Economia

Fisco: la gender tax potrebbe incentivare il lavoro femminile?

Mentre la riduzione a 3 scaglioni e la modifica delle aliquote Irpef potrebbe tradursi in sgravi fiscali a seconda della fascia di reddito, si continua a riflettere sulla possibilità di tassare meno le donne
Credit: Nataliya Vaitkevich
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22 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

Con l’approvazione del disegno di legge delega da parte del Parlamento, una nuova riforma fiscale è alle porte e promette di fare la differenza nelle tasche dei cittadini. A catturare l’attenzione del Governo è per lo più la revisione dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), da tempo sotto i riflettori. Si sta, infatti, delineando l’idea di una futura “flat tax per tutti”: un sistema basato sull’imposizione di un’unica aliquota ai redditi di ciascun contribuente. Una proposta che ha scatenato un acceso dibattito riguardo il rispetto dei vincoli costituzionali.

Infatti, secondo il principio di progressività fiscale sancito dall’articolo 53 della Costituzione, l’imposta dovrebbe essere proporzionale al reddito, garantendo una maggiore contribuzione da parte di coloro che hanno più alte possibilità finanziarie. Tuttavia, il Governo non intende abbandonare il concetto di flat tax, ma propone di mantenere la progressività della tassa, rimodulando detrazioni e deduzioni sulla base del reddito.

Il cammino verso questa ambiziosa riforma era già iniziato con la legge di Bilancio 2022, quando sotto il Governo Draghi vennero ridotti gli scaglioni Irpef da 5 a 4 e ridefinite le relative aliquote. Ora il Governo Meloni si propone di andare oltre, contraendo ulteriormente gli scaglioni da 4 a 3 e modificando ulteriormente le aliquote d’imposta per ciascuna fascia di reddito. Questo potrebbe portare a significativi cambiamenti nelle buste paga degli italiani: ma quale sarà l’impatto effettivo?

Tra le ipotesi, emerge quella elaborata dalla Ragioneria di Stato, secondo cui il secondo e terzo scaglione potrebbero essere accorpati in una fascia unica, che copre redditi tra 15.000 e 50.000 euro, con un prelievo fiscale del 27% o forse del 28%. I restanti scaglioni non verrebbero modificati. Questo potrebbe significare risparmi sostanziali per coloro che oggi pagano il 35% di tasse (redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro), penalizzando però i redditi fino a 28.000 euro (sottoposti a un prelievo del 25%).

Una seconda ipotesi, invece, prevede di far salire il primo scaglione a 28.000 euro con un’aliquota del 23% e di fissare un’imposta del 33% al secondo che coprirebbe redditi fino a 50.000 euro. Oltre questa cifra, il terzo scaglione rimarrebbe invariato al 43%. Ciò potrebbe tradursi in sgravi fiscali significativi per redditi in diverse fasce. Per fare un esempio: un reddito di 35.000 euro potrebbe beneficiare di uno sgravio fiscale di circa il 4%, mentre redditi più alti potrebbero sperimentare un risparmio simile o superiore.

Nel panorama delle riforme fiscali, da anni ormai si discute anche di un’altra proposta audace e controversa che finora, però, non ha ancora visto la luce: la Gender Tax. Si tratta di una tassazione differenziata per genere, che porterebbe quindi ad applicare un’aliquota Irpef inferiore sul reddito delle lavoratrici, rispetto agli uomini. L’agevolazione potrebbe creare un ambiente più favorevole per lo sviluppo professionale femminile, spingendo molte donne a entrare nel mercato del lavoro e/o a intraprendere nuove sfide lavorative.

Ciò contribuirebbe a ridurre il divario di genere nell’occupazione, che a oggi è pari a 17,4 punti e, neanche a dirlo, è a sfavore delle donne, arrecando enormi perdite all’economia del nostro Paese. Inoltre, riducendo l’onere fiscale sul lavoro femminile, si potrebbe incoraggiare una maggiore partecipazione degli uomini nella sfera domestica, favorendo una distribuzione più equa del carico di lavoro familiare che a oggi, in molti casi, sembra essere ancora una prerogativa femminile.

Tuttavia, anche l’attuazione della Gender Tax potrebbe sollevare questioni di incostituzionalità, poiché l’articolo 3 della Costituzione italiana garantisce l’uguaglianza senza distinzioni di sesso. La tassa di genere potrebbe rappresentare un passo in avanti verso una società più giusta ed equa, ma da sola non è sufficiente a modificare profondamente i ruoli di genere nella società. È necessario un cambiamento culturale più ampio per realizzare un equilibrio di genere effettivo.

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