Ambiente

Italia: i disastri climatici sono costati 210 miliardi in 40 anni

A causa del conto salato, dovuto a alluvioni, gelate, siccità e piogge torrenziali, il Paese si posiziona primo in Ue per danni imputabili al cambiamento climatico. A pagarne di più sono cittadini e Pmi
Credit: ANSA/ FABRIZIO ZANI - PASQUALE BOVE 
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26 febbraio 2024 Aggiornato alle 12:00

Nel capoluogo lombardo è tempo di Fashion Week: non solo abbigliamento e sfilate, ma anche sensibilizzazione.

Come l’installazione posta a via Paolo Sarpi che rappresenta un’auto rossa su cui è stampata la scritta ‘Climate change doesn’t exists’, completamente distrutta da pesanti e imponenti chicchi di grandine.

Un simbolo provocatorio ideato da Cesvi e Factanza Media che punta a lanciare un messaggio ben chiaro, in una Milano che ancora soffre le grandinate violente, piogge e trombe d’aria che ha vissuto fino a pochi mesi fa, fra strade allagate e alberi caduti. Ossia, che più si cerca di nascondere il problema del cambiamento climatico e di minimizzare la sua portata nelle nostre vite, maggiore è il rischio che corriamo giorno dopo giorno. Soprattutto a livello economico.

Come ulteriore riprova della rilevanza che questi eventi atmosferici hanno per le tasche dei cittadini, è stato da poco presentato un apposito report curato da Censis e commissionato da Confcooperative, confederazione delle cooperative italiane, da cui emerge l’imponente impatto che i disastri climatici hanno avuto sul bilancio statale.

Negli ultimi 40 anni, ben un terzo di tutti i danni subiti in Europa ha colpito proprio il tessuto economico e imprenditoriale italiano, a cui è toccato pagare la cifra monstre di 210 miliardi di euro, di cui 111 direttamente causati da disastri naturali.

Gran parte dei danni sono da collegare alle alluvioni (57 miliardi), seguite poi da ondate di calore (30,6 miliardi), precipitazioni (15,2 miliardi) e infine siccità e gelo (8,2 miliardi), mentre la restante parte è da imputare a terremoti, eruzioni e frane. Un conto salatissimo che in un colpo solo spazza via tutto l’ammontare del Pnrr (194,4 miliardi).

Parliamo di un costo decisamente più elevato rispetto a quanto registrato nello stesso arco temporale per Germania e Francia, rispettivamente 167 e 120 miliardi, nonostante l’Italia si estenda su una superficie territoriale decisamente più ridotta. Nel complesso, stando all’elaborazione Censis basata sui dati Agenzia Europea dell’Ambiente, tutti i 27 stati membri dell’Unione europea hanno generato un costo complessivo di oltre 767 miliardi di euro.

Una tendenza che, col passare degli anni, ha incrementato la sua potenza e distruttività, tanto che nel periodo compreso tra il 2017 e il 2022, la spesa per l’Italia è arrivata a 42,8 miliardi (di cui 17 nel solo 2022).

Si tratta di cifre che, per quanto esorbitanti, salirebbero ancora maggiori, se si contassero anche i danni degli eventi meteorologici avvenuti nel 2023. Le imponenti alluvioni che hanno colpito l’Emilia Romagna lo scorso maggio è stata inserita fra le prime tre catastrofi naturali a livello mondiale del 2023, mentre il gigante assicurativo Swiss Re ha calcolato circa 10 miliardi di danni, di cui solo il 6% coperto da assicurazione. Senza contare quanto successo pochi mesi dopo in Toscana, dove le alluvioni di dimensioni eccezionali hanno causato danni per 2,7 miliardi, una cifra a cui la Regione ha cominciato recentemente a fronteggiare distribuendo i primi 26,5 milioni di euro per i privati che hanno presentato correttamente le domande di risarcimento.

Agli sconvolgimenti delle vite personali dei cittadini, si sommano i danni degli imprenditori.

Dal focus emerge che in Italia una piccola e media impresa su 4 - specialmente nei settori di costruzioni e servizi - è minacciata dal cambiamento climatico, proprio perché localizzata in una zona a rischio di frane e alluvioni (circa l’8,1% del territorio è a rischio fisico alto), in quanto il rischio di venire colpiti da un disastro climatico fa aumentare del 4,8% la loro probabilità di fallire. Ciò deriva dalla maggiore probabilità di ottenere ricavi del 4,2% più bassi, con una inevitabile implicazione sul tasso di occupazione, che rischia di diminuire dell’1,9%.

Le inondazioni provocate dalle alluvioni hanno devastato campi e distrutto interi raccolti. Non a caso, il settore imprenditoriale più colpito è proprio quello agricolo, che stando ai dati Censis ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, pari a circa 900 milioni di euro.

In base quanto comunicato da Coldiretti, la siccità si pone come altra imponente calamità climatica, con un ammontare complessivo di danni all’agricoltura italiana che nel solo 2022 è pari a 6 miliardi di euro.

Nel 2022, considerato fra gli anni più caldi di sempre, quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo: la produzione di legumi (-17,5%), l’olio di oliva (-14,6%), i cereali (-13,2%), ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%). Dati che si scontrano col sistema idrico italiano, un vero e proprio colabrodo che arriva a perdere circa il 37,2% dell’acqua immessa in rete. A livello regionale, le zone nord ovest e del sud hanno raggiunto le vette di perdite maggiori, rispettivamente del -3,5% e -3,0%.

Senza contare le nuove specie aliene di insetti e animali che il riscaldamento globale attira sempre di più nel nostro Paese.

Il cambiamento climatico, infatti, porta a un aumento delle temperature medie di diverse regioni, rendendo l’ambiente più favorevole per le specie che precedentemente non potevano sopravvivere alle temperature più fredde dell’area.

Per esempio, se le temperature diventano più miti, alcune specie provenienti da climi più caldi possono raggiungere zone del mondo precedentemente troppo fredde per loro, con devastanti effetti per la fauna locale. Ne sono un esempio i granchi blu, fra le specie aliene più invasive del Mediterraneo, in grado di danneggiare gravemente la biodiversità e l’ecosistema marino, causando circa 100 milioni di danni per la pesca italiana.

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