Ambiente

Abbiamo ridotto solo dell’1% le emissioni di gas serra previste al 2030

Lo denuncia il nuovo documento delle Nazioni Unite, dove viene condannata denuncia la pessima direzione intrapresa dal Pianeta, ancora troppo dipendente dai combustibili fossili
Credit: EPA/MICHAEL REYNOLDS
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13 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

La riduzione delle emissioni è una corsa contro l’inquinamento e i Paesi stanno contribuendo a restringere quella finestra di tempo disponibile - già scarsa - in maniera sempre più veloce ed evidente. A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto sul clima delle Nazioni Unite, pubblicato venerdì 8 settembre.

Il documento, si legge, “fornisce una valutazione dei progressi collettivi verso il conseguimento dello scopo e degli obiettivi a lungo termine dell’accordo di Parigi e informa le parti sui potenziali settori per aggiornare e rafforzare la loro azione e il loro sostegno, nonché per rafforzare la cooperazione internazionale per l’azione per il clima”.

La stella polare infatti continua a essere proprio l’Accordo di Parigi, risalente al 2015, che ha fissato alcuni obiettivi principali, tra cui la limitazione del riscaldamento globale a 2°C o nel migliore dei casi a 1,5. In relazione a questo traguardo, l’indagine rileva che la Terra si avvia a raggiungere i 2,4 gradi Celsius entro la fine del secolo. Sono troppi.

D’altra parte il documento dell’Onu denuncia che gli Stati hanno ridotto solo l’1% delle loro emissioni di gas serra previste per il 2030: di questo passo il Pianeta toccherà temperature davvero elevate e i problemi aumenteranno inevitabilmente. Non a caso António Guterres ha utilizzato parole forti per commentare l’operato dei leader mondiali. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, «la distruzione del clima è iniziata».

Intanto, a conferma del fatto che la “distrazione” generale nei confronti della crisi climatica è ancora troppo acuta, il G20 appena tenuto in India non ha stabilito una data entro cui eliminare i combustibili fossili, un passaggio appena reputato “indispensabile” dal report dell’Onu.

D’altronde il documento evidenzia anche le iniziative che è necessario intraprendere al più presto: aumentare notevolmente l’uso delle energie rinnovabili, porre fine alla deforestazione, fornire significativi finanziamenti per il clima alle nazioni in via di sviluppo, alleviare la povertà e ridurre al minimo l’ingiustizia ambientale.

Un articolo del Washington Post riassume così la gravità della situazione attuale.

L’estate 2023 è stata la più calda mai rilevata nella storia tra le ondate di calore e i grandi incendi boschivi in Canada o in Europa, fino alle enormi inondazioni dovute alle piogge in Grecia, Cina e Florida. Le emissioni globali hanno stabilito un nuovo record nel 2022 e l’anidride carbonica è arrivata a livelli storici. Inoltre gli esseri umani stanno immettendo inquinamento da carbonio nell’atmosfera troppo rapidamente.

Ora è come se il testo dell’Onu contenesse i compiti a casa che i leader mondiali devono portare a termine in vista della Cop28 in programma a fine novembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Durante il vertice si stilerà una sorta di bilancio globale per capire se il Pianeta è effettivamente capace di ridurre le sue emissioni nel rispetto dell’accordo di Parigi. Il voto finale potrebbe essere molto duro: bisogna fare ancora molto, per evitare una sonora bocciatura.

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