Futuro

C’è una cyberwar contro la Russia

Anonymous si schiera al fianco di Kyiv nel conflitto in corso in Ucraina: perché anche la rete può essere un campo di battaglia
La rete internazionale di hacker più famosa al mondo, Anonymous, ha dichiarato guerra al governo russo
La rete internazionale di hacker più famosa al mondo, Anonymous, ha dichiarato guerra al governo russo
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
25 febbraio 2022 Aggiornato alle 20:00

Il collettivo Anonymous ha dichiarato guerra al governo russo. La rete internazionale di hacker più famosa al mondo l’ha scritto sul proprio account twitter: «Mettetevi nei panni degli ucraini che vengono bombardati in questo momento» hanno twittato. «Insieme possiamo cambiare il mondo, possiamo resistere a qualsiasi cosa. È tempo che il popolo russo si unisca e dica no alla guerra di Vladimir Putin. Siamo Anonymous. Siamo una legione. Aspettateci».

La furia degli hacker mascherati ha colpito la televisione propagandista Russia Today, organo di stampa finanziato dal Cremlino e rimasto inaccessibile per qualche ora per chi non possedeva un IP locale, e alcuni siti istituzionali, che sono poi tornati operativi.

Ma in cosa consiste questa cyber guerra? A spiegarlo a La Svolta è l’esperto di cyber security noto con il nickname liuC0j. «È bene spiegare, prima di tutto, il concetto di “stack”: si tratta di un insieme a tre livelli formato da hardware - per esempio, la scheda logica dei nostri computer -, software – banalmente, il sistema operativo – e la terza parte, una novità data dall’avvento del web 3, che sono i servizi. La censura è efficace solo quando qualcuno riesce a controllare, in parte o totalmente, questi tre livelli».

L’unico posto al mondo dove la censura in rete è davvero reale, è la Cina: «Perché i cinesi sono molto sviluppati a livello industriale e tecnologico, hanno fatto salti da gigante e producono materiale per l’Occidente: controllano una parte di tutti e tre i livelli» spiega l’esperto. Ma, in Russia, tutto questo è un miraggio: si tratta di un Paese «molto arretrato da un punto di vista industriale, costretto a comprare sia hardware che software da fornitori esterni (produce, da sé, solo l’antivirus Kaspersky, che ha dovuto adeguarsi alle legislazioni europee per essere distribuito nel continente). E le sanzioni metteranno la Russia ancora più in difficoltà di prima». Anche e soprattutto economicamente, perché il Paese ha creato una rete propria per i pagamenti che verrà inevitabilmente colpita dalle sanzioni tecnologiche Usa ed europee.

Ma in quanto alla manipolazione dei servizi, il Paese ha fatto passi da gigante: ha sviluppato di una sorta di Internet alternativo, e per questo motivo Putin ha il potere di isolare la propria rete, anche se usa metodi più arcaici. Imponendo, per esempio, nel 2019, una sorta di scatola nera a tutti i provider, ha permesso al governo di monitorare il traffico su internet e oscurare alcuni siti. «Si tratta di un software molto primitivo e limitato, che però riesce a ostacolare i social network “occidentali”: se c’è una manifestazione, a esempio, può impedire alle persone che stanno partecipando di caricare su Twitter o Telegram foto e documenti, assegnando poca connessione alla zona».

Come ha spiegato il direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch, Hugh Williamson, «l’approccio delle autorità russe a Internet si basa su due pilastri: il controllo e il crescente isolamento dal World Wide Web: il governo ha creato un intero arsenale di strumenti per regnare su informazioni, utenti Internet e reti di comunicazione».

La strategia del Cremlino è oscurare, bloccare, filtrare i contenuti per «proteggere la sicurezza dello Stato e la privacy degli utenti russi» avevano spiegato i legislatori della Sovereign Internet Law” del 2019. Già a partire dal 2017, infatti, si erano moltiplicate le agenzie ufficiali che avevano il potere di bloccare i contenuti scomodi e aumentare le sanzioni.

Il Cremlino tenterà di disconnettere totalmente l’Ucraina? «No, non può farlo, perché i suoi provider non si appoggiano alla Russia ma variano a seconda dello stato confinante, dalla Polonia alla Romania: la dipendenza russa coinvolge solo alcune zone del Paese, come il Donbass. Ma “staccare” Internet lì significherebbe tagliare fuori quei filorussi che aderiscono alla causa governativa». Per ora i soldati russi stanno attaccando direttamente le centraline. «Letteralmente, stanno tagliando i cavi con le forbici, perché è l’unico modo veramente efficace di scollegare le persone, visto che non controllano i router».

Il modo in cui Anonymous ha attaccato i siti istituzionali e di news filogovernative è avvenuto, probabilmente, attraverso un’azione DDoS: si tratta di un attacco simultaneo alla rete a cui si collegano milioni di utenti, generando un traffico che nessun server, neanche Amazon, potrebbe reggere. «Ma c’è anche un’altra ipotesi, ancora da confermare: il collettivo potrebbe essere venuto a conoscenza, tramite persone presenti sul territorio, di determinate vulnerabilità delle scatole nere dei provider, quelle installate dal governo: anche attraverso di esse è possibile condurre un’azione DDoS». Una vulnerabilità che può costare cara alla Russia, che ha acquistato quelle black box dal mercato cinese: dimostrazione che l’acquisto di materiale dall’estero può rivelarsi un inganno, indipendentemente da dove arrivi.

«Quello che vuole fare Anonymous non è tanto danneggiare le istituzioni russe, perché la Russia è indietro anche dal punto di vista dell’amministrazione pubblica: la rete punta a rendere difficile l’uso dei servizi sponsorizzati dal governo russo, come i circuiti di pagamento» spiega l’esperto. Un modo per sensibilizzare la popolazione, unire tutti in un’unica lotta contro il Cremlino.

Anche il governo ucraino, riporta l’agenzia britannica Reuters, ha lanciato un appello agli hacker del Paese: ha chiesto loro di proteggere le infrastrutture critiche e condurre missioni di spionaggio informatico contro le truppe russe. “Cybercommunity ucraina! È ora di essere coinvolti nella difesa informatica del nostro Paese”, si legge nel documento trasmesso dal governo. E il conflitto con la Russia si fa grande anche in rete.

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