Diritti

Informazione: le persone si fidano sempre meno dei giornali

Da una parte, l’Edelman Trust Barometer 2024 rivela che gli italiani preferiscono Google alle testate digitali; dall’altra, secondo il Digital News Report 2023 di Reuters, gli utenti leggono le notizie meno frequentemente rispetto al passato
Credit: Luis Cortés 
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19 marzo 2024 Aggiornato alle 12:00

L’Italia non è un Paese per giornali e giornalisti. L’Edelman Trust Barometer 2024, realizzato dall’omonima società di marketing e pubbliche relazioni, rivela che gli italiani preferiscono trovare informazioni tramite Google anziché attraverso le testate online e che i media sono l’organizzazione meno credibile rispetto a governi, aziende e Ong.

A risentire di questo calo di fiducia sono in prima persona i giornalisti, che negli ultimi 10 anni hanno perso il 18% della credibilità da parte dei lettori e sono ritenuti meno affidabili di Ceo e politici. La perdita riguarda tutti i media in cui l’informazione è presente, compresi i social, che riducono del 5% la loro affidabilità nella percezione degli utenti. Lo conferma, a livello globale, l’ultima ricerca annuale dell’agenzia di stampa Reuters, secondo cui solo il 40% del campione intervistato afferma di fidarsi della maggior parte delle notizie che legge per la maggior parte del tempo.

Mentre il consumo dei mezzi di informazione tradizionali, come tv e stampa, continua a diminuire in gran parte dei Paesi esaminati, la fruizione delle notizie online e via social non riesce a colmare il divario. I dati del Digital News Report 2023 di Reuters mostrano che i consumatori online accedono alle notizie meno frequentemente rispetto al passato e stanno anche diventando meno interessati: il 48% di loro dice di essere oggi molto o estremamente interessato alle notizie in confronto al 63% del 2017.

Una tendenza globale sempre più diffusa è anche quella di sottrarsi all’esposizione delle notizie, soprattutto quelle considerate negative. La percentuale degli utenti online e offline che afferma di evitare le news, spesso o talvolta, rimane vicina ai massimi storici, pari al 36% in tutto il mondo. Tra loro c’è chi cerca di evitare periodicamente tutte le fonti di notizie e chi cerca di farlo in modo specifico in orari particolari o per determinati argomenti. Coloro che evitano le notizie, spiega il report, hanno maggiori probabilità di dichiarare di essere interessati a forme di giornalismo positivo o orientato alle soluzioni e meno interessati alle principali notizie del giorno.

Il tema tocca anche la disponibilità delle persone a pagare per accedere all’informazione. Nei 20 Paesi più ricchi, solo il 17% degli utenti ha pagato per le notizie online, una cifra che rimane stabile rispetto all’anno scorso. La Norvegia ha la percentuale più alta di coloro che pagano (39%), mentre il Giappone e il Regno Unito sono tra i più bassi (entrambi con il 9%).

L’aumento del costo della vita e il prezzo elevato del servizio sono state le motivazioni più indicate dagli intervistati che hanno disdetto l’abbonamento a un giornale nell’ultimo anno. Intanto negli Stati Uniti, in Germania e nel Regno Unito circa la metà dei non abbonati afferma che nulla potrebbe convincerli a pagare per avere notizie online. Tra tutte le spiegazioni fornite, la mancanza di interesse e del valore percepito rimangono gli ostacoli principali.

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