Ambiente

Il Trentino fa strage di cervi

Dalla Giunta regionale è stata emanata una delibera che prevede l’abbattimento di un terzo degli esemplari presenti all’interno del Parco nazionale dello Stelvio
Credit: Annika Thierfeld
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16 novembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Negli ultimi tempi, il Trentino-Alto Adige si sta distinguendo per la scarsa attitudine a tutelare gli animali selvatici presenti sul proprio territorio. Da quando, infatti, il leghista Maurizio Fugatti è diventato Presidente della Regione nel 2021, la Giunta ha iniziato ad adottare una serie di provvedimenti contro la fauna selvatica, attirando le ire degli animalisti di tutta Italia.

L’ultimo è stato deliberato dall’Assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione con funzioni di Vicepresidente, Mario Tonina, in merito all’abbattimento di un terzo dei cervi presenti nel Parco dello Stelvio, dopo aver ricevuto parere positivo dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Quello che la regione propone di fare è in linea con quanto già posto in essere a suo tempo nei settori altoatesino e lombardo del Parco.

Soprannominato Progetto cervo, questa misura è stata approvata nel novembre 2022 ed è entrata in vigore il 7 novembre 2023. Al suo interno è espressamente prevista la collaborazione dell’Associazione Cacciatori Trentini sotto il coordinamento e il controllo del Parco e del Corpo Forestale Trentino. I Coadiuvanti saranno riconoscibili grazie a un apposito stemma identificativo del ruolo e a un tesserino di riconoscimento.

La decisione delle autorità rientrerebbe nel Piano di conservazione e gestione del cervo 2022-2026 per ridurre i danni causati dalla specie al patrimonio forestale, e promuovere al contempo una crescita delle popolazioni di caprioli e camosci all’interno dell’area protetta trentina. Il programma prevede che durante il primo biennio vengano abbattuti circa 360 esemplari su una popolazione complessiva che si aggira intorno ai 1500 e i 3000 cervi. Successivamente si deciderà se continuare o meno alla luce del numero della restante popolazione.

Dal momento della sua nascita nel 1935 come area protetta, l’uccisione di animali selvatici all’interno del Parco nazionale dello Stelvio è sempre stata interdetta per norma di legge. Tuttavia, per la prima volta saranno istituite all’interno di questa riserva due apposite aree di controllo tra le valli di Rabbi e Pejo, per consentire a un centinaio di cacciatori di abbattere deliberatamente gli ungulati, dopo essere stati abilitati da un corso della Fondazione Edmund Mach.

La conservazione e la gestione della biodiversità all’interno del Parco nazionale dello Stelvio rappresenta per il Trentino un’opportunità di crescita economica, in particolare per le popolazioni locali. Progetti come questi sono perciò determinanti per la competitività e l’attrattività del territorio a favore dello sviluppo turistico.

Dalla delibera appare chiara la volontà della regione di avviare il Progetto cervo per ricavare un introito economico, visto che sono state fissate anche le tariffe sulla carne. Come fa sapere il quotidiano Alto Adige, è stata prevista la possibilità per chi ha operato all’abbattimento, di esercitare un diritto di prelazione. Una parte della carcassa verrebbe data come rimborso spese a colui che ha abbattuto il cervo, oppure venduta a prezzo di favore al cacciatore.

Più in generale, la carne di cervo potrà essere acquistata dai privati e il suo prezzo parte da 3,5 euro al chilo con uno sconto per chi avrà effettuato il prelievo di una serie di organi che serviranno al parco per i campionamenti biometrici. Tuttavia, le carcasse potranno all’occorrenza anche essere cedute gratis ad altri enti pubblici, organizzazioni di volontariato o associazioni senza scopo di lucro.

La Lega Anti Vivisezione interpreta questo piano come uno degli effetti devastanti dell’emendamento “caccia selvaggia”, approvato dal Parlamento a inizio anno, che consente esplicitamente l’ingresso dei cacciatori nelle aree urbane e nelle zone protette. La Lav sostiene poi che il vero problema sono i numerosi siti di foraggiamento utilizzati dai cacciatori e autorizzati in tutta la provincia di Trento per alimentare artificialmente i cervi durante la difficile stagione invernale, aumentandone il numero così da garantirsi una maggiore quantità di vittime nella successiva stagione venatoria.

Il Progetto Cervo resta perciò un provvedimento alquanto discusso che, come afferma l’associazione BearsandOthers dal proprio profilo Facebook, potrebbe togliere selvaggina per i grandi carnivori, così da costringerli ancora maggiormente alla ricerca di cibo altrove, magari favorendone ulteriormente l’avvicinamento ai centri abitati.

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