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Le persone religiose sono più positive

In tutto il mondo, sembra che i fedeli godano di una migliore vita sociale e di un più ampio supporto da parte della comunità rispetto agli atei. I risultati del Gallup World Poll
Credit: Visual Karsa
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
30 ottobre 2023 Aggiornato alle 13:00

Le persone che credono in una religione hanno un approccio più positivo alla vita rispetto agli atei e godono di maggior benessere: è la conclusione a cui è giunto, dopo 10 anni di studi condotti in 152 Paesi, il rapporto Gallup World Poll.

Da ormai diverso tempo il numero globale dei fedeli, di ogni religione, è in flessione e sempre meno persone si affidano alla spiritualità per trovare conforto in momenti negativi o attingere energia nell’affrontare la vita quotidiana. Una parabola discendente che sembra destinata a non invertire la propria rotta ma che, invece, stando ai risultati di questo studio, forse dovrebbe.

L’analisi si è svolta tra il 2012 e il 2022, anni durante i quali i ricercatori hanno analizzato 9 aspetti della vita di circa 1,5 milioni di persone, facendo loro domande specifiche su questioni individuali ma anche su interazioni sociali, impegno civico, salute, situazione economica e molti altri aspetti. Ciascuno dei 9 indici prevedeva un punteggio da 0 a 100, basato sulle risposte a una serie di domande tra le quali “Hai sorriso o riso oggi?”; “Sei stato trattato con rispetto?”; “Hai fatto beneficenza o aiutato uno sconosciuto”?

Ciò che è emerso da questa lunga ricerca è che le persone religiose, in tutto il mondo, sembrano vivere in una condizione di maggior benessere generale, essere più positive, avere più sostegno dalla propria rete sociale, essere più coinvolte nelle dinamiche delle loro comunità rispetto a coloro che non sono religiose.

In particolare, i credenti hanno ottenuto punteggi più alti in 5 indici: vita sociale (77,6 rispetto a 73,7 delle persone non religiose), esperienze positive (da 69 a 65), sostegno della comunità (da 59,7 a 55,6), ottimismo (da 49,4 a 48,4) e impegno civico (da 35,8 a 48,4).

Non tutti i parametri, tuttavia, hanno evidenziato differenze tra i due gruppi. Non esiste, a esempio, alcuna relazione tra religiosità e benessere economico, mentre si registra, ma in negativo, tra religione e salute. Sembra infatti che le persone credenti, a volte, attribuiscano la responsabilità di eventi critici come una malattia a un potere superiore che le ha abbandonate, provando quindi più emozioni negative rispetto a una persona non religiosa.

Pur essendo uno studio a carattere globale, le differenze tra i due gruppi non sono risultate omogenee ma più evidenti nei Paesi a forte vocazione spirituale, dove oltre il 66% della popolazione ritiene che la religione sia importante. Se si considera che ogni differenza di un punto si traduce in circa 40 milioni di cittadini in tutto il mondo, è evidente come secondo lo studio la religione impatti non solo sul singolo ma sull’intera collettività. Senza contare che spesso i Paesi più religiosi sono anche i meno ricchi, nei quali il livello di benessere generale è inferiore rispetto a quelli nei quali la popolazione è più abbiente.

Oltre a riportare i dati, il rapporto, al quale ha lavorato anche la Radiant Foundation, che promuove una visione positiva della religione e della spiritualità ed è associata alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, azzarda alcune conclusioni. La principale è che religione e spiritualità potrebbero essere possibili risorse per affrontare alcuni problemi legati alla salute mentale.

Per stessa ammissione dei ricercatori, tuttavia, non si tratta di una strada praticabile. Non solo per il mancato riconoscimento scientifico dei benefici della religione sulla psiche, ma anche perché il popolo dei credenti è composto da sempre meno soggetti e chi non ne fa parte guarda spesso con scetticismo tutto ciò che i credo religiosi comportano. Compresi gli indicatori di benessere.

Se trasformare un non credente in credente è impossibile o, almeno, poco realistico, nulla vieta tuttavia, ognuno con il proprio metodo, di approcciarsi alla vita in modo più spirituale e meno materiale. Non fosse altro per provare ad attirare verso di sé una dose extra di positività.

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