Ambiente

Perché l’olio d’oliva è sempre più costoso

Inflazione e cambiamenti climatici hanno compromesso la raccolta di olive sia in Italia, sia in Spagna. Facendo incrementare il prezzo dell’olio evo del 61% rispetto ad agosto 2021
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21 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

Da sempre al centro della dieta mediterranea, l’olio d’oliva è un prodotto fondamentale sia a tavola, sia per l’economia.

Ciononostante, il suo consumo si sta contraendo a seguito di un rapido aumento di prezzo dovuto ai devastanti effetti dell’inflazione e dei cambiamenti climatici.

Innanzitutto, c’è da sottolineare come il processo che ha portato all’aumento del prezzo abbia origine da una riduzione di produzione della materia prima; infatti, la raccolta di olive ha sofferto particolarmente le ondate di caldo anomalo in estate, che ha causato forti siccità, oltre che ai danni derivati da eventi meteorologici estremi e l’epidemia di Xylella fastidiosa che ha infestato gli alberi.

I dati sono sconcertanti: l’annata 2022-2023 ha visto il crollo della raccolta e della resa in Italia e Spagna, tra i maggiori Paesi produttori in Europa, con un rispettivo -27% e un -56%, a fronte di una generale riduzione del 40% nella zona euro.

La campagna nazionale di quest’anno, secondo le previsioni di Unaprol, seguirà il trend negativo del 2022 con una raccolta che si stima intorno alle 270.000 tonnellate (su un potenziale di 300.000 tonnellate).

Il calo colpirà in particolar modo l’Umbria (-50%) e la Toscana (tra il -10% e il -20%).

Al contrario, la produzione aumenterà in Puglia di circa il 30-40% (comunque inferiore rispetto alle aspettative). I problemi derivati da una scarsa produzione sono facilmente identificabili tra gli scaffali dei supermercati.

Secondo Altroconsumo, a inizio anno il prezzo di listino dell’olio extravergine di oliva si attestava intorno ai 5,60 euro al litro, per poi subire un rincaro del 30%, raggiungendo i 7,21€/litro, ad agosto.

Si tratta di un aumento vertiginoso se confrontato con agosto del 2022 e agosto del 2021, quando il prezzo era inferiore rispettivamente del 42% e del 61%.

Negli ultimi mesi dell’anno, la situazione non è migliorata: l’Ismea - l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare - rileva che il prezzo dell’olio italiano non scende sotto agli 8,05 euro al kg e arriva addirittura a toccare i 15,50 euro al litro per le Denominazioni di Origine Protetta.

Si va quindi a instaurare un circolo vizioso autoalimentato, che ha origine da una bassa produzione della materia prima e che poi si tramuta in un innalzamento dei prezzi, portando a una riduzione dei consumi da parte di famiglie e ristoratori e a una sostanziale crisi del settore.

«La riduzione delle quantità di olio e l’aumento delle quotazioni, all’interno di uno scenario di inflazione e incertezza economica, fanno temere che i consumatori si allontanino da questo prodotto - dichiara Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol - l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia - […] ma come hanno rilevato di recente importanti rappresentanti del mondo medico e della ricerca, mangiare peggio per risparmiare significa spendere di più in futuro per riparare ai danni della scorretta alimentazione».

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