Diritti

Il Ghana potrebbe approvare una delle leggi anti-Lgbtq+ più repressive dell’Africa

Il Ddl, che prevede l’aumento delle pene per le relazioni omosessuali e il carcere per chi sostiene i diritti della comunità arcobaleno, potrebbe ricevere il via libera entro marzo
Credit: Breston Kenya 
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28 febbraio 2024 Aggiornato alle 09:00

Il Ghana si avvicina all’approvazione definitiva di uno dei disegni di legge più oppressivi contro la comunità Lgbtq+ africana. La proposta di legge dedicata alla promozione dei “valori della famiglia” (Promotion of Proper Human Sexual Rights and Ghanaian Family Values Bill) incombe nel dibattito parlamentare dal 2021, ma nelle ultime settimane l’iter legislativo ha raggiunto le fasi finali.

Il disegno di legge non solo aumenta le pene per le relazioni omosessuali da 3 a 5 anni di carcere, ma criminalizza anche i sostenitori dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e di altre identità sessuali o di genere non conformi, che rischiano fino a 10 anni di reclusione. Con la bocciatura dell’emendamento proposto da un membro del partito di maggioranza, Alexander Afenyo-Markin, che intendeva sostituire il carcere per gli omosessuali con pene non detentive per evitare un “incoraggiamento alla sodomia in carcere”, è stato superato uno degli ultimi ostacoli verso il via libera parlamentare di queste misure che potrebbe arrivare già entro marzo.

In pratica, chiunque abbia un contatto sociale, familiare o professionale con una persona della comunità Lgbtq+ rischierebbe di essere accusato. «Molte persone saranno sfrattate dalle loro case. Alcune famiglie stanno già buttando fuori i propri parenti o figli perché non vogliono avere un figlio gay o una figlia lesbica», ha avvertito un attivista ghanese.

La proposta di legge impone anche ai cittadini ghanesi l’obbligo di denunciare qualunque persona sospettata di comportamenti di “natura Lgbt” alla polizia o a un elenco di persone selezionate all’interno della comunità. Con un duro colpo anche per tutti gli interventi e i percorsi di transizione di genere, che verrebbero vietati con le nuove norme.

Per l’entrata in vigore della legge, che può contare sull’appoggio di un’ampia coalizione formata da membri della comunità cristiana, musulmana e leader tradizionali del Ghana, sarà comunque necessaria la firma del presidente Nana Akufo-Addo che, nonostante un acceso dibattito parlamentare che va avanti da anni, non ha ancora espresso la sua posizione.

Nel tentativo di sradicare tutti i comportamenti omosessuali, che le istituzioni religiose e la politica conservatrice riconducono a un fenomeno importato dall’Occidente, il disegno di legge ghanese ha la stessa ispirazione delle politiche anti-gay adottate o proposte da molti altri Stati africani (come il recente Anti-Homosexuality Act che in Uganda ha introdotto persino la pena di morte nelle condanne più gravi). La lotta contro l’omosessualità vista come perversione della società africana esprime una linea politica chiara: la riaffermazione della propria sovranità territoriale a discapito delle potenze coloniali occidentali.

La proposta avanzata dal Ghana ha trovato oppositori non solo nelle organizzazioni per i diritti umani (Human Rights Watch, Amnesty International), ma anche tra le più alte cariche del clero cattolico: il cardinale Peter Turkson in un’intervista alla Bbc di novembre ha riferito che «Le persone Lgbtq non dovrebbero essere criminalizzate perché non hanno commesso alcun reato. È ora di cominciare a educare per aiutare le persone a capire cos’è questa realtà, questo fenomeno».

Oltre alle prevedibili ripercussioni negative per i diritti delle persone Lgbtq+, che già l’anno scorso hanno subito oltre 70 aggressioni secondo i dati di una Ong locale, a preoccupare sono anche le possibili conseguenze sul piano economico e degli investimenti esteri. In Uganda, per esempio, 3 mesi dopo l’approvazione della legge contro l’omosessualità, la Banca Mondiale ha annunciato la sospensione di futuri finanziamenti al Paese perché la nuova legge “contraddice fondamentalmente i valori del gruppo”.

Nel report di gennaio Africa: We are facing extinction, che ha analizzato lo stato dei diritti Lgbtq+ di 12 paesi africani, Amnesty International ha documentato come nel 2023 le leggi siano state strumentalizzate in modo sistematico per discriminare, marginalizzare e perseguitare le persone appartenenti alla comunità arcobaleno.

Nel continente africano, sono 31 i Paesi che criminalizzano gli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso, nonostante queste norme siano in contrasto gli standard dell’Unione africana. In Kenya, in risposta a una sentenza della Corte Suprema che l’anno scorso ha riconosciuto la legittimità delle organizzazioni Lgbtq+, sono aumentate rapidamente le minacce e violenze omofobe e in Parlamento è stata presentata la Family Protection Bill: un testo che per l’omosessualità vuole introdurre anche l’ergastolo o la pena di morte ed eliminerebbe il diritto di asilo garantito per le persone Lgbtq+ perseguitate nel proprio Paese.

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