Diritti

Ungheria: il giornalismo è sempre più sotto il controllo statale, denuncia Human Rights Watch

Secondo l’Ong internazionale, il Governo di Orbán sta ostacolando l’informazione libera e indipendente attraverso censura e nuove leggi
Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria
Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria Credit: Marton Monus/dpa
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18 marzo 2024 Aggiornato alle 08:00

L’ingerenza del Governo ungherese nella libertà e nel pluralismo dei media ostacola il lavoro dei giornalisti indipendenti e impedisce ai cittadini di informarsi al di fuori della bolla della propaganda, sostiene Human Rights Watch (Hrw) nel report Non posso lavorare come giornalista: il sistematico indebolimento della libertà dei media in Ungheria, dove vengono documentate le modalità attraverso cui il Governo di Orbán sta sempre più ostacolando il giornalismo libero nel Paese.

Attraverso la creazione di una fondazione guidata dal Governo, sono controllati quasi 500 media privati ​​pro-Orbán. Secondo la responsabile delle comunicazioni e della giustizia internazionale di Hrw Alice Autin, «Il primo passo nel programma di Orbán è stato quello di politicizzare e riempire l’ente di regolazione dei media ungherese con lealisti del partito al potere. Successivamente l’emittente del servizio pubblico del Paese è stata trasformata in un portavoce del Governo, garantendo che tutto il personale seguisse la narrazione del Governo e licenziando coloro che resistevano».

L’operazione è iniziata nel 2010 quando la coalizione formata da Fidesz e Kdnp, i partiti oggi al potere, ha vinto le elezioni. Da allora sono stati licenziati oltre 1.600 giornalisti e operatori impiegati presso la società nazionale di media pubblici (Mtva) che non erano disposti a seguire la linea indicata dalla propria redazione fedele al Governo. Lo stesso anno, diversi media indipendenti sono stati costretti a chiudere limitando ulteriormente l’accesso a un’informazione libera.

Nel report di Hrw, i giornalisti riferiscono che le istituzioni statali spesso non rispondono in modo tempestivo, se non del tutto, alle richieste di dati per informazioni pubbliche vitali che dovrebbero essere prontamente fornite secondo le leggi sulla libertà di informazione, o le producono solo se vengono contestate in tribunale. In alcuni casi, le informazioni sono pesantemente oscurate e talvolta illeggibili.

Alcuni giornalisti indipendenti affermano inoltre di essere arbitrariamente tenuti fuori dalle conferenze stampa del Governo, lontani dall’ingresso dell’ufficio del primo ministro e di avere difficoltà nell’avvicinare direttamente gli alti funzionari per porre loro domande su argomenti di interesse pubblico.

In linea con la strategia di censura, a dicembre 2023, il Governo ungherese ha approvato una legge a protezione della “sovranità nazionale” ampiamente contestata dai media indipendenti e dai gruppi per i diritti umani. Il nuovo ufficio, guidato da una persona nominata direttamente dal primo ministro con un mandato di 6 anni, ha il compito principale di mappare e riferire le minacce percepite nei confronti della sovranità nazionale dell’Ungheria.

Il Media Freedom Rapid Response (Mfrr), che monitora e reagisce alle violazioni della libertà di stampa e dei media negli Stati membri, aveva messo in guardia l’Unione Europea sull’impatto “agghiacciante” della legge, che mina ulteriormente lo Stato di diritto nel Paese. “Le nostre organizzazioni - dha spiegato il Mfrr - sottolineano che, sebbene i media non siano menzionati direttamente nel testo del progetto di legge, il linguaggio volutamente vago e l’ampio campo di applicazione della legge aprirebbero effettivamente la porta a pressioni statali su quei media che ricevono finanziamenti esteri e producono giornalismo critico nei confronti del governo”.

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