Ambiente

Transizione energetica: per 6 italiani su 10 deve essere più veloce

Ma il 16% dei cittadini chiede più investimenti fossili. I dati dell’indagine Gli italiani e l’energia 2023 realizzata da Ipsos per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club
Credit: Annie Spratt 

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15 dicembre 2023 Aggiornato alle 15:00

La consapevolezza degli italiani sulla transizione energetica aumenta: a pensare che occorra accelerarla rapidamente è il 61%, una quota di sei punti maggiore rispetto al 2022. Questo pensiero tra l’altro viene fortemente collegato sia all’ambiente (51%) si al futuro e al progresso tecnologico (38%). C’è però un cittadino su dieci, secondo il quale al contrario bisogna puntare su fossili e nucleare e abbandonare le altre strade.

Questi dati emergono dall’indagine Gli italiani e l’energia 2023 realizzata da Ipsos per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club: è stata presentata a Roma mercoledì nella seconda giornata del XVI Forum QualEnergia, dal titolo Rinnovabili: innovazione in cantiere.

Così sei connazionali su 10 sono fiduciosi relativamente alle stime di Confindustria sui vantaggi prospettati dalla transizione energetica e ritengono che, nel lungo termine, i benefici saranno superiori ai suoi costi (57%).

Tra gli effetti positivi menzionati ci sono la riduzione della dipendenza estera (42%) e il risparmi per imprese e famiglie (35%).

Intanto, nel 46% degli intervistati, resta netta la percezione che il Belpaese sia in ritardo sul tema delle rinnovabili.

Per il 56%, inoltre, lo Stivale deve incrementare gli investimenti sulle fonti pulite, anche al fine di scongiurare future crisi energetiche. Tra le soluzioni per consentirne lo sviluppo e accrescerne la quota, ci sono più incentivi (35%) e la semplificazione delle autorizzazioni (24%). ll 53% degli italiani pensa quindi che l’energia in Italia, nei prossimi 20 anni, deriverà proprio da fonti rinnovabili.

Poi esiste un’altra faccia della medaglia, come si diceva. Oltre al 10% che tifa per combustibili e nucleare, spunta un 16% convinto che lo Stato debba aumentare i sussidi alle fossili.

«Il sondaggio Ipsos», dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, «dimostra che il Paese è pronto per la rivoluzione energetica. Il Governo Meloni inverta la rotta, avvii il phasing out delle fossili e sblocchi una transizione ecologica che punti su rinnovabili, efficienza energetica, accumuli e reti, e sulla decarbonizzazione in edilizia, trasporti, agricoltura e industria come chiesto nella petizione Stop fossili, start rinnovabili.

È antistorico e impopolare parlare ancora di Piano Mattei e nucleare in un Paese predisposto a sfruttare al meglio l’energia del vento e del sole per rispondere alla sfida climatica. Il Governo non disattenda le speranze degli italiani di fare dell’Italia un hub delle rinnovabili».

Nelle parole di Ciafani non manca un riferimento alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima: «Solo dimezzando le attuali emissioni globali entro il 2030 e azzerandole entro il 2050 sì potrà contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia critica di 1,5 °C rispetto all’era preindustriale».

«In questi giorni in cui abbiamo misurato, grazie anche all’andamento delle trattative a Dubai per la Cop28, che andiamo troppo lenti nella marcia verso la decarbonizzazione indispensabile per combattere la crisi climatica», afferma Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, «sono di conforto due dati: la convenienza sempre più marcata delle rinnovabili e dell’efficienza in confronto alle fossili e la sempre più evidente attenzione dell’opinione pubblica sul tema. Ora serve che la politica a livello internazionale, ma anche e soprattutto il nostro Paese, che non sta dando di sé grandi prove in quelle sedi, faccia un salto di qualità e imbocchi senza tentennamenti fossili la strada dell’innovazione moderna e pulita che è la migliore anche per creare ricchezza e occupazione».

Il Forum QualEnergia XVI, attraverso una serie di dibattiti tematici, ha approfondito proprio argomenti come la rigenerazione urbana, l’edilizia sostenibile e le prospettive delle Comunità Energetiche Rinnovabili.

Al centro naturalmente c’erano i temi che legano i cambiamenti climatici, la circolarità dell’economia e la decarbonizzazione, a esempio nei settori della refrigerazione e del riscaldamento, un ambito in cui gli esperti si sono confrontati sul nuovo regolamento F-GAS a livello europeo, in vigore a partire dal primo gennaio 2024. Questo provvedimento eliminerà gradualmente il consumo di gas fluorurati in Europa entro il 2050 con forti riduzioni delle quote già a partire dall’anno nuovo.

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