Ambiente

I Suv inquinano troppo

L’organizzazione benefica inglese Possible tramite uno studio evidenzia l’enorme inquinamento generato da queste auto rispetto alle altre e chiede che venga introdotta una tassa per disincentivarne l’acquisto
Credit: Cash Macanaya
Tempo di lettura 4 min lettura
4 novembre 2023 Aggiornato alle 20:00

La sempre più ampia diffusione dei veicoli Suv (Sports Utility Vehicles) sta comportando un aumento delle emissioni globali di gas alteranti, più elevato di quello dato dalle auto di piccola cilindrata vendute 10 anni fa. Questi sono i dati che emergono dal nuovo report Tractor Attack elaborato dall’organizzazione benefica inglese Possible.

Lo studio ha evidenziato che un nuovo Suv acquistato nel 2023 ha un rilascio di CO2, per km percorso, superiore a quello di un motore termico tradizionale, benzina o diesel, di un’auto comprata nel 2013. I dati sono stati modellati analizzando il mercato automobilistico inglese, nel quale emerge che l’acquisto dei Suv è strettamente correlato a un reddito elevato. I documenti inerenti alla proprietà dei veicoli evidenziano infatti che le famiglie nella fascia di reddito più alta del 20% hanno l’81% di probabilità di possedere un’auto ad alte emissioni rispetto ai proprietari di veicoli presenti nel restante 80%. Inoltre il 20% più benestante tende a percorrere il triplo dei km rispetto alla fascia più economicamente svantaggiata, pari al 20% della popolazione.

Secondo Leo Murray, co-direttore dell’organizzazione benefica Possibile, i Suv rappresentano un problema sotto molteplici aspetti: «automobili così grandi e potenti portano una serie di altri problemi nelle nostre affollate strade cittadine: troppo grandi per entrare nei parcheggi standard e molto più propense a uccidere i pedoni, soprattutto bambini, in caso di collisione. Inoltre producono particolati più tossici derivanti dall’usura dei pneumatici e fanno molti più danni al manto stradale rispetto alle auto convenzionali. Ma nessuno di questi costi per la società è coperto dal prezzo di acquisto o dai costi di gestione dei grandi Suv, il che significa che le autorità devono introdurre nuove politiche per porre rimedio a questo problema. Fare in modo che i mega inquinatori dei Suv paghino di più, è un metodo efficace ed equo per portare le persone nelle città fuori da questi trattori urbani sociopatici e verso mezzi più ecologici per spostarsi».

La diffusione su larga scala di questi veicoli ha avuto inizio verso la fine degli anni ‘90, quando le case automobilistiche hanno proposto nuovi modelli che ibridavano le normali vetture con i fuoristrada, attraverso un design di alta gamma. Il successo di questa operazione ha creato un nuovo mercato nelle fasce più agiate dei Paesi avanzati, consentendo un abbattimento dei prezzi e una diffusione di massa dei Suv anche nel ceto medio, che attraverso varie forme di finanziamento e leasing ha iniziato privilegiare questa categoria di veicoli. Le maggiori aziende di automotive hanno inoltre investito ingenti capitali nella promozione di questi mezzi, grazie al maggiore margine di profitto rispetto alle classiche utilitarie.

Il successo dei Suv ha però contribuito al peggioramento della crisi climatica. L’International Energy Agency (Iea) ha stimato che nel 2022 le emissioni di gas alteranti prodotte da questi mezzi sono aumentate complessivamente di 70 milioni di tonnellate, mentre l’intero parco circolante (330 milioni di veicoli) è responsabile annualmente di circa 1 miliardo di tonnellate di emissioni.

Per fermare questo inquinamento il gruppo Possible ha proposto una serie di cambiamenti rispetto alle politiche adottate fino a ora dai vari Stati per regolamentare le emissioni dei veicoli, a partire dall’introduzione di una nuova tassa progressiva in base alle dimensioni dei Suv. Inoltre l’organizzazione inglese è a favore di una serie di tariffe designate specificamente per i maggiori inquinatori. Viene chiesta inoltre la fine della pubblicità commerciale e l’attuazione di politiche per rendere più costosi e meno accessibili questi mezzi.

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