Ambiente

Non sono solo i batteri i killer dell’olivicoltura pugliese

Dopo il flagello della Xylella, a Terlizzi 25 ulivi sono stati rasi al suolo. Secondo Coldiretti, l’autore è «la criminalità che vuole distruggere la concorrenza e il libero mercato legale»
Credit: IStock
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3 luglio 2023 Aggiornato alle 07:00

Il tacco dello Stivale è la regione che garantisce al nostro Paese la metà della produzione nazionale di olio, ma per i suoi preziosi ulivi sembra non esserci pace. Dopo la siccità abbattutasi sull’ultima campagna olivicola e di disastri causati dalla Xylella – un batterio che dal 2013 continua a infestare le piante – ecco che arriva anche l’avvertimento mafioso.

È successo a Terlizzi, in provincia di Bari, dove 25 ulivi sono stati abbattuti in segno di avvertimento. Atti simili, sul territorio, sono già stati compiuti, ma fino a ora si erano, per così dire, limitati ad aree di scarso peso produttivo. Ora invece l’attacco all’azienda Pileri in contrada Chiuso dei Cucchi è un attacco al valore del marchio made in Italy dei prodotti agricoli.

Per Terlizzi questo è il secondo episodio di danneggiamento, dopo quello subito 3 mesi fa in un’altra contrada, quando furono distrutti 20 ulivi senza però, di nuovo, riuscire a trovare il vero responsabile: «Se li prendi i responsabili li prendi in flagrante, altrimenti niente», commenta amareggiato Nicola D’Orfeo, presidente della Coldiretti di Terlizzi.

Questa volta qualche speranza potrebbe arrivare dalle telecamere che nella notte tra martedì e mercoledì potrebbero aver catturato qualche immagine di qualche veicolo di passaggio.

«È una criminalità che vuole distruggere la concorrenza e il libero mercato legale, soffocando gli imprenditori onesti e compromettendo la sicurezze delle campagne e la qualità dei prodotti», commenta Coldiretti Puglia.

Una versione dei fatti a tinte ancora più fosche arriva da Ottavio Pileri, avvocato e olivicoltore che ha subito i danni, che spiega che «le stime produttive mondiali calcolano circa 18 milioni di tonnellate di olio extravergine a fine campagna, con un gap di 10 milioni tenendo conto del tracollo spagnolo, dei 3 previsti per l’Italia e dei 4 per la Grecia. Dunque i prezzi saranno stratosferici». E per inserirsi in questo business la criminalità legata alle produzioni agricole avrebbe cominciato a dare segnali chiari.

Tutti, dagli abitanti agli ovicoltori, temono altri gesti simili: «Il terrore – continua Pileri – è che possano ripetersi. Dobbiamo cercare di capire il perché di quanto accaduto e per gli addetti del settore è necessario comprendere il futuro dell’olivicoltura».

La sicurezza nelle campagne pugliesi

L’avvertimento mafioso riporta alla luce in tutta la sua forza il tema della sicurezza nelle campagne. Perché in Puglia, più cresce il valore della produzione agroalimentare (attualmente oltre i 5 miliardi di euro) e più la criminalità si mette all’opera tra racket, estorsioni e usura.

E la vita in campagna, per gli agricoltori, è sempre più difficile, con il moltiplicarsi di furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici, con tutte le conseguenze del caso, come per esempio l’impossibilità di funzionare dei pozzi d’irrigazione. Tanto che sono sempre di più gli agricoltori che sono costretti a vigilare durante la notte.

In questo contesto, a Terlizzi è sorto anche un presidio rurale che chiede più vigilanza, anche se D’Orfeo sembra scettico: «Non servono più le pattuglie, oggi con un monitor puoi vedere tutto con la videosorveglianza. Bisogna solo sapersi organizzare, le ronde possono servire, ma con la tecnologia si capisce che fine può fare l’olio rubato, mica puoi nasconderlo in camera da letto».

Il batterio che infesta gli ulivi pugliesi

Come se la criminalità non bastasse, ad abbattersi sulle olivicolture pugliesi c’è anche Xylella, il batterio che, partito da Gallipoli nel 2013, non ha smesso di camminare, e dopo aver azzerato il patrimonio del Salento, compromesso gli oliveti di Brindisi e Taranto ora raggiunge la provincia di Bari.

Secondo la Coldiretti, viaggiando di tronco in tronco, il batterio killer ha già contagiato oltre 21 milioni di piante, una strage che ha lasciato un panorama dai contorni spettrali, con oltre 8.000 chilometri quadrati – pari al 40% di tutta la regione – di territorio infettato.

3 olive su 4 sono andate perse solo in provincia di Lecce, e il 75% della produzione è crollato. In provincia di Brindisi la raccolta ha subito una riduzione generale del 20-25%, complici anche gli eventi atmosferici. Ed ecco che, tra effetti collaterali del cambiamento climatico e batteri killer la Puglia ha registrato all’inizio del 2023 un calo di produzione di olio del 40%.

«Prima di tutto su Xylella è sotto accusa il sistema di controllo delle frontiere dell’Unione europea – dice Ettore Prandini, presidente della Coldiretti – quella dell’Ue è una politica troppo permissiva, che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati, con estenuanti negoziati e dossier che durano anni».

Parole dure anche sulla gestione nazionale dell’emergenza: «A tre anni dalla pubblicazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia da 300 milioni di euro – continua e conclude Prandini – è appena partita soltanto la liquidazione delle prime risorse per gli espianti e i reimpianti degli ulivi secchi. In questo modo gli agricoltori non sono ancora stati messi nella condizione di ricominciare a lavorare e produrre».

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