Culture

“Dieci minuti” per tornare a vivere

Il film di Maria Sole Tognazzi (tratto dal libro di Chiara Gamberale) racconta la storia di Bianca che, grazie all’aiuto della sua psicoterapeuta, troverà il coraggio di rendersi protagonista della sua stessa vita, scegliendo ogni giorno di fare qualcosa per la prima volta
Una scena tratta dal film "Dieci minuti"
Una scena tratta dal film "Dieci minuti" Credit: Vision distribution 
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13 febbraio 2024 Aggiornato alle 13:00

Il 25 gennaio è uscito l’ultimo film di Maria Sole Tognazzi Dieci minuti, che prende spunto dal libro Per dieci minuti di Chiara Gamberale (edito nel 2013 da Feltrinelli).

Dieci minuti racconta la storia di Bianca (nel libro Chiara, come l’autrice), interpretata da Barbara Ronchi, che quando viene lasciata dal marito vede il suo mondo andare in pezzi; con l’aiuto della sua psicoterapeuta cerca pian piano di ricostruirlo, o piuttosto di costruirne uno nuovo, partendo da sé stessa e dalle proprie esperienze.

Nello specifico la dottoressa le propone un gioco (da cui il titolo dell’opera): cimentarsi ogni giorno in qualcosa che non ha mai fatto prima, che possa piacerle, divertirla, disgustarla o altro, purché sia un’esperienza completamente nuova per lei.

Nel corso di questa nuova avventura, Bianca ha sempre accanto la sorella, interpretata da Fotini Peluso, molto più giovane, con cui da poco ha instaurato un rapporto. Ronchi in una video-intervista per il magazine della Feltrinelli Maremosso la definisce come «una sorella che si è un po’ creata una corazza, mentre Bianca forse è un po’ più a pelle scoperta e quindi insieme una coprirà l’altra e l’altra la svestirà. Si faranno questo gioco a vicenda mentre si conosceranno veramente per la prima volta».

Il focus (nel film come nel libro) è sulla salute mentale e in particolar modo sulla possibilità, attraverso il gioco dei dieci minuti, di riscoprirsi, di conoscersi, di mettersi in gioco e, quindi, di iniziare a vivere.

Bianca è un personaggio estremamente dipendente, che si aggrappa agli altri, in particolar modo al marito, convinta di non riuscire a sopravvivere da sola e questo tratto viene ancora più marcato nel film rispetto al libro. Questo la porta a non vedersi se non come un prolungamento dell’altra persona, non riconoscendosi e non vedendo chi ha accanto a sé.

La regista Maria Sole Tognazzi, pur discostandosi per alcuni aspetti dall’opera originale, segue rispettosamente il percorso di sofferenza che sfocia in una forte spinta vitale descritto da Chiara Gamberale. L’autrice del libro, infatti, ha lasciato spazio all’ambivalenza e alla co-esistenza tra sofferenza e impulso vitale, inteso come una luce interna propria e unica di ogni persona.

Il valore del film Dieci Minuti, quanto del libro Per dieci minuti, è mostrare e rendere quasi reale la sofferenza emotiva e psichica e, allo stesso tempo, proporre uno spunto che metta in risalto la luce unica dentro ciascuno di noi.

I dieci minuti infatti non sono solo un modo per uscire da una situazione dolorosa, ma anche un ponte per passare dalla sopravvivenza alla vita vera. Cimentarsi in qualcosa che non si è mai fatto prima permette di toccare con mano quella che Nietzsche definiva “volontà di potenza” e di far calare il senso di inadeguatezza.

Bianca nel film recita un monologo molto inteso che mette in luce come rendere protagonisti gli altri nella propria vita, idealizzarli, auto-deludersi, serva spesso per bloccare sé stessi e non rendersi protagonisti. Trovare il coraggio di mettersi al centro spesso richiede di incontrare e sviscerare le proprie paure più profonde.

Dieci minuti è un film che non chiude, ma apre. Apre alla possibilità di accogliere le proprie vulnerabilità rendendole la propria forza. Apre a un nuovo modo di stare nelle relazioni. Apre alla scoperta di sé stessi. Apre alla vita, perfetta nella sua imperfezione, connubio di momenti di gioia e di sofferenza.

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