebbe potuta essere più ambiziosa includendo anche il diritto alla contraccezione, proposto nel testo originario dal partito La France Insoumise.

La parlamentare Anne Cécile Violland, della coalizione di maggioranza, ha poi sottolineato che la formulazione odierna «non mette in discussione la libertà costituzionale di coscienza che è alla base della libertà dei medici e delle ostetriche di non procedere all’interruzione volontaria di gravidanza».

Non sono mancate tuttavia le critiche. Alcuni deputati del Rassemblement National, il partito di Marie Le Pen, hanno contestato l’idea che il diritto all’aborto sia in pericolo e che fosse urgente costituzionalizzarlo per proteggerlo da eventuali limitazioni. Il senatore repubblicano François-Noël Buffet ha inoltre ribadito i dubbi del suo partito sull’espressione “libertà garantita” sostenendo che «la qualificazione “garantita” sembra porre la libertà di ricorrere all’aborto al di sopra delle altre libertà e diritti costituzionali».

Oggi a livello globale alcuni Stati consentono alle donne di abortire solo con autorizzazione medica, mentre 21 Paesi (tra cui Egitto, Iraq, Senegal e Filippine) vietano formalmente qualsiasi interruzione di gravidanza. Con la decisione di ribaltare la sentenza Roe v. Wade, gli Stati Uniti sono diventati il quarto Paese a revocare la legalità dell’aborto insieme a Nicaragua, El Salvador e Polonia.

Secondo i dati del Center for Repruductive Rights, il 40% delle donne nel mondo vive in un Paese che limita o vieta il loro diritto all’aborto. Per La Fondation des Femmes il voto di ieri è una vittoria collettiva per le associazioni femministe e un segnale forte per le donne.

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