Ambiente

Islanda: è tornata la caccia alle balene

Il governo ha però annunciato condizioni più severe e una maggiore supervisione per ridurre le sofferenze dei cetacei. A giugno aveva temporaneamente vietato la pratica
Credit: Rod Long
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
4 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

La stagione della caccia alle balene in Islanda è appena ricominciata.

Ad annunciarlo è stato, in una nota, il governo islandese: dopo una pausa di circa due mesi dovuta alle preoccupazioni sul benessere dei cetacei, Reykjavík ha chiarito che il Ministero dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Pesca “emanerà un regolamento che includerà requisiti dettagliati e più rigorosi per le attrezzature e i metodi di caccia, nonché una maggiore supervisione. Le condizioni comprendono la copertura della formazione, delle misure educative, dell’attrezzatura e dei metodi di caccia”.

Le nuove linee guida puntano a fare in modo che i balenieri uccidano i cetacei il più rapidamente possibile per ridurre le loro sofferenze. Ma, secondo gli attivisti, l’Islanda ha perso l’occasione di “fare la cosa giusta”.

A luglio, poco dopo l’inizio della sospensione, è stato istituito un gruppo di lavoro composto da esperti dell’Autorità alimentare e veterinaria e della Direzione della pesca per valutare le modalità per ridurre le irregolarità durante la caccia.

Il rapporto conclusivo è stato presentato il 28 agosto e “parte del suo parere è che sia possibile migliorare i metodi utilizzati per la caccia alle grandi balene”, spiega il governo.

La caccia alle balenottere comuni, però, non può più essere effettuata “in piena conformità con la legge sulla caccia alle balene e la legge sul benessere degli animali”.

Questa specie, che è il principale obiettivo dei balenieri e il secondo animale più grande del Pianeta, è una specie a rischio di estinzione.

Il governo ha comunque deciso di riprendere la caccia considerando “le informazioni disponibili presso l’Autorità alimentare e veterinaria e il Comitato consultivo per il benessere degli animali”.

Secondo l’organizzazione benefica per la protezione degli animali Humane Society International si tratta di “una decisione devastante e inspiegabile”. Gli attivisti ritengono che le balene cacciate, che vengono uccise con arpioni con punta a granata, moriranno comunque in modo straziante.

L’emittente pubblica islandese, riporta Reuters, ha affermato che ai cacciatori di balene verrà richiesto di completare un corso sulla biologia delle balene, sulla percezione del dolore e sullo stress.

Inoltre, verranno fornite istruzioni dettagliate su come arpionare gli animali per assicurarsi che muoiano rapidamente. Il nuovo regolamento prevede che “l’Autorità alimentare e veterinaria e la Direzione della pesca collaborino per supervisionare la caccia alle balene. Il piano è che questi organismi presentino una relazione al Ministero alla fine della stagione di caccia alle balene”, riassumendo i principali risultati della supervisione.

Poco più di due mesi fa, il 20 giugno 2023, la ministra dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Pesca Svandís Svavarsdóttir pubblicava un post su Twitter in cui annunciava lo stop alla pratica fino al 31 agosto: “Ho preso la decisione di sospendere temporaneamente la caccia alle balene alla luce del forte parere del Consiglio professionale per il benessere degli animali. Se le industrie non possono garantire che le loro attività siano conformi alle leggi sul benessere degli animali, non hanno futuro”.

Secondo il rapporto di ispezione dell’Agenzia alimentare svedese sul benessere delle balene, ricevuto dal Ministero nel maggio 2023, “l’uccisione degli animali ha richiesto troppo tempo in base agli obiettivi principali della legge sul benessere degli animali”.

La caccia a 58 balene è stata filmata e analizzata da esperti per conto dell’autorità alimentare e veterinaria: è emerso che 36 balene sono state colpite più di una volta e 5 sono state colpite 3 volte prima di morire e per 4 balene sono serviti 4 colpi. Una balena arpionata è stata inseguita per 5 ore prima di perire.

Il governo, a quel punto, non ha contemplato l’idea di accantonare la pratica, che dura da più di un centinaio di anni, ma ha cercato dei metodi meno brutali per uccidere i cetacei. In passato ci sono stati altri periodi di stop alla pratica: dal 1990 al 2003, per esempio, nelle acque islandesi non è stata effettuata alcuna caccia alle balene, ma quella commerciale ha ripreso nel 2006; dal 2019 a giugno 2022 la caccia è stata interrotta per via della pandemia e di altri fattori relativi alla domanda. Fino alla fine dell’anno scorso, secondo l’organizzazione no-profit Whale and Dolphin Conservation “i balenieri dell’unica compagnia islandese di caccia alle balene commerciale, la Hvalur hf., hanno ucciso un totale di 148 balene nei mesi successivi”.

Secondo uno studio pubblicato dalla piattaforma Sage Journals sulla compagnia islandese e sul suo ceo, Kristján Loftsson, questa attività “ha registrato una popolarità crescente grazie alla sua redditività e ai contributi significativi durante la rivoluzione industriale. Le balene vengono utilizzate per la loro carne e il loro grasso, da cui si produce un certo tipo di olio, da esportare a livello internazionale.

Gli islandesi sono meno abituati al consumo di carne di balena e, sorprendentemente, l’epidemia di caccia alle balene ha un impatto minimo sulle opinioni della gente del posto”.

Un sondaggio pubblicato a giugno 2023 dal Maskína Institute mostra che, su 1.000 islandesi intervistati, il 51% è contrario alla caccia, in crescita rispetto al 42% del 2019. Tra i favorevoli (29%) gli over 60 sono la maggioranza.

Il Fondo internazionale per il benessere degli animali stima che fino alla fine del XX secolo le operazioni islandesi hanno portato all’uccisione di circa 17.000 balene nelle acque islandesi. Secondo WDC i balenieri islandesi ne hanno cacciate più di 1.800 (tra balenottere comuni, balenottere minori e balenottere boreali) da quando è entrato in vigore il divieto globale sulla caccia commerciale alle balene nel 1986, in base a quanto decretato dalla Commissione baleniera internazionale (Iwc).

Secondo gli attivisti l’Islanda ha sfruttato dei cavilli dell’Icrw - l’International Convention for the Regulation of Whaling, l’accordo ambientale internazionale che regolamenta la caccia alle balene - aggirando il divieto. Il Paese, insieme a Norvegia e Giappone, è tra gli unici ad aver continuato la pratica nonostante le critiche degli ambientalisti e dei difensori dei diritti degli animali.

Leggi anche
animali
di Giacomo Talignani 3 min lettura
Illustrazione di Vittoria Cipriani
bambini
di Eloisa Del Giudice 3 min lettura