Diritti

Israele e Hamas: chi guadagnerà dal conflitto?

Probabilmente l’Iran, che sostiene l’attacco dell’organizzazione palestinese che controlla la striscia di Gaza, e il primo ministro Netanyahu: con un Paese in guerra, potrebbe rimanere al comando. A perdere saranno i civili
Un palestinese ispeziona le rovine della Torre Watan, distrutta dagli attacchi aerei israeliani, Gaza, 8 ottobre 2023
Un palestinese ispeziona le rovine della Torre Watan, distrutta dagli attacchi aerei israeliani, Gaza, 8 ottobre 2023 Credit: Bashar Taleb/APA Images via ZUMA Press Wire
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11 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

Una guerra mai vista negli ultimi decenni e di proporzioni catastrofiche. Le notizie delle ultime ore raccontano di oltre 800 morti tra gli israeliani e di circa 500 tra i palestinesi. I numeri sono poco certi: un conflitto che deflagra l’ennesima tragedia umanitaria in aree già colpite duramente nel corso degli ultimi 20 anni.

7 le guerre combattute nella Striscia di Gaza dal 2008 a oggi, la più lunga di 50 giorni nel 2014. Da quando Hamas ha il controllo della Striscia (dal 2007), Israele l’ha dichiarata “territorio ostile”, genesi degli orrori di oggi. Sì, perché in queste ore si parla di crimini contro l’umanità, mentre scorrono le immagini dei blitz dei terroristi di Hamas contro centinaia di giovani israeliani pacifici che festeggiano (ballando in un rave) la festa conclusiva della settimana del Sukkot (festa dei tabernacoli).

Che causa dovrebbe servire una simile azione criminale? Ragazze e ragazzi che fuggono impauriti (i più fortunati) dalla furia barbara di Hamas. Una mattanza senza senso (circa 260 morti e centinaia i rapiti), non è atto di guerra ma un crimine contro l’umanità che gli stessi palestinesi dovrebbero condannare. Giovani che, ironia della sorte, avevano passato le ultime settimane a protestare contro Benjamin Netanyahu.

Sono racconti dell’orrore quelli che arrivano in queste ore da Israele: violenze di ogni tipo su donne e bambini, è stato compiuto un massacro. Video di miliziani (diffusi in rete) mostrano le immagini, mentre sfilano per la città con il corpo senza vita di una donna al grido di Allah Akbar. Un baratro di barbarie.

Il “Diluvio di Al Aqsa”, con i suoi razzi Qassam puntati contro le città israeliane, ha colto di sorpresa tutti, da Israele all’Occidente, passando per la Russia e la Turchia, quest’ultima al centro di uno scacchiere sempre più teso, pronta a mediare per rafforzare la sua immagine esterna di nuova media-potenza dell’area.

Perché questo attacco? Intanto per fermare gli Accordi di Abramo. 2 settimane fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha illustrato all’Onu la sua idea per un «nuovo Medio Oriente con l’Arabia Saudita e altri vicini», e di un «nuovo corridoio di pace e prosperità» con i palestinesi. Già preistoria.

L’escalation tra Hamas e Israele è stata descritta come la più violenta degli ultimi ed è stata paragonata alla guerra dello Yom Kippur (o guerra di ottobre) iniziata il 6 ottobre 1973 durante i festeggiamenti del Kippur. Ma di parallelismi, a parte l’offensiva nei giorni di festa, ne vediamo pochi (all’epoca, Egitto e Siria colsero di sorpresa Israele e si trattò di una guerra simmetrica).

L’operazione “Spade di ferro” ci racconterà altri morti, soprattutto tra i civili, in un paese che conta il 64% delle famiglie in forte sofferenza alimentare. È recente la “sospensione immediata” dei pagamenti dell’Unione europea destinati alla popolazione palestinese, dei programmi di assistenza per un totale di 691 milioni di euro. Stop a cibo, luce e acqua verso la Striscia di Gaza: è assedio completo.

Chi ci guadagna da questa nuova escalation? L’Iran che ha dato il proprio sostegno a Hamas nell’attacco a sorpresa contro Israele. E poi lo stesso Netanyahu, che stava per essere travolto dalle sue (poco felici) scelte politiche e che invece, come leader di un Paese in guerra, rimarrà saldamente al comando.

Chi ci perde? Probabilmente, come sempre, tutti. I civili e i militari israeliani morti in queste ore, i civili di Gaza rimasti sotto le macerie dei bombardamenti di questa notte ma anche tutti i palestinesi non allineati ad Hamas che soffrono povertà, malnutrizione e sopravvivono in condizioni davvero al limite, da sempre.

Un nuovo conflitto di faglia che si riaccende mentre nel cuore dell’Europa (da 2 anni) non vede ancora la fine. Di certo l’ennesima guerra tra Israele e Hamas contribuirà ad alterare nuovamente i già complessi equilibri geopolitici dell’area. E poi l’orrore che chiama orrore, con le immagini di quello che resta del mercato di Jabalia, a nord di Gaza, completamente distrutto dopo il bombardamento israeliano. I morti? Si parla di 50 vittime, tutti civili.

L’apertura di altri fronti è tutta da confermare, ma è noto a tutti come sia Hamas sia Hezbollah sono da tempo sostenuti militarmente dai Pasdaran iraniani con armi, denaro e consiglieri militari. Intanto la nave da guerra Uss Gerald R. Ford si muove verso il Mediterraneo orientale

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