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Viaggio a Parigi, la capitale delle prossime Olimpiadi

Nella città francese fervono i preparativi in vista dei Giochi olimpici e paralimpici di quest’estate. Ma cosa vuol dire preparare un’Olimpiade?
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6 aprile 2024 Aggiornato alle 09:00

Se guardo fuori dalla finestra della cameretta di mia figlia vedo Parigi. Più esattamente, riesco a vedere una stazione dei treni, la Biblioteca Nazionale in lontananza, la sede di un grande giornale che si chiama Le Monde e i giardini storici di un ospedale. Ma, soprattutto, vedo un gigantesco cantiere.

Siamo in tanti, a Parigi, ad avere un cantiere sotto casa. Da qualche mese, infatti, la città si è trasformata nel paradiso dei pensionati e dell’idea (sbagliata) che ci facciamo dei maschietti. Un trionfo di ruspe, gru e betoniere che si affannano a preparare la capitale francese in vista di un evento importantissimo: i giochi olimpici e paralimpici che si svolgeranno dal 26 luglio all’11 agosto e poi dal 28 agosto all’8 settembre.

La città è in subbuglio da diversi mesi perché organizzare un’Olimpiade è uno sport olimpico a pieno titolo, uno sport in cui sono tutti bravi ma nessuno è davvero un campione. In effetti, bisogna trovare - e quando non c’è, inventare - lo spazio per accogliere migliaia di atleti da tutto il mondo e farli competere. E non ci sono solo loro: ci sono anche allenatori, medici, giornalisti e un fiume di turisti.

Per quanto si dica che le Olimpiadi del 2024 siano le Olimpiadi di Parigi, non tutte le gare si svolgeranno qui. Quelle di 21 sport su 32 si terranno effettivamente nella capitale, tra il centro storico e la periferia, ma gli atleti di alcune discipline si fronteggeranno lontano. C’è per esempio il calcio, che è disseminato un po’ in tutta la Francia, la vela a Marsiglia e le prove di surf che si svolgeranno a Teahupo’o, nella Polinesia francese.

L’organizzazione delle prove di surf in Polinesia ma anche i grandi cantieri parigini hanno messo in allerta numerose associazioni ecologiste perché costruire gigantesche strutture in fretta e furia in vista di un solo grande evento può avere delle conseguenze molto antipatiche sulla natura.

Ma non è solo la natura che paga il prezzo dell’organizzazione di un’Olimpiade. Ci sono anche le persone più povere.

Per poter accogliere i 16 milioni di turisti che ci si aspetta quest’estate, a esempio, molti degli alberghi che in genere ospitano le famiglie senza una casa riprendono le loro stanze. Un collettivo di 80 associazioni che si chiama Le Revers de la Médaille (L’Altro Lato della Medaglia) e che si occupa di proteggere e difendere i più deboli durante i Giochi ha denunciato il fatto che tante tendopoli sono state smantellate per fare spazio ai cantieri olimpici, senza però proporre un tetto alle persone sfollate.

Non è la prima volta che succede: ogni volta che c’è un’Olimpiade la città ospitante cerca di mostrare il meglio di sé, spesso nascondendo i problemi invece che risolverli. Ed è proprio triste perché per accogliere gli atleti sono stati creati 23.000 alloggi senza problemi, ma per le persone senza fissa dimora ne sono stati pensati solo 200 e ne servirebbero 7000.

Siccome le Olimpiadi sono un momento di orgoglio molto forte per il paese che le ospita e per quelli che vi partecipano, ogni scelta viene scrutata, lodata o criticata a seconda dei punti di vista. Qui in Francia, per esempio, si è fatto un gran parlare della presenza, non ancora confermata, della cantante Aya Nakamura durante la serata di apertura dei Giochi.

Aya Nakamura è franco-maliana, è la cantante francofona più ascoltata al mondo ed è una spacca-record: un sacco di premi, 7 miliardi di stream sulle piattaforme di musica, 10 canzoni disco di platino, 4 miliardi di views su YouTube e 20 milioni di followers sui social.

Con delle cifre così, si fa poca fatica a incoronarla regina di Francia! Ma per alcuni politici e pensatori, Aya Nakamura non rappresenta la Francia, anzi, la umilia, perché è nata in un altro paese, viene da una famiglia modesta e non parla elegante. Ma la Francia è anche questo e i numeri parlano chiaro: il paese è orgoglioso di sognare ascoltando Aya Nakamura, checché ne pensino i signorotti ricchi che parlano in tivù.

In questo momento, la Francia e l’Europa in generale stanno affrontando un periodo molto cupo. Le guerre in Palestina e Ucraina, gli attentati terroristi (in Francia ce ne sono stati diversi negli ultimi anni), la tensione fra i vari paesi del mondo: in questo clima molto elettrico organizzare un’Olimpiade sembra contemporaneamente una pericolosa stupidata e un’idea geniale.

Sembra una stupidata perché sarebbe meglio investire i soldi in progetti più duraturi e concreti piuttosto che in una grande festa. È importante però perché, oggi più che mai, abbiamo un gran bisogno degli ideali olimpici che sono l’unione, la pace, il rispetto delle regole e il superamento dei propri limiti. Allora, magari, se ci ripetiamo tutti abbastanza forte che la pace, l’unione e il rispetto sono l’unica via possibile, finiremo anche col crederci.

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