Diritti

Maternità: oltre mezzo miliardo di lavoratrici non ha tutele

Per celebrare la World Breastfeeding Week, UNICEF e OMS puntano i riflettori sulla necessità di un supporto più ampio all’allattamento in tutti i luoghi di lavoro
Credit: Anna Shvets
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 agosto 2023 Aggiornato alle 18:00

Più di mezzo miliardo di donne lavoratrici non beneficiano di leggi nazionali che tutelino la maternità. Solo il 20% dei Paesi richiede ai datori di lavoro di fornire alle dipendenti pause retribuite e strutture per l’allattamento al seno o per l’uso del tiralatte. Meno della metà dei bambini under 6 sono allattati esclusivamente al seno.

In occasione della Settimana Mondiale dell’allattamento materno, che si celebra in tutto il mondo dall’1 al 7 agosto, l’Organizzazione Mondiale della sanità e l’UNICEF lanciano la campagna Let’s make breastfeeding at work, work, ovvero: “Facciamo in modo che l’allattamento al lavoro funzioni”. Secondo le 2 organizzazioni, il congedo di maternità e gli alloggi sul posto di lavoro sono caratteristiche fondamentali degli ambienti che consentono l’allattamento al seno.

Il Global Breastfeeding Collective è una partnership di oltre 20 agenzie internazionali, tra cui l’OMS e l’UNICEF, che invita ad aumentare gli investimenti nell’allattamento al seno in tutto il mondo: “Investendo 570 milioni di dollari all’anno per i prossimi 10 anni, governi, donatori e partner possono contribuire ad aumentare il tasso di allattamento al seno esclusivo almeno al 50%”, si legge sul sito.

Quest’anno le organizzazioni pongono attenzione sulla necessità di un più ampio supporto all’allattamento in tutti i luoghi di lavoro per sostenere e migliorare i progressi dei tassi globali di allattamento.

OMS e UNICEF raccomandano di allattare in modo esclusivo fino ai 6 mesi di età e di prolungare l’allattamento fino ai 2 anni. In Italia, secondo i dati, meno di 1 bambino su 2 all’età di 2-3 mesi viene allattato in maniera esclusiva, cosa che vale ancora per 3 su 10 a 4-5 mesi di età. Negli ultimi 10 anni la percentuale dell’allattamento esclusivo è aumentata del 10% a livello globale, raggiungendo il 48%.

In tutto il mondo, spiegano, i bambini che non vengono allattati hanno una probabilità 14 volte maggiore di morire prima di compiere 1 anno, rispetto ai neonati che vengono allattati esclusivamente. Alcuni Paesi, come Costa d’Avorio, Isole Marshall, Filippine, Somalia e Vietnam hanno raggiunto un ampio aumento nei tassi di allattamento, mostrando che il progresso è possibile.

Catherine Russell e Tedros Adhanom Ghebreyesus, rispettivamente direttrice generale di UNICEF e direttore generale OMS, hanno dichiarato che «negli ultimi 10 anni, molti Paesi hanno compiuto significativi progressi per incrementare i tassi di allattamento esclusivo. Progressi ancora maggiori sono possibili quando l’allattamento è protetto e supportato, soprattutto sui luoghi di lavoro».

Per arrivare all’obiettivo globale del 70% di prevalenza dell’allattamento al seno esclusivo entro il 2030, è necessario affrontare le barriere che le donne e le famiglie incontrano per raggiungere i loro obiettivi di allattamento. Inizialmente l’OMS aveva fissato la percentuale al 50% entro il 2025, ma qualche anno fa ha aggiornato le cifre.

La chiave per aumentare il supporto all’allattamento per le lavoratrici sono le politiche a favore della famiglia: i dati mostrano che i tassi di allattamento calano significativamente per le donne che tornano al lavoro, ma questo impatto negativo può essere invertito nel caso in cui i luoghi di lavoro facilitino le madri a continuare ad allattare i propri figli.

Inoltre, server un congedo di maternità retribuito che, come minimo, soddisfi i requisiti nazionali, pause e una stanza dove poter allattare o tirare il latte, orari di lavoro flessibili, assistenza all’infanzia in loco, possibilità di portare i propri figli al lavoro: tutti questi elementi creano ambienti a beneficio non solo delle donne che lavorano e delle loro famiglie ma anche dei datori di lavoro.

Secondo il National Health Service, il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, sostenere l’allattamento al seno porta con sé una riduzione delle assenze per malattia infantile (i bambini allattati al seno sono generalmente più sani), un aumento del morale del personale e un conseguente aumento del tasso di ritorno al lavoro, minori costi di reclutamento e formazione e un ulteriore incentivo da offrire ai potenziali dipendenti.

Si tratta di politiche che generano un ritorno economico, che riducono le assenze da lavoro legate alla maternità, consentono alle lavoratrici di mantenere la propria occupazione e riducono i costi di assunzione e formazione di nuovo personale.

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