Culture

“Svelarsi” è uno spettacolo teatrale per sole donne?

Otto attrici, con i loro corpi, si rivolgono a una platea di sole spettatrici: un modo per riappropriarsi degli spazi negati dal patriarcato. Gli uomini, per ora, «stanno fuori, facendosi da parte» ha raccontato la drammaturga e regista Silvia Gallerano a La Svolta
La drammaturga e regista Silvia Gallerano 
La drammaturga e regista Silvia Gallerano 
Tempo di lettura 5 min lettura
7 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Mi sento invasa dai consigli non richiesti, dal mio bisogno di sembrare sempre dignitosa, dai libri sul mio comodino.

Mi sento invasa dagli insetti, dalle cimici dalle ciglia indebolite, dai capelli, prodotti per capelli, capelli nel letto, per terra, capelli bianchi.

Mi sento invasa dall’elettricità, dalla luce e la luce al neon bianca dei negozi, dal riscaldamento a schiaffo quando ci entri, dal produci consuma produci consuma produci consuma.

Mi sento invasa dalla dipendenza dall’erba che non mi fa ricordare i sogni al mattino, dai mezzi pubblici la notte quando ci sono solo maschi a bordo, da mia madre che ancora mi sbuccia la frutta.

Ora io vi sembro piccola. Vi ingannate. Fra poco porterò 53 di piede. Le mie cosce misureranno 2 metri di diametro. I capelli cresceranno spessi come crini di cavallo. Gli occhi saranno talmente grandi che nelle orbite non ci staranno. Le mani, poi, saranno gigantesche e quando ne alzerò una per grattarmi la testa, scapperete via, terrorizzati.

Sarò enorme (…) Non vi sembrerò più piccola. Sarò sconfinata.

In scena al Teatro Carcano di Milano dall’8 all’11 febbraio 2024, Svelarsi riprende gli spunti più interessanti emersi durante 2 laboratori teatrali gratuiti, che si sono svolti nell’autunno 2023 in ospedale, dedicati alla prevenzione in menopausa e gravidanza e ai tabù sulla salute femminile in queste fasi della vita così delicate per la salute.

Uno spettacolo di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini, Silvia Gallerano con il contributo di Serena Dibiase e la voce di Greta Marzano, per promuovere una maggiore consapevolezza di sé, grazie alla partecipazione delle specialiste del centro dedicato alla salute delle donne Humanitas per lei.

Un evento per sole donne, lontane dagli sguardi maschili, dai sensi di colpa e di inadeguatezza, dai limiti imposti dalla società in cui viviamo, per riappropriarsi dello spazio negato dalla cultura patriarcale che insegna alle donne, sin da piccole, a limitare i propri desideri di potenza, ad accettare invasioni di campo da parte dell’altro sesso (dove il campo è il corpo), a mettersi in disparte e, per senso di costrizione, spesso a esplodere.

Un’altalena tra senso di invasione, mancanza di spazio e compressione da una parte. La potenza, lo strabordare e la risata travolgente dall’altra. Un’occasione per sfruttare la potenza dell’arte teatrale e il suo linguaggio esperienziale per promuovere la salute della donna: per portare, fuori dall’ospedale, importanti consigli clinici di prevenzione, diagnosi e cura e rendere l’arte performativa uno strumento educativo ed efficace, capace di influenzare positivamente le persone.

La Svolta ne ha parlato con Silvia Gallerano, drammaturga e regista dello spettacolo.

Un esperimento, una serata, un happening, un pigiama party o un’assemblea. Che cos’è esattamente Svelarsi?

È una serata per sole donne (cisgender, transgender, non binary) che neanche noi sappiamo definire. Ogni sera proponiamo lo svelamento dei nostri corpi e dei vissuti che si portano dietro e condividiamo con le spettatrici un rispecchiamento reciproco.

Svelarsi tratta di femminismo, umiliazione, rivalsa, senso di colpa, autodeterminazione e tanto altro. Questo è davvero, come sostenete nella locandina dello spettacolo, uno spettacolo per sole donne o può essere un’occasione di riflessione anche per gli uomini?

Gli uomini possono leggere il nostro blog, vedere le immagini che pubblichiamo, più avanti, molto probabilmente, leggere una pubblicazione che racconterà tutto il percorso. Al momento stanno fuori e ci lasciano questo spazio, facendosi da parte.

Si dice: “Per smontare una persona che ti fa paura, immaginala nuda”. Voi, in scena, fate lo stesso. Perché il nudo femminile rappresenta ancora un tabù?

I nudi femminili e maschili abitano le scene da molto tempo. Più che un tabù, definirei una pruderie il fatto di parlarne, dando un’accezione scabrosa a qualcosa di estremamente naturale e conosciuto. Il nostro nudo non è un nudo sessualizzato, è un nudo da tutti i giorni, è il corpo che ognuna di noi vede nello specchio, così com’è, che non cerca di essere altro che un corpo vivo.

L’intento è “svelarvi” e smontarvi per mostrare i pezzi che vi compongono, per provocare o per creare sorellanza?

La sorellanza si crea ogni sera tra corpi femminili che si rispecchiano. L’intento è quello di far sentire questa sensazione e il desiderio di portarsela dietro, poi, nella vita.

L’evento sembra una grande riflessione sulla cultura patriarcale che ci circonda. Possiamo pensare, quindi, che prima di opporsi al sistema sia meglio riconoscersi dalla stessa parte?

Assolutamente. Prima di tutto ci si riconosce in quanto simili e quindi alleate, non nemiche.

Perché “svelarsi”, per le donne, prelude alla cura?

Innanzi tutto, perché permette di guardare al proprio corpo e alla propria vita con un po’ più di dolcezza. Fa risaltare ciò che pensiamo e ciò che siamo portate a pensare. Ci fa sentire meno sole.

Qual è stata la reazione del pubblico di fronte al vostro spettacolo?

Ogni sera dopo lo spettacolo parliamo con le spettatrici e si genera sempre un momento di scambio molto profondo.

Qual è il risultato finale che si augura di ottenere, dopo la diffusione di Svelarsi?

Non cerco risultati, ogni sera mettiamo in atto un processo, che speriamo smuova i pensieri e le azioni di chi esce dalla sala.

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