Ambiente

Arriva la tassa sulla CO2 alla frontiera. Ecco cos’è

Inizia la fase sperimentale del Carbon Border Adjustment Mechanism, pensato dall’Ue per l’importazione di ferro, alluminio, acciaio e altri prodotti. Dal 2026 entrerà in vigore ufficialmente
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2 ottobre 2023 Aggiornato alle 17:00

Ogni azienda europea che importa cemento, oppure ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, ma anche elettricità e idrogeno da domenica 1 ottobre dovrà rendicontare i suoi volumi e le proprie emissioni di gas serra legate ai prodotti, dato che è entrata in vigore il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam).

Si tratta di una tassa sull’emissioni di CO2 alla frontiera ed è stata pensata dall’Ue all’interno del Green Deal e il pacchetto Fit for 55 per arrivare a ridurre le emissioni climalteranti. Si tratta a livello mondiale di un primo tentativo di tasse alla frontiera per prodotti inquinanti e l’iter di questa misura è stato pensato per la prima volta tre anni fa per tentare di imporre standard ambientali precisi ma anche evitare la delocalizzazione delle aziende per produrre altrove.

Di fatto per ora si è in fase di rendicontazione perché il Cbam entrerà in pieno regime nel 2026 quando gli importatori di prodotti ad alta impronta di carbonio dovranno pagare una tassa se i gas serra emessi per produrre questi beni superano quelli che sarebbero stati emessi se la produzione fosse avvenuta in Europa.

Nella prima fase le imprese dovranno rendicontare - senza alcun pagamento - già a gennaio 2024, dopo un primo trimestre di prova, mostrando all’Europa i loro conti. La stessa rendicontazione può essere basata su regole in vigore nei paesi di produzione.

Come spiega l’Ue, “la fase transitoria fungerà da periodo di apprendimento per tutte le parti interessate (importatori, produttori e autorità). Permetterà alla Commissione europea di raccogliere informazioni utili sulle emissioni al fine di affinare la metodologia per il periodo definitivo, che inizia nel 2026”.

Successivamente entrerà appunto in vigore la tassa che mira a equiparare il costo del carbonio nei prodotti europei con quelli importati. In generale si parla di sanzioni comprese tra 10 e 50 euro per tonnellata per coloro che non rispettano questa normativa.

Uno degli obiettivi del Cbam è anche avviare una discussione più ampia sull’uso globale della fissazione del prezzo del carbonio, strumento per combattere i cambiamenti climatici.

«L’Ue ha bisogno del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere per realizzare i suoi ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni e conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Il Cbam affronterà il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio in modo non discriminatorio», ha spiegato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Valdis Dombrovskis sostenendo che l’Unione si «impegna a dare il buon esempio, esortando l’industria mondiale ad adottare tecnologie più verdi e sostenibili».

Anche il il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, in una nota sul Financial Times, sostiene che bisogna dare «tempo all’avanguardia per quanto riguarda la fissazione del prezzo del carbonio. Il Cbam esorterà l’industria di tutto il mondo ad adottare tecnologie più verdi e impedirà inoltre la cosiddetta rilocalizzazione delle emissioni di carbonio o la delocalizzazione della produzione al di fuori dei nostri confini, verso Paesi con norme ambientali meno rigorose», chiosa l’italiano rimarcando che la tassa «non riguarda la protezione del commercio, ma la tutela delle nostre ambizioni in materia di clima».

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