Bambini

Tre madri israeliane chiedono una tregua per mettere i bambini in sicurezza

Le mamme di alcuni piccoli rapiti da Hamas il 7 ottobre hanno lanciato un appello di pace per la restituzione dei propri figli e la possibilità per i minori di Gaza di allontanarsi dalla zona
A man walks past images of Israeli hostages snatched by the Palestinian militant group Hamas last week in a surprise attack into Israel, plastered on a wall outside the Ministry of Defence in Tel Aviv
A man walks past images of Israeli hostages snatched by the Palestinian militant group Hamas last week in a surprise attack into Israel, plastered on a wall outside the Ministry of Defence in Tel Aviv Credit: AFP
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10 novembre 2023 Aggiornato alle 19:00

Mentre le trattative per liberare le persone rapite da Hamas in Israele sono in corso, le madri di alcuni bambini tenuti in ostaggio hanno rivolto un appello proprio ad Hamas per chiedere il loro rilascio.

Secondo le autorità israeliane, 240 persone tra ostaggi civili e prigionieri militari sono tuttora trattenuti a Gaza, ma non è stato chiarito quanti siano civili e quanti soldati. Tra loro ci sarebbero 33 bambini oltre ad anziani, stranieri, persone con doppia cittadinanza e soldati israeliani. Quattro donne tra i civili presi in ostaggio sono state liberate da Hamas, 2 il 20 ottobre, entrambe con cittadinanza statunitense, e 2 il 24 ottobre.

Il programma The Context della Bbc ha di recente ospitato Renana Jacob, Batshema Yahalomi e Hadas Kalderon, 3 donne i cui figli sono stati rapiti da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre. Con le loro famiglie vivevano tutte in kibbutz, ora distrutti, a pochi chilometri da Gaza. La scelta di vivere all’interno di una comunità autosufficiente che si autogoverna tramite una forma di democrazia diretta e vicina a Gaza era motivata anche dalla fiducia di poter raggiungere una soluzione di pace tra Israele e Palestina, ha raccontato Renana Jacob.

Il giorno in cui Hamas ha attaccato i kibbutz in cui vivevano, i loro figli, di età compresa tra i 10 e i 16 anni, sono stati prelevati con la forza da casa e portati via con delle motociclette. In alcuni casi le donne hanno assistito direttamente al rapimento e hanno cercato di trarre in salvo i propri figli implorando i terroristi, in altri non erano fisicamente presenti ma in contatto telefonico con loro mentre venivano rapiti.

Riportando le loro drammatiche testimonianze, le donne hanno spiegato di aver viaggiato da Israele al Regno Unito per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei rapimenti e che hanno incontrato l’ambasciatore del Qatar a Londra, impegnato nella mediazione tra Israele e Hamas nel tentativo di liberare gli ostaggi. La richiesta avanzata dalle 3 madri al governo israeliano e ad Hamas è quella di permettere una “pausa” dal conflitto per garantire che anche i bambini di Gaza possano lasciare il territorio di guerra in sicurezza.

Mark Regev, consigliere del presidente israeliano Benjamin Netanyahu, è intervenuto durante la trasmissione e ha parlato di un “terribile fallimento” nella risposta in materia di sicurezza di fronte agli attacchi di Hamas. Alla richiesta di chiarire la posizione del governo in merito alla mancanza di comunicazione con le famiglie delle persone tenute in ostaggio, il consigliere ha detto che è stata istituita una “direzione speciale” a questo scopo.

Il riferimento è alle proteste portate avanti in questi giorni in tutto Israele da migliaia di persone e dalle famiglie degli ostaggi che chiedono di essere informate sulle trattative e sulle modalità di recupero delle persone rapite. Alcune di loro hanno piantato le tende davanti al quartier generale della difesa a Tel Aviv dichiarando alla testata Haaretz che non intendono andarsene fino al rilascio delle persone rapite. Ieri, mercoledì 9 novembre, decine di manifestanti hanno inoltre protestato davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic, dove vive da alcune settimane il presidente Netanyahu.

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