Ambiente

La crisi in Sri Lanka riguarda anche l’agricoltura

Mentre nel Paese è stato dichiarato lo stato di emergenza, il presidente Rajapaksa è fuggito alle Maldive. Intanto, alcuni esperti riflettono sulla scelta del governo di implementare l’agricoltura biologica
Le forze di sicurezza sparano gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti mentre cercano di entrare nell'ufficio del Primo Ministro a Colombo, Sri Lanka, il 13 luglio 2022.
Le forze di sicurezza sparano gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti mentre cercano di entrare nell'ufficio del Primo Ministro a Colombo, Sri Lanka, il 13 luglio 2022. Credit: EPA/CHAMILA KARUN ARATHNE
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13 luglio 2022 Aggiornato alle 21:00

Continua ad aggravarsi la crisi in Sri Lanka, dove nella giornata di sabato 9 luglio una folla di manifestanti ha assaltato pacificamente la sede ufficiale del presidente della nazione Gotabaya Rajapaksa e la residenza privata del primo ministro Ranil Wickremesinghe. Nei giorni successivi le imponenti proteste si sono rivolte contro l’ufficio del premier e hanno spinto alla fuga il presidente Rajapaksa e sua moglie verso le Maldive, mentre nel Paese è stato dichiarato lo stato di emergenza a tempo indefinito.

Un’escalation di rivolte che va avanti da mesi a causa della gravissima crisi economica e sociale che ha investito il Paese asiatico, a partire soprattutto dal 2021. Le conseguenze post-pandemiche e il rialzo globale dei prezzi delle materie prime si sono combinate con una violenta crisi valutaria che ha portato scarsità di carburante, continui blackout energetici, aggravati ulteriormente da una gestione politica disfunzionale che ha minato drasticamente le condizioni di vita dei 22 milioni di cittadini residenti nella nazione.

Ma di fronte a questo complesso mix di cause, alcuni esperti si sono concentrati principalmente sulla scelta del governo di implementare l’agricoltura biologica, vietando l’importazione dei fertilizzanti chimici, derivanti da fonti fossili, nella prima metà del 2021. Una scelta aspramente criticata da Ted Nordhaus, direttore esecutivo del “Breakthrough Institute”: «Il risultato è stato rapido e brutale. Al contrario delle dichiarazioni che i metodi biologici possono produrre risultati comparabili all’agricoltura convenzionale, la produzione domestica di riso è crollata del 20% in soli sei mesi».

Critiche che somigliano e ricalcano le campagne usate per rilanciare le polemiche contro l’ambientalismo e i tentativi di tutelare la biodiversità, oltre che per tentare di minare i piani di mitigazione occidentali, semplificando fenomeni molto più articolati e complessi.

Secondo il ricercatore Soumya Bhowmick della “Observer Research Foundation” «quando l’agricoltura biologica è stata introdotta nello Sri Lanka, l’improvvisa transizione è stata estremamente problematica a causa della mancanza di infrastrutture agricole, dipendenza dalle importazioni di prodotti chimici, mancanza di accesso alle moderne tecnologie e ignoranza del know-how agricolo fra le altre cose. La transizione sarebbe stata sicuramente più facile in un’economia avanzata».

Un tesi condivisa dell’ex segretario dell’agricoltura Siraj Husain che ha affermato: «Non penso che la decisione del Maggio 2021 di bloccare le importazioni dei fertilizzanti chimici sia l’unica causa dei guai economici». Decisione fra l’altro rimossa pochi mesi dopo, verso la fine del 2021.

Dietro alle continue accuse contro l’agricoltura biologica sembrano celarsi campagne di greenwashing e strumentalizzazioni, che dimenticano la gestione disastrosa delle riforme da parte del clan famigliare Rajapaksa, il quale aveva promesso una transizione agricola graduale dalla durata di 10 anni, salvo poi implementare maldestramente e troppo rapidamente il divieto dei fertilizzanti a causa della crisi valutaria che ha colpito il Paese nel 2021.

Una crisi ricorrente che perseguita la nazione da decenni, tamponata da 16 richieste di aiuto al Fondo Monetario Internazionale, che però non hanno contribuito a mettere in sicurezza l’economia nazionale, troppo dipendente dal turismo, dalla valuta estera e invischiata in una corruzione endemica.

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