Diritti

Come sarebbe il mondo senza gender gap sanitario?

Spoiler: migliore. Le donne oggi hanno più probabilità degli uomini di ricevere diagnosi errate e se esistesse la parità non sarebbe più così. Questo migliorerebbe la loro salute, ovviamente, ma anche la carriera e l’economia globale
Credit: cottonbro studio 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
23 dicembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Tempi di attesa al pronto soccorso più lunghi rispetto a quelli degli uomini. Sette volte più probabilità di ricevere una diagnosi errata in caso di attacco

cardiaco. Tre volte più a rischio di morire a causa di un infarto. Sono solo alcuni dei modi in cui si manifesta il divario di genere nella salute, legato sia a pregiudizi degli operatori sanitari, sia a persistenti lacune in termini di ricerca e investimenti sui problemi di salute femminili, ai quali vengono destinati finanziamenti sensibilmente minori, soprattutto se parliamo di patologie come l’encefalomielite mialgica (ME/CFS), l’emicrania, l’anoressia e l’endometriosi, che colpiscono in maniera sproporzionata le donne.

I soldi vanno dove ci sono gli uomini: basta pensare che “la disfunzione erettile è stata oggetto di ricerche cinque volte superiori rispetto alla sindrome premestruale: e questo nonostante il fatto che fino al 90% delle donne soffra di questo problema, mentre la disfunzione erettile colpisca solo il 19% circa degli uomini”.

Come andrebbero le cose se la ricerca e gli stanziamenti per la salute delle donne fossero sempre stati uguali a quelli destinati agli uomini? In un mondo senza il divario sanitario di genere, quanto sarebbe realmente diversa la vita delle donne? È a questa domanda che ha cercato di rispondere il rapporto World Without the Gender Health Gap, realizzato da Intimina in collaborazione con la giornalista freelance Sarah Graham, autrice del libro Rebel Bodies: A guide to the gender health gap revolution.

Il report si concentra su tematiche legate alla salute mestruale e riproduttiva ma, spiegano lǝ autorǝ “il divario di genere nella salute esiste in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria. Influenza anche il trattamento di tutte le persone a cui è stato attribuito il genere femminile alla nascita, inclusi gli uomini trans e i soggetti non binari”. Le previsioni contenute, quindi, sono solo un’ipotesi. “In realtà, l’impatto sulla società potrebbe essere addirittura superiore e più profondo degli esempi forniti”.

Quale sarebbe, quindi, questo impatto? Innanzi tutto, i tempi di diagnosi - e quindi di trattamento - sarebbero sensibilmente ridotti. Le donne che lamentano determinati sintomi sarebbero prese sul serio e la loro esperienza non verrebbe invalidata. Questo significa, soprattutto per patologie come l’endometriosi, che non sarebbe necessario sottoporsi a 10 o più appuntamenti con il medico di base per iniziare gli accertamenti. Che non ci sarebbe più bisogno di aspettare in media 8 anni, costellati di sofferenza, prima di avere una diagnosi. Se si considera che questa patologia colpisce 1,5 milioni di donne, complessivamente parliamo di qualcosa come 12 milioni di anni sprecati alla ricerca di una risposta. “Diagnosi precoci e trattamenti più efficaci aiuterebbero a ridurre il pesante prezzo, in termini di benessere mentale, dei problemi di salute mestruale e riproduttiva, riducendo l’incremento di depressione, ansia e senso di isolamento”.

A beneficiare dell’eliminazione del genere gap sanitario sarebbe anche la carriera delle donne e, più in generale, la salute dell’economia. Se guardiamo a coloro che soffrono di endometriosi, scopriamo che perdono 10,8 ore di lavoro alla settimana a causa della ridotta produttività. In un sondaggio il 55% aveva dichiarato di assentarsi dal lavoro spesso o molto spesso e, per questo, il 38% di temere di perdere il lavoro. Il 35% di chi ha risposto alle domande aveva un reddito ridotto, il 28% aveva cambiato o lasciato il lavoro e il 27% riteneva di avere perso una possibilità di promozione.

Ma a condizionare la carriera femminile sono anche condizioni non patologiche: oggi, quasi 1 milione di donne esce dalla forza lavoro a causa di sintomi della menopausa non trattati e il 59% ha dichiarato che il termine del periodo fertile ha avuto effetti negativi sul lavoro.

Eliminare il divario di genere nella sanità significa permettere a queste persone, e a tutte quelle che a causa di condizioni legate alla salute riproduttiva non possono esprimere il proprio potenziale professionale, di fare la carriera che meritano. Non solo. A ridursi sarebbe anche il divario retributivo tra uomini e donne: “basterebbe infatti un miglioramento del 10% nella salute delle donne per aumentarne il reddito medio del 2%”.

E a guadagnare sarebbero anche le casse dello stato. Almeno 18 miliardi di sterline all’anno, se guardiamo ai dati del Regno Unito. Le donne, infatti, non perderebbero più 31 milioni di giorni lavorativi all’anno a causa della menopausa e della sindrome premestruale, ai quali si aggiungono tutte le assenze legate a problemi di salute diversi da quelli mestruali e riproduttive. Immaginiamo cosa potrebbe accadere se le disuguaglianze sanitarie di genere venissero eradicate in tutti gli aspetti della salute femminile: “i benefici per le donne, la società e l’economia sarebbero di gran lunga maggiori”.

E se parliamo di quelli per le donne, un aspetto fondamentale è anche la possibilità di diminuire il divario di genere legato all’orgasmo. “I medici disporrebbero di strumenti migliori per trattare le disfunzioni sessuali femminili - spiega il comunicato che ha accompagnato il lancio del report - e - le donne si sentirebbero incoraggiate a esplorare il proprio corpo, rendendo così il sesso più appagante per ogni persona”. Non solo: eliminare il gender gap sanitario significherebbe dare alle neomamme e a tutte le famiglie un supporto migliore: “un sostegno più efficace per le neomamme, e non solo per i loro bambini”, spiega il rapporto, “permetterebbe di avere famiglie più sane e più felici”.

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