Futuro

Social: perché non pubblichiamo più tanti contenuti nei Feed?

Passiamo più di 30 giorni l’anno connessi, ma postiamo sempre meno: su Instagram la comunicazione sembra essersi spostata nei Dms e nelle Stories. Colpa di bot e sponsorizzazioni, ma anche del giudizio altrui
Credit: Cottonbro studio  
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
3 gennaio 2024 Aggiornato alle 10:00

Nel 2023 4,8 miliardi di persone (circa il 60% della popolazione mondiale) hanno utilizzato i social media: nel 2022 erano quasi 4,6 miliardi e si stima che nel 2027 arriveranno a circa 6 miliardi.

Proprio nel 2022 abbiamo passato in media 151 minuti al giorno connessi ai social (circa 2,5 ore): più o meno 17 ore a settimana, circa 70 ore al mese, più di 800 l’anno, ovvero più di 30 giorni su 365. Tutto questo tempo online… eppure pubblichiamo sempre meno.

«Non ho bisogno di aggiungere più attriti alla mia vita e avere persone che litigano su chi ho votato o su cosa penso» ha spiegato al Wall Street Journal Isaiah Hug (24 anni, California), il cui ultimo post Instagram risale a più di 1 anno fa; Hug passa circa 2 ore al giorno scrollando la sua home.

«Sentivo come se dovessi pubblicare e apparire in un certo modo e pensavo “così non mi piace”» ha detto Cassius Hudson (31 anni, Ohio): prima postava contenuti con regolarità su Snapchat, Facebook e Instagram; ora, invece, utilizza solo Ig per scambiarsi meme e video con gli amici in direct.

La condivisione social, infatti, sembra essersi spostata nel privato: «Ci sono più foto e video condivisi tramite Dms che nelle Stories - ha spiegato Adam Mosseri, capo di Instagram - e ce ne sono più nelle Stories che nei Feed».

Secondo il Wall Street Journal, uno dei motivi per cui si pubblicano meno contenuti è che gli utenti sono diventati più “protettivi” nei confronti della loro vita privata e, quindi, la diffondono meno sui propri canali. Inoltre, l’attenzione degli algoritmi per i contenuti più aesthetic e super curati di alcuni content creator ha reso gli utenti meno inclini a postare video e foto secondo Kevin Tran, Media and entertainment analyst dell’azienda Morning Consult. Secondo la società, inoltre, il 61% degli statunitensi adulti intervistati è diventato più selettivo riguardo le foto e i video che pubblica anche a causa di possibili dissidi riguardo topic di attualità e non.

Per quanto riguarda la guerra tra Hamas e Israele, per esempio, alcune persone hanno esitato a pubblicare le proprie opinioni per paura di essere attaccate, ha spiegato Pamela Rutledge, direttrice del Media Psychology Research Center.

In più, gli utenti dei principali social devono oggi scontrarsi, quotidianamente, con la disinformazione. Negli Usa, secondo un sondaggio condotto la scorsa estate dalla società di ricerca Gartner, più della metà degli intervistati crede che la qualità dei contenuti sulle piattaforme sia diminuita negli ultimi 5 anni; tra le cause, appunto, disinformazione e proliferazione dei bot, ma anche eccessive sponsorizzazioni.

La possibile conseguenza di questa “ritirata” dalla pubblicazione social (ma non dallo scrolling passivo) è che nei prossimi anni sempre più persone limiteranno le proprie interazioni digitali: Gartner stima che il 50% degli utenti le ridurrà significativamente nei prossimi 2 anni.

Shantae Mann, per esempio (36 anni, Pennsylvania), sta pensando molto alla possibilità di eliminare i propri account; eppure, ancora non l’ha fatto e per ora continua a condividere occasionalmente qualche contenuto per fissare gli eventi più importanti: «È bello avere foto, così da poter ricordare i momenti».

Scrolling passivo e “vetrina dei ricordi”, con il possibile (ma non certo) ritorno alle interazioni face to face: sarà forse questo il futuro delle piattaforme?

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