Culture

La storia (cancellata) delle investigatrici private

Da Antonia Moser, la prima ad aprire la propria agenzia, ad Annette Kerner, che gestiva la Mayfair Detective Agency nella via di Sherlock Holmes, Private Inquiries recupera le biografie delle detective britanniche
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
10 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Se chiedessimo ai nostri lettori di dire i nomi delle investigatrici private più famose, quasi sicuramente l’elenco comprenderebbe vecchie glorie come Miss Marple e Jessica Fletcher o nomi che negli anni (anche molto recenti) abbiamo imparato a conoscere, come Kay Scarpetta, Mila Vasquez, Teresa Battaglia, Imma Tataranni, i più giovani forse l’Enola Holmes dal volto di Millie Bobby Brown. Tutte queste donne hanno qualcosa in comune: non esistono nella realtà.

Eppure, le investigatrici sono esistite, eccome. Certo, sono state etichettate come “Mrs Sherlock Holmes” o Miss Marples amatoriali, derise e cancellate, ma hanno indagato sul crimine dalla metà del diciannovesimo secolo proprio come le loro controparti maschili. “Dal furto con scasso, alle persone scomparse, al ricatto, allo spaccio di droga, alla rapina, alle truffe matrimoniali, alla schiavitù dei bianchi, allo spionaggio industriale e all’omicidio. Le detective hanno catturato falsari di monete, adulteri, ladri di gioielli, impostori, truffatori, scrittori con penne avvelenate, rapinatori di ferrovie, maghi, sindacati di taccheggio, cartelli di francobolli, bande di ippodromi, truffatori romantici e assassini”.

A ripercorrerne le storie e a svelare la verità sulle loro vite e carriere dal 1850 ai giorni nostri è stata la giornalista Caitilin Davies, che nel suo libro Private Inquiries: The Secret History of Female Sleuths non solo ci mostra che le donne detective esistono da tanto tempo quanto gli uomini, ma anche che spesso erano più ricercate per le loro competenze specifiche.

«Le donne lo hanno fatto con successo sin dal 1850 - ha affermato Davies - Negli anni ‘20 e ‘30, l’investigazione privata era una delle carriere meglio pagate che una donna potesse intraprendere, ed era molto accessibile perché non serviva alcuna istruzione o qualifica particolare, non c’erano limiti di età e non importava se avevi avuto figli oppure no. Ma con il passare degli anni, le donne hanno cominciato a essere espulse, e dagli anni ’20 e ’30 fino a oggi, sono state escluse in vari modi».

All’esclusione dalla professione è corrisposta anche una vera e propria cancellazione dalla storia. Per questo, Davis ne ripercorre le biografie professionali e personali. Alcune protagoniste del suo libro hanno dovuto tenere nascoste il loro vero nome e la loro storia per apparire più “rispettabili” e degne di essere assunte. Molte tra coloro che si sono rivolte alle investigazioni private per mantenersi dopo la rottura del loro matrimonio, a esempio, hanno continuato a definirsi “signora”, in modo da non scoraggiare i potenziali clienti in un contesto in cui la separazione e il divorzio erano ancora un tabù.

Tra le pagine del libro ci sono Antonia Moser, la prima donna ad aprire la propria agenzia, Annette Kerner, cantante d’opera che gestiva la Mayfair Detective Agency in Baker Street - proprio vicino all’immaginario 221b - negli anni ‘40, e l’investigatrice di Liverpool Zena Scott-Archer, che divenne la prima donna presidente della World Association of Detectives. Ma l’elenco dei nomi è lungo, da Mrs Jenkins (la prima donna detective alla fine del 1840) a oggi, un momento in cui il numero delle investigatrici è di nuovo in aumento e in alcuni corsi le donne rappresentano il 30% di tutti i tirocinanti.

«Sono rimasta affascinata dalle investigatrici fin da quando ho iniziato a fare ricerche su Queens of the Underworld. […] La banda di taccheggiatori tutta al femminile ha creato lavoro per altre donne, come investigatrici privati ​​nei grandi magazzini. Le donne non erano ancora autorizzate a entrare nelle forze di polizia, eppure qui lavoravano sotto copertura, arrestavano i delinquenti e testimoniavano come testimoni esperti in tribunale. Sembravano donne toste - ha detto Davis spiegando come è nata l’idea del libro. - Mi chiedevo chi fossero le investigatrici e come fossero le loro vite. Poi mi sono chiesta perché avrei potuto nominare numerose donne investigatrici immaginarie - Miss Marple, Nancy Drew, Cordelia Grey, Charlie’s Angels, Jessica Fletcher, Lisbeth Salander, Precious Ramotswe - ma nessuna nella vita reale. Mi sono anche chiesta, cosa fanno concretamente le investigatrici private»?

Per comprendere meglio il lavoro dell’investigatrice e rappresentare la realtà dietro l’immaginario, Davis ha completato corsi e diplomi per investigatori professionisti gestiti dall’Association of British Investigators e parlato con detective privati di oggi.

Riscoprire queste storie non è solo un modo per eliminare queste vite e le loro esperienze dall’oblio, ma anche per ricordare a chi legge oggi che la strada delle investigatrici private non è preclusa a chi vuole intraprenderla. «È incredibilmente importante che queste storie siano conosciute, perché se non sai che qualcuno ha fatto qualcosa, ti senti come se lo stessi facendo per la prima volta - ha detto Davies. - Se le persone ti dicono che non sei bravo in niente e che non hai nessuno a cui puntare, non puoi dire ‘queste persone lo hanno fatto, quindi lo farò io’».

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