Diritti

Più della metà degli abitanti della Terra sono governati da over 70

Tra i 10 Paesi più popolosi, 8 hanno leader ultrasettantenni; anche in Africa, il continente più giovane. In controtendenza l’Europa, dove “invecchia” l’età dei cittadini ma diminuisce quella dei governanti
Credit: Yuri Gripas - Pool Via Cnp/CNP via ZUMA Press Wire
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
7 marzo 2024 Aggiornato alle 07:00

“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Guccini ormai più di 50 anni fa. Lo stesso non si può dire dei leader che governano il mondo. Senza dare giudizi estetici e considerando solo alla data sul documento d’identità, infatti, decisamente “giovani” non lo sono da un pezzo.

Basta guardare alla competizione elettorale su cui tutti gli occhi saranno puntati nei prossimi mesi: nelle Presidenziali Usa 2024 si sfideranno (con buona probabilità) l’81enne Joe Biden (che addirittura il 61% dei suoi elettori del 2020 ritiene troppo vecchio per un secondo mandato) e il 77enne Donald Trump.

Ma gli Stati Uniti non sono un’eccezione e la politica sembra l’unico campo in cui l’ageismo sempre più diffuso sembra non penetrare: più della metà della popolazione mondiale, dice il Wall Street Journal, è governata da over 70.

Un decennio fa, quando alla Casa Bianca c’era Barak Obama (eletto per la prima volta a 47 anni), tra i 10 Paesi più popolosi al mondo l’India era l’unico ad avere un leader ultra 70enne. Ora, i Paesi sono 8: c’è il Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva (78 anni), il Bangladesh di Sheikh HasinaWazed (76 anni), l’India dove il premier uscente Narendra Modi (73 anni) potrebbe essere riconfermato, la Russia di Vladimir Putin, la Cina Xi Jinping, la Nigeria di Bola Ahmed Tinubu e il Messico di Andrés Manuel López Obrador: tutti 71 anni nel 2024. Dopo il 20 marzo, quando sono attesi i risultati ufficiali delle elezioni, alla lista potrebbe aggiungersi l’indonesiano Prabowo Subianto, 72 anni.

Non sembra esserci una correlazione tra l’età della popolazione e quella dei governanti: l’Africa, il continente più giovane al mondo, ospita alcuni tra i leader più anziani mentre il “Vecchio Continente”, dove l’età media continua a crescere, è sorprendentemente in controtendenza.

L’età media del continente africano è 19 anni, eppure 7 degli Stati al suo interno sono governati da over 70, in alcuni casi over 80: il presidente 88enne del Camerun, Paul Biya, è tra i leader più anziani al mondo.

Nel continente europeo, invece, dove l’età media è di 44,5 anni, 14 leader hanno meno di 50 anni e all’inizio del 2023 l’età media di un capo di Governo europeo era di 53 anni, secondo L’analisi di Euronews. L’età media dei leader globali è aumentata a partire dagli anni ’50, diceva già nel 2019 un rapporto di Bloomberg, ma i capi di Governo europei sono andati in controtendenza e sono diventati più giovani a partire dall’inizio degli anni ’80, quando l’età media era di 67 anni.

Emmanuel Macron è diventato il presidente più giovane all’età di 39 anni e quest’anno ha nominato primo ministro il 34enne Gabriel Attal. Ma nella lista ci sono tra gli altri anche Giorgia Meloni, diventata Presidente del Consiglio a 45 anni, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (46 anni), il leader di San Marino Alessandro Cardelli (39 anni), il Premier britannico Rishi Sunak (43 anni), l’irlandese Leo Varadkar (45 anni), l’islandese Katrín Jakobsdóttir (41 anni).

A cosa si deve, quindi, questo invecchiamento globale dei governanti? Innanzitutto, dice il Wsj, al rafforzamento dei dittatori, che rimangono al potere molto più a lungo. Putin è diventato presidente per la prima volta a 47 anni, ma sono ormai 25 anni che guida la Russia. Nel 2022, anche il presidente Xi Jinping ha rotto con le convenzioni ed è entrato in carica per la terza volta all’età di 69 anni. Nei Paesi democratici sono invece aumentate le barriere all’ingresso e la quantità di risorse necessarie per sostenere una campagna elettorale e vincere le elezioni, tutto a vantaggio dei politici più anziani e navigati.

Ad alimentare il ringiovanimento dei leader europei, invece, è il declino dei partiti tradizionali, ha detto a Euronews Jan Berz, professore di scienze politiche al Trinity College di Dublino, che insieme ai colleghi Ferdinand Müller-Rommel e Michelangelo Vercesi ha pubblicato il saggio Prime Ministers in Europe: Changing Career Experiences and Profiles.

«Invece di selezionare il candidato primo ministro o presidenziale con una vasta esperienza politica, i partiti politici preferiscono sempre più candidati con una personalità gradevole, carisma e riconoscimento pubblico - ha affermato - Ciò ha reso più facile per i politici inesperti salire di grado all’interno dei partiti politici e accedere a posizioni dirigenziali di alto livello in giovane età».

Ma non c’è solo questo: da un lato la televisione e, ancor di più, i social media, strumenti che si concentrano maggiormente sulla personalità individuale, hanno dato una maggiore piattaforma e potere ai singoli politici.

Dall’altro, deve essere considerata la maggiore volatilità della politica europea, ha spiegato Stefan Lehne, visiting scientist presso il think tank Carnegie Europe. I «giovani imprenditori politici scontenti della politica dell’establishment» hanno beneficiato delle sempre più comuni, ma sempre più complesse, coalizioni che spesso coinvolgono 3 o più partiti. A questo si aggiunge che «la politica è diventata più stressante in tempi di notizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e di crescente importanza dei social media. Ciò avvantaggia ancora una volta i politici più giovani che hanno più resistenza e sono più bravi nella comunicazione moderna».

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