Bambini

Un nuovo modello di paternità si fa strada sui social

Su X e TikTok sono sempre più virali video con padri che dedicano tempo ai figli e dispensano consigli per la loro cura. I risultati di uno studio promosso dal progetto europeo 4E-Parent. Essere padri, prendersi cura danno un calcio agli stereotipi
Credit: August de Richelieu
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28 gennaio 2024 Aggiornato alle 19:00

Il modello della famiglia patriarcale che quando nasce un figlio affida all’uomo il compito di produrre le risorse per mantenerlo e alla donna la cura domestica è una cornice diventata troppo stretta. Lo sanno bene le madri, che provano a conciliare vita, lavoro e famiglia, vacillano e in tanti casi non ce la fanno, tanto che 1 su 5 lascia il mercato del lavoro dopo la maternità.

Ma lo sanno anche i padri che, al contrario, sentono di dover tornare al lavoro il prima possibile. I padri, infatti, hanno solo 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio, una manciata di giornate che dovrebbero servire a instaurare le basi di un rapporto padre-figlio fatto di intimità, affetto, empatia, che scivolano via velocemente sulle dita di due mani e che non tutti si concedono. Secondo le stime di Save the Children, a beneficiare del congedo è infatti poco più della metà di chi ne avrebbe diritto.

Il bisogno per gli uomini di condividere più tempo ed emozioni con i propri figli è stato storicamente un tabù, qualcosa da nascondere, reprimere, negarsi, e va a braccetto con un’ altra distorsione, quella che il ruolo di cura sia riservato alla sfera femminile, uno stereotipo che fa danni agli equilibri familiari e allo sviluppo dei bambini.

In risposta a questa definizione di famiglia, che evidentemente non funziona, è nato il progetto europeo 4E-Parent. Essere padri, prendersi cura - equal, engaged, early, empathetic, nel quale la partecipazione dei padri fin da subito (early), paritetica (equal), pratica (engaged) e empatica (empathetic) diventa lo strumento per promuovere una genitorialità equa e condivisa. Si tratta di un progetto coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che secondo i ricercatori porterà benefici non solo nella distribuzione paritaria dei ruoli familiari, ma anche nella prevenzione della violenza di genere, perché il coinvolgimento attivo dei papà fin dalla gravidanza è in grado di modificare i comportamenti sociali, insegnando i valori della cura e del rispetto.

Uno dei contesti su cui si i responsabili del progetto si sono concentrati è il mondo del web e dei social media. Quello che è emerso è che c’è aria di cambiamento. È in corso una trasformazione intorno alla narrazione della paternità che si fa sentire nei blog e nelle newsletter - come in Padri in formazione, nata come scrive uno dei 4 papà che la gestiscono, Antonino Pintacuda, perché: «ho passato 9 mesi a cercare invano informazioni, le trovavo solo nei siti per mamme, nei forum per mamme, in pagine Instagram esclusive per mamme. Anche le app sono tutte progettate e disegnate per le mamme. In 36 ore di corso preparto a noi papà hanno dedicato appena 3 ore alla corretta installazione del seggiolino. Ho scandagliato librerie fisiche e digitali e la proporzione tra libri per mamme e libri per papà è 99 a 1» - ma soprattutto nelle piattaforme social dove alcuni contenuti sono addirittura diventati virali.

Lo scopo dello studio, condotto su X e TikTok, è stato «dimostrare a chi prende le decisioni politiche, dati alla mano, che la società sta esprimendo la volontà di cambiare, che ci sono nuove esigenze di cui tenere conto e una spinta al cambiamento da sostenere», ha spiegato la ricercatrice Mara Marzella che ha curato il primo report pubblicato a dicembre 2023. Tra i video selezionati su TikTok (1079 in inglese e 1249 in italiano) sono emersi diversi trend relativi alla paternità.

Nei video con “dad hacks for babies” i padri si svelano a vicenda alcuni trucchi per destreggiarsi nella quotidianità della cura dei bambini, come cambiare il pannolino senza sporcarsi, indossare la fascia porta bebè, mettere a dormire i figli o asciugare loro i capelli senza farli piangere. Come si legge nel sito del progetto: “una variante decisamente autoironica, che cavalca i luoghi comuni con effetti molto divertenti, è la serie “ho chiesto a mio marito di tenere suo figlio 2 minuti e mi trovo davanti questo”, con neopapà che escogitano espedienti geniali o maldestri per tenere buoni bimbi e bimbe mentre sono impegnati in altre attività”.

Ci sono poi altri format che denunciano le differenze stereotipate collegate alla maternità o alla paternità, come un video in cui un padre (Valerio Albanese) elenca tutte le frasi che nessuno gli ha rivolto al lavoro dopo la nascita del figlio: “Ma già in ufficio? E chi ti guarda il bambino?”, “Già hai ripreso con un figlio così piccolo?”, “Certo ora scordati la carriera!”, “Ti conviene passare al part-time”.

Vedere molti uomini fare rete su argomenti che si pensava fossero destinati soltanto alle conversazioni tra madri che parlano dei propri figli, dimostra che c’è una consapevolezza nuova intorno alla paternità e alle responsabilità condivise.

Secondo lo studio, che è una versione preliminare e verrà completata dall’analisi di contenuti simili su Facebook, Instagram e YouTube: “molti video che ritraggono papà giovani, innamorati e completamente dedicati ai propri figli e figlie vanno ogni giorno virali, quasi a voler far presente una nuova realtà paterna. Questo è particolarmente vero per i contenuti in lingua inglese, mentre per i contenuti italiani sembrano esserci dinamiche diverse. La viralità di centinaia di migliaia di visualizzazioni, se raggiunta, è spesso per una narrativa di papà divertenti, stereotipati, gelosi delle proprie bambine. I temi paritetici esistono, ma tendenzialmente fanno meno like”.

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