Gaza: 120 neonati a rischio nelle incubatrici
Il carburante scarseggia nella Striscia di Gaza, a causa dell’embargo totale imposto da Israele. Tra gli effetti imprevedibili e drammatici di questa decisione anche quello di mettere a rischio il funzionamento delle incubatrici di oltre 120 bambini nati prematuri. Lo rivela un censimento pubblicato domenica 22 ottobre dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) all’Agence France-Presse.
Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha fornito un bilancio aggiornato delle vittime degli attacchi israeliani su Gaza. Sono oltre 4.600 i palestinesi uccisi, il 40% dei quali erano bambini. Il bilancio è tuttavia destinato a crescere: su circa 14.245 feriti, il 70% è composto da donne e minori.
A poco più di 2 settimane di guerra tra Hamas e Israele, gli ospedali sul suolo palestinese devono affrontare una grave carenza di forniture. «Attualmente abbiamo più di 120 neonati nelle incubatrici, 70 dei quali sono sottoposti a ventilazione meccanica, e ovviamente siamo particolarmente preoccupati per loro», ha dichiarato all’Afp il portavoce di Unicef a Gerusalemme, Jonathan Krekes.
L’energia elettrica è una delle principali urgenze nei 7 reparti specializzati sparsi per Gaza che curano i bimbi nati prematuri, assicurando un supporto fondamentale quando le loro funzioni vitali non sono sufficientemente sviluppate. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, ogni giorno a Gaza partoriscono circa 160 donne e ci sarebbero almeno 50.000 donne incinte su un totale di 2,4 milioni di persone. Sino a oggi sarebbero almeno 300.000 i bambini sfollati.
Appena 48 ore dopo l’attacco senza precedenti di Hamas al Paese, il 7 ottobre, Israele ha annunciato il taglio delle forniture di elettricità alla Striscia di Gaza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto allo Stato ebraico, giovedì durante una conferenza stampa a Ginevra, di consentirne la consegna come parte degli aiuti umanitari e per il funzionamento dei generatori ospedalieri e gli impianti di desalinizzazione dell’acqua.
Già una settimana fa, Bisan Odehis, giovane attivista umanitaria di ActionAid Palestina, in una video-testimonianza aveva raccontato la situazione all’unità neonatale dell’ospedale Al Shifa. Il poco carburante rimasto a Gaza viene assegnato agli ospedali per consentire il funzionamento dei generatori delle strutture sanitarie, ma «c’è bisogno di incubatrici, non ce ne sono abbastanza».