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Usa: cresce la dipendenza da beta-bloccanti per controllare l’ansia

Sempre più statunitensi abusano di medicinali per rallentare la frequenza cardiaca con l’obiettivo di eliminare stress e agitazione. In realtà, affermano i medici, è un effetto placebo e dovrebbero essere assunti solo dopo aver consultato un dottore
Credit: lilartsy
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10 aprile 2024 Aggiornato alle 09:00

Ansia in vista di un colloquio di lavoro oppure? Nervosismo alla vigilia di un appuntamento importante? Sono molte le situazioni che nella vita di tutti i giorni possono provocarci stress e agitazione: la soluzione è imparare (o almeno tentare) a controllare queste emozioni senza lasciarci sopraffare, credere in noi stessi e nelle nostre capacità, mantenere la calma e la lucidità.

Ma negli Stati Uniti le persone vengono bombardate di messaggi che inducono a pensare che con una pastiglia in pochi minuti il problema si risolverà da solo: la nostra ansia svanirà e faremo un figurone al colloquio di lavoro oppure all’appuntamento a cui teniamo tanto. La soluzione proposta da alcune startup è l’acquisto di un beta-bloccante, ovvero un farmaco in grado di rallentare la frequenza cardiaca e abbassare la pressione sanguigna.

“Non sarete più sudati e vacillanti. Assunzione facile, effetto rapido, basta ansia in 15 minuti”, recita uno degli slogan pubblicitari utilizzati dalle aziende per incentivare l’acquisto di questi farmaci. Alcuni beta-bloccanti sono stati approvati negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration ma non per combattere gli stati d’ansia: per esempio, il propranololo cloridrato viene prescritto per il dolore toracico, per prevenire l’emicrania, per i tremori involontari, per regolarizzare i ritmi cardiaci.

Anche se in linea generale i beta-bloccanti sono considerati sicuri, i medici lanciano l’allarme perché in realtà possono generare effetti collaterali spiacevoli e, pertanto, raccomandano di non abusarne e soprattutto di assumerli solo previo consulto con il proprio medico. Tra questi effetti: vertigini, sensazione di affaticamento generalizzato, mani o piedi freddi, disturbi del sonno, nausea, diarrea e, in alcuni casi anche se non frequenti, difficoltà respiratorie. Inoltre, i beta-bloccanti potrebbero creare problemi a persone malate di diabete oppure con pressione bassa, bradicardia (cioè battito cardiaco lento) o a chi soffre di asma o altre patologie polmonari.

La dottoressa Yvette I. Sheline, professoressa di psichiatria presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, ha rilevato un notevole aumento della popolazione che si affida ai beta-bloccanti: Sheline ha ribadito che per superare uno stato d’ansia o un blocco psicologico bisogna lavorare su sulle emozioni, ragionando sul perché all’improvviso ci agitiamo, sudiamo e i nostri battiti cardiaci schizzano. Invece, ingoiando un beta-bloccante, ciò che otteniamo è solo l’eliminazione dei sintomi fisici legati al nostro stato di agitazione. Gli slogan con cui questi prodotti vengono continuamente proposti come la soluzione rapida ed efficace al problema, la facilità di reperirli online, sono i due fattori principali che hanno dato una notevole spinta nella direzione del consumo abituale di questi farmaci.

In qualità di psichiatra, Sheline ha ricordato che il compito dello specialista in questo caso è analizzare accuratamente chi si ha di fronte. La prima cosa da fare è riconoscere se il soggetto è ansioso o depresso; dopodiché, se si tratta di un’ansia cronica, se è dovuta al fatto che questa persona sta vivendo un momento particolarmente difficile della sua vita o ancora se si tratta della momentanea preoccupazione pre-prestazione (per un candidato che deve affrontare un colloquio oppure un artista con il timore del palcoscenico, per esempio). Per il medico è fondamentale riconoscere la natura dello stato d’ansia per non commettere un errore nella prescrizione della terapia al paziente.

Ma cosa succede esattamente al nostro corpo quando veniamo presi dall’ansia? Il nervosismo e lo stress induce ci fa produrre adrenalina, che “segnala” al nostro cuore di battere più velocemente e restringe i vasi sanguigni. Di conseguenza, il respiro accelera e noi iniziamo a sudare. In parole semplici, i beta-bloccanti intervengono fermando l’attività dell’adrenalina. Ma è solo un temporaneo effetto placebo. Infatti, come dichiarato dalla dottoressa Regine Galanti, psicologa a, New York, specializzata nel trattamento di persone che soffrono di disturbi d’ansia, in realtà le preoccupazioni rimangono nella mente del paziente: mentre i battiti cardiaci e la pressione sanguigna sono “tranquilli”, il cervello “corre” e continua a rimuginare su ciò che provoca stress e preoccupazione. Ciò significa che assumere beta-bloccanti è un modo per non vedere le nostre paure, non per superarle.

Per le persone che si trovano a fronteggiare frequentemente situazioni cariche di agitazione, il consiglio degli esperti è allontanarsi dai beta-bloccanti e avvicinarsi alle tecniche di respirazione e meditazione oltre che seguire un’apposita terapia di esposizione. In questo modo, infatti, anziché chiudere gli occhi di fronte a ciò che ci procura ansia, impareremo a confrontarci serenamente con quello che ci rende nervosi. Come affermato da Galanti, “Mascherare i sintomi dell’ansia non ti insegnerà a gestire l’ansia”.

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