Diritti

Istat: una donna ogni 2 giorni si è rivolta ai Centri antiviolenza nel 2022

Secondo il nuovo report sui CAV il 66,7% di chi chiede aiuto ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% uno stupro o un tentato stupro. Nel 96,9% dei casi gli autori sono uomini
Credit: Parsa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
25 novembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Le donne che nel 2022 si sono rivolte almeno una volta ai Centri antiviolenza sparsi per il territorio italiano sono state 60.751, il 7,8% in più rispetto al 2021. In media, su scala nazionale, significa una donna ogni due giorni. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Istat sui Centri antiviolenza e le donne che hanno avviato il percorso di uscita dalla violenza, che indaga l’attività dei CAV presenti sul territorio italiano e mostra chi sono le vittime di violenza e chi gli autori.

Tra coloro che nel 2022 hanno affrontato un percorso di uscita dalla violenza, oltre 26.000, il 66,7%, ne ha subita una fisica, il 50,7% è stata vittima di minacce, l’11,7% di uno stupro o di un tentato stupro. Un altro 14,4% ha subito altre tipologie di violenze sessuali, dalle molestie sessuali a quelle online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti. La violenza psicologica, quasi sempre esercitata insieme a un’altra forma di violenza, viene subita da quasi 9 donne su 10. La violenza economica, da 4 su 10 (40,2%).

Circa 3.979 donne, nel 2022, sono state indirizzate ai CAV dal 1522, il numero anti violenza e stalking attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità. In totale i Centri antiviolenza in Italia (all’attivo nel 2022) erano circa 385 (+ 3,2% rispetto al 2021), insufficienti e distribuiti in maniera disomogenea in tutto il Paese: se li rapportiamo alla popolazione femminile, risultano 0,13 CAV ogni 10.000 donne a livello nazionale, valore che sale a 0,18 al Sud ed è più basso nel Nord-est (0,10), nel Nord-ovest (0,11) e nelle Isole (0,12). Nei CAV operano 5.916 operatrici, che nel 48,7% dei casi prestano il proprio servizio in forma esclusivamente volontaria.

Chi si rivolge ai centri antiviolenza?

Le donne che avviano un percorso insieme ai CAV hanno perlopiù tra i 40 e i 49 anni (27,5%), seguono le 30-39enni (24,6%). Chi ha meno di 29 anni costituisce il 18,6% e tra queste le giovanissime sono lo 0,3%. Sono soprattutto italiane (64,9%). La maggior parte, quando ha intrapreso il percorso con i Centri, viveva con i figli (58,9%) o con il partner (44,6%) o con altri familiari o parenti (17,9%) mentre solo l’11,2% viveva da sola.

Tra le donne che si sono rivolte ai CAV, la fascia tra i 30 e i 39 anni è stata vittima perlopiù di violenza fisica (71,7%). La violenza sessuale riguarda più spesso chi ha meno di 29 anni (38,3%). Le donne con più di 30 anni sono quelle che più delle altre (più di 9 su 10) hanno subito almeno una forma di violenza come minacce, stalking, violenza psicologica, economica.

Le violenze subite conducono al pronto soccorso nel 31% dei casi e in ospedale nel 13,6%. La situazione è particolarmente critica per le più giovani, che più di frequente si recano in ospedale (49,3% contro un dato generale pari al 31,0%). Per il 30% delle donne il rischio di recidiva è stato valutato alto o altissimo, in particolare per le ragazze con meno di 16 anni (46%), per le donne tra i 16 e i 29 anni (40%), dai 60 ai 69 anni (27,4%) o dai 70 anni e oltre (28,2%).

La durata delle violenze varia a seconda della tipologia: una storia più lunga di abusi, che continua almeno da 5 anni, riguarda il 45,5% delle donne che hanno subito violenza fisica e il 43,3% di quelle che hanno subito almeno una minaccia, stalking, violenza economica o psicologica. Tra coloro che hanno iniziato il percorso a seguito di un singolo episodio di violenza, la forma più frequente è la violenza sessuale (14,2%). Nella maggioranza dei casi le diverse forme si sommano tra loro: solo il 15,2% delle donne ha subito un solo tipo di violenza, il 24,8% ne ha subiti due, il 26,4% tre ed è pari al 33,4% la quota di donne che hanno subito più di quattro tipi di violenza.

Chi sono gli autori di queste violenze?

Come nel caso dei femminicidi, si tratta in prevalenza di partner ed ex-partner (78,3%), seguiti da altri familiari (11,1%). Per quanto le loro informazioni socio-demografiche ed economiche siano state riportate solo per circa il 50% dei casi, si tratta di uomini nel 96,9% dei casi, italiani (73,7%), di età compresa tra i 40 e i 60 anni nel 54,4% dei casi (la percentuale scende al 31% tra i 40 e i 49 e al 23,3% tra i 50 e 59 anni).

L’identikit dell’autore di violenza ci dice che nel 78,4% ha un titolo di studio di scuola secondaria (41,3% di I grado e nel 37% di II grado), nel 74,1% è occupato. Circa 1 su 5 (21,7%) ha una forma di dipendenza da alcool, droga, gioco o psicofarmaci. Nel 12,1% dei casi era già stato violento con altre donne, ma nel 69,2% la donna non era a conoscenza di questa informazione.

La tendenza a denunciare dipende da diverse variabili: la quota è più alta se l’autore della violenza è un ex partner (49,4%), più bassa se è un altro familiare o parente (29,5% dei casi). Varia a seconda del numero di violenze subite: passa dal 24,9% nel caso di una sola, al 56,9% nel caso di più di cinque. Per poco più di 1 autore su 4 (27,5%) è stato richiesto un provvedimento di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o di ammonimento. Queste richieste sono state soddisfatte nel 69,7% dei casi.

Tuttavia, diamo un’occhiata alle tempistiche: il periodo trascorso per ottenere il provvedimento richiesto è stato “entro i 7 giorni” nel 15,4% dei casi, nel 17,4% tra gli 8 e i 14 giorni. Nel 23,5% dei casi, invece, la donna ha dovuto attendere il provvedimento richiesto dai 15 ai 30 giorni; tempi ancora più lunghi si sono verificati nel 28,3% di casi (il provvedimento è stato ottenuto tra uno e due mesi per il 16,7% degli autori e in oltre due mesi per l’11,6%).

Eppure, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e contro la violenza domestica (Istanbul, 2011) prevede che gli Stati aderenti predispongano “servizi specializzati di supporto immediato, nel breve e lungo periodo, per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza che rientra nel campo di applicazione” della Convenzione. In vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è bene ricordarlo.

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