Economia

Global gender gap report, la classifica: Italia 79° (su 146)

Al primo posto l’Islanda, per il 14° anno consecutivo; seguono Norvegia e Finlandia, mentre l’ultima posizione va all’Afghanistan. L’Europa, grazie alle Nazioni settentrionali, supera il Nord America
Credit: Tan Danh
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23 giugno 2023 Aggiornato alle 12:00

Crisi energetica, guerre, inflazione e pandemia sono tutti fattori che hanno cambiato radicalmente il mondo negli ultimi anni. Tutto ciò ha influito in diversi ambiti della nostra vita, e il divario di genere è sicuramente uno di quelli.

Il World Economic Forum ha pubblicato il Global gender gap report 2023, che si basa sul confronto dello stato odierno e dell’evoluzione della parità di genere in 146 Paesi. Questa analisi prende in considerazione 4 settori: la partecipazione e l’opportunità economica, il livello di istruzione, la salute e la sopravvivenza, e infine il potere politico.

La parità totale non è ancora stata raggiunta da nessun Paese, anzi: di questo passo serviranno circa 131 anni per il completo raggiungimento, non prima del 2154. Andando nel dettaglio, il report mostra che il gap complessivo, tenendo in considerazione tutti i 146 Paesi, è pari al 68,4%.

La prima posizione è occupata (per la 14° volta consecutiva) dall’Islanda con una percentuale del 91,2%. Seguono la Norvegia (87,9%), la Finlandia (86,3%), la Nuova Zelanda (85,6%), la Svezia (81,5%), la Germania (81,5%), il Nicaragua (unico Paese dell’America latina a essere presente nella top 10, con l’81,1%), la Namibia (80,2%), la Lituania (80%) e il Belgio (79,6%), che per la prima volta si trova tra le prime 10 posizioni. Tutti questi Paesi, a eccezione del Belgio, hanno colmato almeno l’80% del divario di genere. All’ultimo posto si posiziona l’Afghanistan.

Dando uno sguardo a livello regionale, notiamo che l’Europa, grazie alle virtuose Nazioni del Nord, ha superato il Nord America, le quali hanno raggiunto rispettivamente un valore del 76,3% e 75%. Seguono, poi, con il 74,3% l’America latina e i Caraibi, mentre a registrare il valore più basso sono l’Africa settentrionale e il Medio Oriente con il 62,6%.

Le percentuali, ovviamente, sono diverse in base ai settori analizzati: per quanto riguarda la partecipazione economica il valore è pari al 60,1%, per l’istruzione si arriva al 95,2%, valore ancora più alto per la salute, 96%, mentre la situazione più critica si riscontra nel potere politico, dove la percentuale raggiunge solo il 22,1%.

Analizzando la partecipazione economica, nelle prime 3 posizioni troviamo la Liberia (89,5%), la Giamaica (89,4%) e la Moldavia (86,3%). Buone notizie per l’ambito dell’istruzione: 30 Paesi hanno infatti raggiunto il 100%, mentre gli Stati che hanno colmato almeno il 95% del divario sono 117, tra i 146 presenti nell’analisi. La situazione della politica, invece, risulta ancora fortemente compromessa: al primo posto troviamo ancora l’Islanda, seguita dalla Norvegia, Nuova Zelanda, Finlandia, Germania, Nicaragua, Bangladesh, Mozambico, Ruanda e Costa Rica.

E l’Italia? Nell’indice complessivo, il nostro Paese si trova al 79° posto, perdendo ben 16 posizioni rispetto al Global gender gap report del 2022, con una percentuale pari al 70,5%. Ma non solo, guardando i dati di tutti i settori analizzati, notiamo che l’Italia ha perso posizioni in 2 ambiti su 4.

Andiamo nel dettaglio: se nel 2022 per la partecipazione economica il Paese si trovava alla posizione 110, nel 2023 si colloca alla posizione 104, con una percentuale del 61,8%. Risalita anche per la salute e la sopravvivenza, dalla posizione 108 alla 95, con una percentuale del 96,7%. Cala di una posizione il livello di istruzione, dalla 59° alla 60° con un valore del 99,5%. Calo significativo, invece, per la politica: nel 2022 l’Italia si trovava al 40° posto, mentre nel 2023 occupa il 64° con una percentuale del 24,1%. Una situazione, quindi, che sembra in netto peggioramento.

Gli ambiti in cui la parità sembra ancora lontana sono, quindi, quelli relativi alla partecipazione economica e politica. Il mondo del lavoro ha risentito fortemente della pandemia, ma oggi i valori di disoccupazione sono tornati a quelli del 2019. Nonostante questo, rimane un forte divario di genere: per esempio, il tasso di disoccupazione femminile rimane ancora molto alto rispetto a quello maschile, senza contare anche le maggiori difficoltà che le donne incontrano nella ricerca e nel conseguente ottenimento di un posto di lavoro.

Aumentano piano piano anche le donne nei ruoli di rilievo, in particolare nei settori della tecnologia, informazione e media (30,8% nel 2016 e 33,2% nel 2022), dei servizi professionali (+2,1%) e dei settori pubblici (+2%).

Per la politica, la parità di genere è ancora molto lontana anche se sono in leggero aumento le donne che ricoprono posizioni con incarichi decisionali. Anche in questo caso, le disparità regionali sono significative. Dopo un periodo di stagnazione durato dal 2013 al 2021, al 31 dicembre 2022, il 27,9% della popolazione mondiale, corrispondente a 2,12 miliardi di persone, vive in Paesi con a capo una donna.

In realtà, l’aumento è dettato soprattutto dall’India, ormai il Paese più popoloso del mondo, in cui nel luglio 2022, dopo le elezioni, è stata eletta una donna come Presidente, Droupadi Murmu. Da gennaio 2022 sono 9 le donne salite al potere, 8 delle quali ricoprono ancora oggi la carica. Nei parlamenti la situazione è migliore, seppur di poco: nel 2022 la percentuale di donne è salita al 22,9% ma rimangono comunque forti le disparità regionali. In prima posizione si trova l’Europa, seguita dall’America latina e Caraibi, poi troviamo il Nord America e l’Africa subsahariana. Le uniche zone dove, invece, si è registrato un calo sono il Medio Oriente e il Nord Africa.

La strada da percorrere è ancora molto lunga, prima di 131 anni non si riuscirà a raggiungere la totale parità di genere, basti pensare che dal 2006, prima edizione del report, la percentuale è aumentata soltanto di 4,1 punti. La parità di genere, inoltre, è anche una ricchezza, in quanto risulta fondamentale per la stabilità economica, sia dei singoli Paesi ma anche a livello globale.

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