Diritti

La violenza di genere non ha età

Le over 70, vittime di una doppia discriminazione in quanto donne e anziane, subiscono forme di abusi specifici da parte di compagni, figli e caregiver. Il fenomeno è in aumento, ma ancora nascosto
Credit: Darina Belonogova 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 gennaio 2024 Aggiornato alle 17:00

Diciamo spesso che la violenza sulle donne non ha confini, né latitudini. Quello che invece troppe volte dimentichiamo è che non ha nemmeno età.

Non solo le donne anziane subiscono violenza di genere al pari di tutte le altre, ma sono vittime di una doppia discriminazione legata sia al genere che alla condizione senile: per questo, la violenza può assumere forme particolari legate a questa specificità, come nel caso dei figli adulti che agiscono violenza sulle madri.

I (pochi) dati che abbiamo, inoltre, ci dicono che il fenomeno è in crescita. Avere un quadro statistico chiaro è complesso: i dati per le over 70 non sono comprese nella fascia analizzata dall’Istat e rientreranno nel generico “abuso su anziani”.

Secondo lo studio del 2020 condotto dal dipartimento di Psicologia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, su 1.207 donne vittime di femminicidio in Italia tra il 2010 e il 2019 (dato basato sull’archivio Fathers e su un database di 3.092 articoli online), il 27,1% delle donne aveva un’età superiore ai 65 anni.

Secondo l’analisi del 2022 diffusa dagli esperti del Congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), in 10 anni i maltrattamenti nei loro confronti, fisici, psicologici o verbali che siano, sono aumentati del 150%; è aumentato anche il numero dei contatti al 1522, il numero antiviolenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, da parte di chi ha più di 65 anni.

Nelle donne anziane il femminicidio è spesso associato alla presenza di una malattia fisica o mentale, un fenomeno che mette in luce quanto lo squilibrio di genere dei lavori di cura possa generare anche situazioni estreme. Secondo lo studio pubblicato su Current psychiatry reports, l’omicidio-suicidio tra le persone anziane avviene soprattutto su donne malate o con una disabilità.

Ma questa non che una manifestazione estrema della violenza che colpisce le donne anziane soprattutto tra le mura domestiche, anche se non mancano i casi nelle strutture residenziali o socio-sanitarie. I partner (prevalentemente mariti) o gli ex partner sono più frequentemente i maltrattanti, ma i carnefici possono essere anche i figli adulti, in moltissimi casi per soldi, o assistenti domiciliari e caregiver. La violenza può essere sia fisica, in alcuni casi anche sessuale, ma più frequentemente si manifesta in abusi psicologici o in violenza economica.

Per le donne anziane, uscire dalla violenza può essere ancora più difficile, non solo a causa della dipendenza economica legata ai ruoli tradizionali di genere per cui l’uomo è incaricato di “portare il pane a casa” mentre la donna deve occuparsi della casa. A questo, infatti, si aggiungono criticità legate a un maggiore isolamento, eventuali malattie o disabilità che rendono la donna dipendente dal caregiver, la difficoltà di cercare aiuto contattando i centri antiviolenza, di cui spesso si ignora l’esistenza, senza dimenticare le difficoltà legate a dover re-immaginare un’intera vita o di dover lasciare la propria casa, soprattutto nel caso sia necessario un inserimento in una Casa Rifugio, che potrebbe avere maggiori complessità per donne in età avanzata.

Soprattutto, però, molte donne anziane ancora non riescono a individuare la violenza per quello che è (“è sempre stato così”) e, se lo fanno, ad allontanarsene, a causa di stereotipi che le convincono di dover resistere, di dover sopportare e sacrificarsi per il bene finale che è tenere unita la famiglia, costi quel che costi, perché questo è ciò che ci si aspetta da loro.

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