Ambiente

In Islanda stop al turismo “mangiabalene”

Nel Paese dei ghiacci la caccia sarà vietata dal 2024. Intanto, il governo si impegna a modificare le abitudini dei visitatori che non riescono a rinunciare a un assaggio della carne di balenottere
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29 marzo 2022 Aggiornato alle 19:00

Prima regola del whale club: non uccidere le balene. Seconda regola del whale club: insegna ai turisti a non consumare la loro carne.

Nell’Islanda che ha da poco annunciato come dal 2024 metterà fine all’insulsa caccia alle balene, governo e cittadini stanno provando a ridisegnare il rapporto fra coloro che visitano e vivono questo straordinario territorio e i grandi mammiferi marini.

Il piano del Paese per porre fine alla caccia commerciale delle balene, che sarà completato entro due anni, comprende una strategia di fondo: insegnare alle persone a osservare i grandi cetacei e non a desiderare di mangiarli.

Nonostante l’Islanda sia un luogo unico non soltanto per osservare paesaggi mozzafiato, cascate, ghiacciai, fiordi e aurora boreale, ma anche per godere delle grandi balene che nuotano al largo della costa, in quest’isola da anni i turisti che arrivano sembrano particolarmente interessati all’opportunità di dare un morso ai cetacei.

Lo hanno raccontato bene alcuni responsabili delle agenzie di Whale Watching islandesi al Guardian, spiegando che la difficoltà maggiore è insegnare ai turisti a godere dello spettacolo delle balene e non a desiderare di gustarle.

Sebbene la caccia non sia ancora ufficialmente bandita al momento, l’Islanda sta subendo un calo costante della domanda di carne di balena (anche collegato alla ripresa della caccia commerciale in Giappone). Il calo è dovuto sia agli svantaggi dell’attività economica, sia a una nuova consapevolezza ambientale, ma anche al fatto che da oltre 15 anni vengono promosse campagne contro la caccia. Di conseguenza, sempre meno islandesi mangiano le balene.

Secondo l’Islanda Nature Conservation Association appena il 2% dei residenti afferma di consumarne. Uno dei problemi resta però collegato al turismo: i visitatori, anche dopo averle osservate in natura, spesso chiedono di provare l’esperienza della carne di balena da assaggiare, anche se contrariamente a quanto credono non è considerata una prelibatezza tra gli islandesi. Per questo, nel Paese dei ghiacci, attraverso slogan come “incontrarci, non mangiarci” stanno tentando di cambiare le cose.

I mangiatori di balenottere minori sono stati oggi soprattutto i circa 2 milioni di visitatori annuali dell’Islanda, ai quali va dunque insegnato “un altro modo di vedere le balene” dicono le autorità del Paese. Pian piano, il progetto di cambiare le abitudini sta funzionando: la campagna delle associazioni ha infatti ridotto in 10 anni di tre quarti il consumo di carne di balena da parte dei turisti, secondo i sondaggi.

Una chiave per continuare su questa strada, per gli attivisti potrebbe essere quella di puntare meglio sul whale watching, l’osservazione a bordo di grandi navi che viene promossa come una esperienza “una volta nella vita” da fare assolutamente. Una pratica che dovrà comunque migliorare i codici di condotta delle imbarcazioni nel tentativo di non stressare questi giganti dei mari, ma che sta aiutando a mantenere il turismo e soprattutto a promuovere il concetto che è molto meglio “osservare anziché mangiarle”.

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