Economia

Il fisco si semplifica? Ecco tutte le novità

Approvati due nuovi decreti per riformarlo: maggiore proporzionalità nelle sanzioni, principio del contraddittorio e dichiarazione precompilata anche per le partite Iva sono le principali novità
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27 ottobre 2023 Aggiornato alle 07:00

Altre novità nel mondo del fisco italiano. Dopo l’idea di accorpare due scaglioni Irpef per dare vita a una flat tax per i contribuenti, e un taglio del cuneo fiscale a carico di lavoratori e imprese, il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato altri due decreti legislativi attuativi della delega fiscale, cioè la legge che il Parlamento ha approvato per delegare al Governo la facoltà di adottare decreti legislativi che apportano modifiche alla disciplina tributaria.

Il Governo punta agli ambiziosi obiettivi di riformare l’aspro rapporto tra cittadini e fisco, in modo da tenere conto «sia delle esigenze di tutela del contribuente sia delle esigenze del contrasto all’evasione fiscale», fanno sapere fonti di Palazzo Chigi.

In questo lungo percorso si passa anche attraverso una generale semplificazione degli adempimenti.

Fra i 26 articoli che compongono una delle due bozze, infatti, spiccano misure di aggiornamento allo Statuto dei diritti del contribuente, una norma che già all’entrata in vigore - 23 anni fa - si prometteva di essere una straordinaria rivoluzione, per poi essere puntualmente disattesa.

Stavolta però si punta a garantire «la certezza del diritto e del legittimo affidamento del contribuente», principi giuridici di stampo costituzionale legati a doppio filo a diversi interventi votati alla revisione del principio del contraddittorio, stabilendo che tutti i provvedimenti che incidono sfavorevolmente al destinatario dovranno essere preceduti (a pena di annullabilità) da un contraddittorio informato ed effettivo tra contribuente e amministrazione finanziaria. Si stabilisce poi che tutti i provvedimenti tributari dovranno essere motivati e indicare i presupposti, i mezzi di prova e le ragioni giuridiche su cui si fonda la decisione, così come avviene per le sentenze nel processo civile e penale nel rispetto dell’art. 111 comma 6 della Costituzione.

È annunciata una semplificazione della disciplina degli interpelli, un meccanismo previsto dallo Statuto con cui il contribuente può contattare il Fisco chiedendogli un parere circa il modo in cui il suo caso concreto andrebbe risolto (e tassato). Così come viene velocizzata la procedura di autotutela, cioè la «marcia indietro» che l’amministrazione finanziaria deve esercitare (di propria iniziativa o su istanza del contribuente) nel caso in cui abbia emanato un provvedimento sbagliato e con pretese infondate, dunque da annullare immediatamente.

Come ulteriore forma di difesa per i diritti dei cittadini verrà istituito il Garante nazionale del contribuente, un «organo monocratico con sede a Roma che opera in piena autonomia e che è scelto e nominato dal ministro dell’Economia e delle Finanze per la durata di quattro anni» tra magistrati, professori universitari di materie giuridiche ed economiche, notai, avvocati, dottori commercialisti e ragionieri.

Modifiche anche nel calendario delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche e delle società, che nel prossimo anno dovranno essere inviate entro il 30 settembre e non più entro il 30 novembre.

Mentre dal 2025 ci sarà un ulteriore anticipo, con dichiarazioni cartacee che dovranno pervenire all’amministrazione fiscale tra il 1° aprile e il 30 giugno, mentre quelle in via telematica tra il 1° aprile e il 30 settembre dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo di imposta. E sempre nell’ottica di avere un rapporto più «disteso», i contribuenti non avranno adempimenti da pagare sia ad agosto che a dicembre, in quanto verrà sospeso l’invio da parte del Fisco delle «comunicazioni relative ai controlli automatizzati, controlli formali e liquidazione delle imposte» in cui l’ente pubblico solitamente avverte il contribuente di possibili errori nelle dichiarazioni.

Dunque, si avrà (forse) la possibilità di tirare un sospiro di sollievo almeno durante le vacanze.

La novità più rilevante è che dal 2024 tutti i contribuenti senza partita iva potranno presentare il Modello 730 . Dunque anche quei «contribuenti titolari, per esempio, di redditi diversi di natura finanziaria ovvero che abbiano effettuato investimenti all’estero» potranno beneficiare della dichiarazione predisposta dall’Agenzia delle Entrate e destinata generalmente ai lavoratori dipendenti e pensionati, che utilizzano questo modello per comunicare al fisco la propria situazione reddituale riferita all’anno precedente, e quindi pagare correttamente le imposte dovute sia per recuperare qualcosa sulle imposte già versate.

Risulta anche particolarmente semplificato in quanto non necessita di calcoli e permette di ottenere il rimborso dell’imposta già versata nell’assegno pensionistico o in busta paga. Tale rimborso potrà essere chiesto anche in modo diretto dai contribuenti con sostituto d’imposta, cioè quel soggetto obbligato per legge a pagare un’imposta al posto di altre persone (come, a esempio, il datore di lavoro di un dipendente).

Secondo l’articolo 19 della bozza, inoltre, dal 2024 anche per i contribuenti «titolari di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente e pensione» comprese le partite Iva (dunque con redditi da lavoro autonomo o d’impresa) sarà resa disponibile una dichiarazione precompilata direttamente dall’Agenzia delle Entrate con tutti i dati in loro possesso.

Si tratta quindi estendere una forte semplificazione, in quanto al contribuente non resterà che accettarla così com’è oppure modificarla inserendo ulteriori informazioni.

Nel tentativo di alleggerire il sistema sanzionatorio legato al fisco, a tutte le misure di contrasto all’evasione (azioni illegali intraprese per non pagare le tasse) e all’elusione fiscale (cioè una serie di azioni apparentemente legali che permettono di aggirare le norme e pagare meno imposte) verrà applicato il principio di proporzionalità in modo da bilanciare la «la protezione dell’interesse erariale alla percezione del tributo con la tutela dei diritti fondamentali del contribuente».

Una serie impeccabile di buoni propositi, a cui non rimane che ricevere applicazione diretta nella vita di tutti i giorni, nella speranza che non si rivelino misure inconsistenti tese solo ad accontentare superficialmente gli elettori.

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