Ambiente

Ue: meno emissioni entro il 2040 e più ricerca per il mininucleare

Bruxelles lancia un’alleanza industriale sui reattori modulari Smr e punta a velocizzare la ricerca per realizzare primi progetti entro 2030
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8 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:00

In uno scenario piuttosto complicato, dove le strade francesi, spagnole, tedesche e anche italiane sono attraversate dalla protesta lenta dei trattori, contro (fra le altre motivazioni) gli oneri economici e amministrativi relativi ai requisiti di sostenibilità richiesti a livello europeo, da Bruxelles arriva un nuovo target di riduzione delle emissioni climalteranti da raggiungere nei prossimi anni.

Non si tratta di una proposta di legge ma di una raccomandazione con cui la Commissione auspica a una «riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra del 90 % entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990», in linea col parere fornito dal comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici e con tutti gli impegni assunti dall’Unione europea nell’ambito dell’accordo di Parigi.

Entro il 2030 infatti i Paesi membri dovranno ridurre le loro emissioni di gas serra di almeno il 55%, in modo da rendere l’Ue climaticamente neutra entro i venti anni successivi. A differenza della bozza precedente, tuttavia, è stata stralciata la proposta di tagliare del 30% le emissioni nel comparto agricolo entro il 2040 rispetto ai livelli del 2015. Forse per non fomentare ulteriori rivolte e cercare di stemperare un clima già molto teso.

Secondo la nota pubblicata il 6 febbraio, il nuovo target «rafforzerà inoltre la resilienza dell’Europa contro le crisi future» soprattutto in tema di indipendenza energetica. Un tema di straordinaria rilevanza dati gli elevati danni economici che i cambiamenti climatici hanno portato solo negli ultimi cinque anni in Europa, stimati a ben 170 miliardi di euro. A tal proposito, una vera proposta normativa dovrà essere redatta dopo le elezioni di giugno dalla prossima Commissione europea, basandosi però su un recente accordo provvisorio stretto fra Parlamento e Consiglio sul Net-zero Industry Act (Nzia), una nuova legge che intende promuovere la fabbricazione industriale in Europa di tecnologie pulite fornendo iter burocratici semplificati e sostegni economici.

Nell’elenco di dispositivi tecnologici strategici a zero emissioni nette spunta anche il nucleare. Un fronte che la Commissione ritiene talmente strategico da lanciare «un’alleanza industriale su piccoli reattori modulari per facilitare la diffusione dei primi reattori entro il 2030 nei Paesi che decideranno di farlo», come dichiarato dalla commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson.

Un piano necessario per «migliorare la competitività industriale e garantire una forte catena di approvvigionamento dell’Ue» oltre a una minore dipendenza da combustibili fossili, di cui l’esecutivo Ue prevede un calo dell’80% del loro consumo tra il 2021 e il 2040.

Tali reattori, conosciuti come small modular reactors (Smr), rappresentano una delle tecnologie più a basse emissioni di carbonio, particolarmente utili per i mix energetici futuri determinati dai singoli paesi Ue. Si tratta di reattori a fissione nucleare composti da unità di piccole dimensioni con una potenza massima di 300 Megawatt e con una capacità di produzione di oltre 7 milioni di kilowattora al giorno. Sono pensati per essere prodotti industrialmente in serie, con significativi risparmi in termini di spesa, tempi di realizzazione e trasporto.

Vantaggi che si devono alle ridotte dimensioni, capaci di offrire una maggiore flessibilità per il loro utilizzo - in quanto installabili in più siti diversi - oltre a richiedere meno acqua per il raffreddamento e soprattutto l’eliminazione di una serie di componenti quali valvole, pompe di grado di sicurezza, tubi o cavi. Il mini-nucleare dispone poi di sistemi di sicurezza passivi, caratterizzati da circuiti chiusi di raffreddamento del nucleo del reattore funzionanti anche senza l’intervento umano.

L’ultima iniziativa promossa dalla Commissione dimostra la forte fiducia riposta a livello europeo verso il mini nucleare, ritenuto una delle varie tecnologie strategiche che già nel marzo dell’anno scorso aveva calamitato l’interesse di 13 Paesi Ue con una nota congiunta in cui sostenevano la necessità di un «un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari», che promuovesse «la ricerca e l’innovazione, in particolare per i piccoli reattori modulari e i reattori modulari avanzati».

Fra i Paesi firmatari era presente anche l’Italia, motivo per cui la notizia dell’alleanza industriale è stata accolta caldamente dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sottolineando come il progetto di cooperazione multilaterale Mission Innovation - nata a Parigi nel 2015 - avesse già permesso di stanziare 135 milioni per il nucleare, includendo anche attività di ricerca sugli small modular reactor.

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