Economia

Crolla il rublo, a Mosca è corsa ai bancomat

Gli effetti economici della guerra si stanno facendo sentire sulla popolazione. C’è il rischio fallimento per Sberbank, la maggiore banca russa colpita dalle sanzioni internazionali
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1 marzo 2022 Aggiornato alle 15:05

“Per tutto il resto (non) c’è Mastercard”, ci ricorda lo slogan pubblicitario dell’azienda americana leader nei servizi di pagamento. Per tutto il mondo ma non in Russia, non dopo l’inizio della guerra in Ucraina e le dure sanzioni economiche della Ue e dell’Occidente.

Dopo essere crollato del 30% al minimo storico di 120 rubli per dollaro, lunedì il rublo ha perso quasi il 12% del proprio valore. La Banca centrale russa ha annunciato un aumento dei tassi d’interesse, portandoli dal 9,5 % al 20 % in un giorno. Al tempo stesso ha vietato alle banche di accettare i disinvestimenti da parte degli investitori esteri e ha decretato la chiusura della Borsa, con le contrattazioni che saranno sospese anche oggi.

Il 25 febbraio 2022 l’Ue, oltre ad aver deciso di congelare i beni del presidente russo Vladimir Putin e del ministro degli Affari esteri russo Sergey Lavrov, ha approvato un ulteriore pacchetto di misure restrittive individuali ed economiche, con pesanti sanzioni nel settore della finanza. Da ieri, in tutta la Russia è impossibile usare Apple Pay e altre forme di pagamento elettronico a causa del blocco delle banche che gestiscono le transazioni. Lunghe file ai bancomat di Mosca, la capitale russa, per ritirare somme di denaro che hanno portato a una crisi di liquidità e un probabile fallimento di Sberbank, la maggiore banca russa colpita dalle sanzioni internazionali. Dopo il crollo di ieri in Borsa, la decisione assunta nella notte dalla Bce di dichiarare la filiale europea Sberbank Ag, con sede in Austria, “failing or likely to fail”.

L’esclusione dallo Swift, acronimo per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, un sistema che lavora tramite codici che permettono l’interconnessione di migliaia di istituti finanziari in oltre 200 Stati e allerta le banche quando viene fatta una transazione, ha già escluso i pagamenti con Visa e Mastercard. Con circa 300 banche aderenti, la Russia rappresenta il secondo gruppo di utenti Swift dopo gli USA: quelle bannate non potranno più procedere a trasferimento di denaro o operazioni finanziarie con la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo.

Tra le alternative russe c’è però il circuito MIR, ideato proprio dalla Russia a uso interno dopo l’annessione della Crimea: funziona allo stesso modo di Swift per le operazioni nazionali, ma non per quelle internazionali (il suo utilizzo è difficile all’estero per la poca adesione – MIR è attivo in 12 Paesi, tra cui Armenia, Ossezia meridionale e Abkhazia, Turchia, Bielorussia). Secondo l’ISPI, MIR rappresenta il 25% delle transazioni su carta di credito in Russia, e grazie agli accordi con il sistema Maestro e la cinese Unionpay, il numero di transazioni è in crescita. Diverso l’aiuto che potrebbe arrivare proprio dalla Cina: il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (Cips), gestito dalla People’s Bank of China, e a cui il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi, ha utenti in oltre 100 Paesi.

Dopo le sanzioni del 2014, dove già si paventava una esclusione dal sistema SWIFT, il governo russo ha sviluppato anche il System for Transfer of Financial Messages (SPFS) che nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui molte banche bielorusse, ma anche Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali.

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