Culture

Ogni tanto bisogna spegnerci per non romperci

Di fronte alle immagini della guerra in Israele e nella striscia di Gaza, il mio cuore è quasi andato in tilt. E per non chiudere gli occhi ho dovuto spegnere gli schermi
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14 ottobre 2023 Aggiornato alle 09:00

Ogni sabato da quasi due anni ti racconto un pezzo di presente. Provo a spiegarti cosa succede sul nostro Pianeta e perché succede. Provo a mostrarti che il mondo non si divide in buoni buoni e cattivi cattivi. Frugo nelle cose brutte per cercare un semino di speranza e ripartire da lì.

Da una settimana, in Israele e nella striscia di Gaza stanno succedendo delle cose bruttissime. Dovrei parlartene perché ti meriti di capire la lunga e triste storia che c’è dietro tutta la violenza degli ultimi giorni. Questa violenza, infatti, non piomba dal cielo ma ha radici nella terra.

Anche il bambino o la bambina più piccola dovrebbe poter capire un pochino di questa storia, con le parole giuste e, per una volta, senza figure. Ma io, stavolta, non ho le forze per spiegartela.

Per raccontarti ogni sabato quello che succede nel mondo studio tutta la settimana, frugo, guardo, ascolto. Stavolta mi sono mancate le forze. Anche per me che sono grande, tutta questa tristezza, tutta questa ingiustizia, i suoni, le immagini, le storie della guerra sono troppo. Allora ho cercato di spegnere tutto, di limitarmi a leggere gli articoli dei giornali, quelli scritti dai corrispondenti sul posto e da chi ha studiato molto. Ma questa guerra s’infila in ogni spiraglio. La trovo tra due stories di ricette di cucina. Si ficca tra due video di gattini. Spunta fuori tra due canzoni alla radio.

Non ce la faccio a fare quello che si chiede a un adulto con un telefono in mano. Non ce la faccio a vedere video, reel e stories, e a condividerli. Non ce la faccio a schierarmi a gran voce da un lato o dall’altro. Non ce la faccio a postare immagini orribili di cui non conosco la provenienza e che finiranno comunque strizzate tra foto di tramonti e di piatti prelibati.

Il problema, al giorno d’oggi, è che l’informazione - vera o falsa che sia - arriva anche quando non la vai a cercare. E i social ti chiedono di partecipare, di divulgare, copiare, postare, schierarti in un mondo finto dove ci sono sempre solo due avversari per volta, uno che ha tutte le ragioni e l’altro tutti i torti. Loro ti chiedono di partecipare ma tu non sei mica obbligato.

Io voglio solo capire la realtà e, una volta alla settimana, voglio farla capire anche a te. Ma per questo ci vuole tempo. Il tempo di scegliere quello che si legge, di decifrarlo, di interrogare il proprio cuore e la propria testa.

Spegnere tutto non è da vigliacchi. Spegnere tutto non vuol dire fare finta che le cose non esistano. Vuol dire capire qual è il proprio limite, quello oltre il quale chi si spegne siamo noi. E noi, al mondo, serviamo accesi e rombanti. Ci sono momenti in cui il nostro cuore può resistere a tutto e altri in cui va in tilt per un nonnulla. Noi dobbiamo capire quando stiamo per andare in tilt. Dobbiamo spegnerci ogni tanto, proprio per non romperci, non scaricarci.

Non voglio sembrarti bacchettona ma a questo giro stammi a sentire. Chiedi ai tuoi genitori di non guardare il Tg se ci sei in giro tu. Loro sono grandi e, se serve, il Tg se lo guardano di notte o sul telefono, chiusi in bagno. Non fidarti dei social perché la guerra s’infila ovunque, in ogni spazietto possibile, e non sei tu a scegliere quando ti piomberà addosso con le sue immagini orribili. Proteggi il tuo cuore. Spegni tutto ma tieni gli occhi aperti. Ché non ha senso avere tutto acceso e lo sguardo rivolto dall’altra parte.

Forse la settimana prossima avrò trovato le forze e le parole giuste per spiegarti cosa succede ma per ora devo spegnere il mio motore, altrimenti mi rompo. Io, a quel semino di speranza che piantiamo ogni settimana, ci tengo. A questo giro, mi ci vorrà solo un po’ più di tempo per trovarlo. Ma tu sta’ tranquillo che prima o poi lo trovo. Prima o poi si trova sempre.

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